mass media" "

"Signis" muove i primi passi” “” “

Si è svolta nei giorni scorsi a Roma ” “l’assemblea di Signis Europa, l’organizzazione ” “cattolica nata un anno fa dalla fusione di Unda (radio e tv) e Ocic ” “(cinema e audiovisi). Ricca l’esperienza nei diversi Paesi” “” “” “

Proprio dodici mesi fa – nel novembre 2001 – Signis nasceva a Roma come organizzazione non-profit, riconosciuta ufficialmente dal Vaticano, dalla fusione di due organizzazioni create nel 1928: Unda (radio e televisione) e Ocic (cinema e audiovisivi). L’Associazione mondiale cattolica per la comunicazione conta oggi 140 paesi membri e mette insieme radio, televisione, cinema, video, educazione ai media, Internet e nuove tecnologie. Al suo interno esiste Signis Europa, 40 paesi membri e un’esperienza nel campo della promozione di film, produzione e distribuzione di programmi tv, presenza nelle giurie di importanti festival di cinema (Cannes, Berlino, Montecarlo, Venezia), creazione di radio e studi televisivi, formazione professionale. Signis Europa ha da poco concluso la sua prima “Assemblea europea 2002” a Roma (31 ottobre – 3 novembre) che ha visto la partecipazione di trenta professionisti della comunicazione provenienti da 14 paesi. “L’appuntamento è per la seconda Assemblea europea nei primi mesi del 2004 che seguirà quella mondiale di San Pietroburgo nell’ottobre 2003”, spiega Jim McDonnel , presidente di Signis Europa. “Come obiettivi immediati lavoreremo per ricongiungere le radio cristiane a Signis, promuovere una Settimana della Televisione Cristiana e un Festival del Cinema, sviluppare gruppi di interesse, preparare un sito Internet”, aggiunge McDonnel. “Ma la priorità è la questione delle risorse finanziarie da recuperare e il rapporto con le Conferenze episcopali nazionali, alle quali indirizzeremo una lettera”. Lo scorso 7 novembre, inoltre, il Servizio missionario Signis ha siglato un’intesa con la Hughes Network System (HNS), un’impresa multinazionale che si occupa di telecomunicazioni. La Hns si impegna a fornire servizi di collegamento ad Internet via satellite per tutta l’Africa subsahariana. Il servizio, che sarà operativo dal 1° dicembre, è offerto a diocesi, comunità religiose, organizzazioni non governative che operano in Africa. Di seguito presentiamo alcune esperienze ed iniziative di Signis nei diversi Paesi europei.

Ungheria. “L’Associazione cattolica della Stampa, Makusz, raggruppa 400 giornalisti che lavorano nei media cattolici o laici e si dichiarano cattolici”, dice George Josfay. “Makusz è riconosciuta dalla Chiesa e fa parte di Signis, ma non è un’istituzione ecclesiastica”. Esistono due sezioni: “una per i collaboratori della radio cattolica e dei programmi cattolici della radio ungherese e una per i professionisti della Televisione Ungherese e della Televisione Duna (entrambe pubbliche) e per i produttori di video ‘amatoriali’ destinati alle comunità cattoliche”. “Quest’anno abbiamo avuto un festival ecumenico di film religiosi, il soggetto era la lavanda dei piedi”, prosegue Josfay. “Il problema più grande per l’esistenza della nostra associazione è il finanziamento delle attività. La metà dei membri paga un contributo personale di 12 euro all’anno. Poi ci sono le modeste somme che vengono dal parlamento ungherese e dalla chiesa ma non bastano. A queste condizioni è difficile per noi partecipare agli eventi internazionali”.

Slovenia. “Prima dell’indipendenza dalla Jugoslavia la chiesa slovena era membro di Unda e Ocic”, spiega Joze Kokalj. “Ma negli anni che hanno preceduto il 1991 la sua appartenenza si è via via indebolita”. Nel corso di quest’anno la Conferenza episcopale slovena ha creato l’Associazione nazionale per la Comunicazione che fa parte di Signis. Ne è presidente un vescovo. “Signis Slovenia comprende 13 membri di tutte le diocesi”, aggiunge Kokalj, “e copre la radio cattolica nazionale e la sezione slovena di Radio Vaticana, le attività su Internet, l’organizzazione dei giornalisti cattolici, le case editrici”. “Per la prima volta tutte queste attività rientrano in una stessa associazione nazionale e la collaborazione è buona”. Il problema principale, sottolinea Kokalj, è “la mancanza di supporto finanziario per Internet, la nuova attività apostolica”.

