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In dialogo con la società” “

” “L’assemblea dei vescovi sollecita una maggiore apertura della chiesa francese alla società ” “e imposta un ” “rinnovamento ” “della catechesi” “


Dal 3 al 9 novembre, 150 vescovi di Francia, di cui 112 in attività, si sono ritrovati a Lourdes per l’annuale assemblea plenaria. Tra i tanti dossier all’ordine del giorno, due erano già stati aperti l’anno scorso: il matrimonio e la catechesi. Si sono aggiunte tre nuove relazioni: due relative alla Chiesa e alla società e una terza alla ristrutturazione della Conferenza episcopale.

Una chiesa che prende a cuore la ricerca di senso. I vescovi prendono a cuore la ricerca di dare un senso alla vita che emerge oggi in tante persone. “Perché vivere? Perché preferire la vita anche quando si preannuncia essere dura? Cosa significa amare? … Come discernere il bene dal male?”. E’ per questo che hanno messo al centro dell’Assemblea plenaria di Lourdes temi come la catechesi, il matrimonio e il ruolo della Chiesa nella società. Lo ha detto l’arcivescovo di Bordeaux, nonché presidente della Conferenza episcopale, mons. Jean-Pierre Ricard durante il suo discorso di chiusura. La Chiesa francese sceglie così di non “chiudersi nei discorsi interni, di non demonizzare l’ambiente sociale esterno” e di rinunciare “ad ogni forma di egocentrismo ecclesiale” per “presentare a tutti la luce del Vangelo”.
Una catechesi per ogni età. Tra i dossier pubblicati nel corso dell’assemblea ce n’è uno dedicato alla catechesi. “Per lungo tempo – si legge nel documento – l’attività catechetica si è preoccupata dei credenti e ha lavorato per strutturare la loro fede. Poiché l’ambiente si era fatto ostile e critico, abbiamo dovuto giustificare la nostra fede, rendendola credibile”. Oggi, però, “bussano alla nostra porta persone che cercano un cammino spirituale possibile e dal Vangelo si attendono una forza rinnovatrice per l’esistenza. La catechesi deve allora preoccuparsi di questi uomini e queste donne”. “Ormai – spiega mons. André Fort, vescovo di Perpignan e membro della Commissione episcopale della catechesi e del catecumenato – la catechesi non può più limitarsi ad essere un semplice insegnamento e non riguarda più soltanto i bambini dagli 8 ai 12 anni. Deve diventare per ogni età, compresa l’età adulta, la proposta per scoprire cosa significhi credere e vivere da cristiani”.
Matrimonio: occorrono proposte credibili. 200.000 giovani ogni anno bussano alla porta della Chiesa, per chiedere di sposarsi ma non hanno la minima idea di che cosa sia un matrimonio cattolico. “E’ il momento – dice mons. André Vingt-Trois, arcivescovo di Tours e presidente della Commissione episcopale della famiglia – di venire fuori da una posizione difensiva per presentare una proposta attraente”. Anche a proposito del matrimonio, l’assemblea ha pubblicato un dossier che si conclude con 11 proposte pastorali concrete che vanno dalle possibili date della celebrazione, alla scelta dei testimoni, la vita sacramentale, ma anche la fedeltà, l’indissolubilità e la fecondità.
Quale ruolo della Chiesa nella società? Uno dei nodi cruciali affrontati da questa assemblea plenaria concerne le relazioni tra Chiesa e Stato, all’avvicinarsi del centenario della legge sulla separazione tra Chiesa e Stato votata nel 1905. I problemi che si pongono sono molto concreti: in che misura bisogna consentire l’uso degli edifici di culto della Chiesa cattolica; quali sono le relazioni tra clero e rappresentanti locali e come si deve porre la Chiesa nei dibattiti sociali. Mons. Ricard ha salutato l’incontro del 12 febbraio scorso tra rappresentanti politici e responsabili religiosi, rallegrandosi della “decisione di tenere riunioni regolari” e augurandosi che questo tipo di relazioni “possano avere anche ripercussioni positive nella costruzione dell’Europa e in particolare nella stesura della futura Costituzione europea”. Infine, i vescovi hanno aperto il dossier “relativo alla decentralizzazione, nel senso di un rafforzamento delle responsabilità regionali” che dovrebbe portare alla creazione di 15 province apostoliche al posto delle 9 regioni attualmente esistenti. E’ allo studio anche una riduzione del numero delle commissioni e dei comitati.