Malta. “Signis è rappresentata dal Segretariato per le comunicazioni sociali e dal Centro dei media dell’arcidiocesi di Malta”, dice Nicholas Cachia. “In giugno l’arcidiocesi ha deciso di non avere una televisione propria ed ha costituito un’unità di produzione tv per produrre e distribuire programmi nelle televisioni locali con risultati migliori”. A questo si aggiunge un programma settimanale in ‘prime time’ di 45 minuti sulla televisione di Stato. “Alcuni dei temi affrontati sono il discepolato e le responsabilità sociali, la rilevanza di Dio oggi, l’uso responsabile di Internet, i bisogni di base e quelli artificiali”. Gli altri canali hanno una programmazione religiosa molto limitata, “appena lo 0,75%”. Signis Malta è impegnata anche in RTK, la seconda radio più popolare dell’isola, con un progetto di Media Education per bambini, introdotto già dal 1981, adottato anche nelle scuole e inserito nel “curriculum minimo nazionale”.

Lettonia. “La gente vuole parlare dei problemi, cerca speranza e qualcuno che ascolti”, racconta Inta Zegnere. “In Lettonia abbiamo una radio cristiana e una trasmissione televisiva che va in onda tutte le domeniche pomeriggio per 60 minuti. Preferiamo iniziare con le testimonianze anziché con le notizie. C’è anche uno spazio per i bambini. La mattina riceviamo tantissime telefonate dei giovani”. In Lettonia ci sono 500 mila cattolici ma c’è anche una discreta presenza di ortodossi (3 mila) e battisti.

Romania. I due milioni e mezzo di greco-cattolici rumeni (appena il 2% della polazione) non hanno una voce ufficiale nei media ma, racconta Anca Berlogea, “la radio commerciale ha programmi religiosi e ci sono cattolici che lavorano per le tv nazionali”. Nel mese di dicembre ci sarà “un festival su cinema e spiritualità dedicato ai ragazzi delle scuole superiori” e verrà assegnato un premio Signis. E’ in programma anche uno spettacolo teatrale ispirato al vangelo di Giovanni.

Bielorussia. “I media cattolici sono in difficoltà”, dice Iouri Goroulev. Qualcosa però si è mosso. “Abbiamo due case editrici, una scuola di giornalismo di cui siamo fieri, due studi video, uno studio televisivo privato”, spiega Goroulev. “In 5 anni la tv nazionale ha trasmesso 8 nostri documentari. Uno di questi è stato replicato 4 volte”.

Belgio. Un panorama differenziato quello di Signis Belgio, lo illustra Jos Horemans. “Cineclub in 22 città. Un mensile e un trimestrale sul cinema per un totale di 4000 abbonamenti che non sono pochi per riviste culturali non popolari, tenuto conto che il Belgio ha solo 6 milioni di abitanti. E poi ancora un servizio pedagogico sui media e un centro di documentazione sul cinema da digitalizzare”. Purtroppo l’avvenire non è roseo perché “mancano i fondi. Rischiamo di sparire se non troviamo nuovi finanziamenti”.

Svizzera. “Le chiese ufficiali (cattolica e riformista) hanno perso influenza e credibilità nelle società secolarizzate”, dice Willi Anderau. “Questo vale anche per i media. Abbiamo ridotto il nostro bilancio del 20%. Abbiamo ancora piccole trasmissioni radiofoniche di 3/4 minuti sulla radio e una finestra video su Internet che consente ai vescovi di parlare direttamente”.

Inghilterra. “Il centro di documentazione cattolico ha chiuso per ragioni finanziarie”, racconta Jim McDonnel. “Forse il prossimo anno nascerà Signis Inghilterra. Per ora abbiamo programmi religiosi trasmessi dalla Bbc e dalle radio locali”.

Francia. “Non c’è e non c’è mai stato un collegamento tra le persone che lavorano nei media cattolici audiovisivi, radio e tv in Francia”, dice Gabriel Nissim. “Non esiste quindi la presenza francese in Signis. Perciò i vescovi non hanno inviato nessuno a rappresentare la Francia a questa prima assemblea europea”.
Valentina Conte