Ampia convergenza sulla scelta di istituire un gruppo di lavoro sulla "Europa sociale" in seno alla Convenzione europea” “” “” “
La Convenzione per il futuro dell’Europa, nel corso dell’ultima plenaria, ha deciso di costituire un gruppo di lavoro sulle politiche sociali (cfr. servizio pagina precedente). Il dibattito si preannuncia di grande importanza per definire il futuro aspetto della “casa comune europea”, perciò SirEuropa ha cominciato a raccogliere i primi commenti dei quattro principali firmatari della mozione per la costituzione di tale gruppo di lavoro: l’austriaco Johannes Voggenhuber , parlamentare europeo dei verdi; la tedesca Sylvia-Yvonne Kaufmann , parlamentare europea della Sinistra Europea; la belga Anne Van Lancker , parlamentare europea dei Socialisti; l’italiano Emilio Gabaglio , segretario generale della Confederazione europea dei sindacati.
On. Voggenhuber, perché avete chiesto alla Convenzione di costituire un gruppo di lavoro sul sociale?
“Il progetto è stato firmato da ben 47 convenzionali ed è stato appoggiato all’interno dalla quasi totalità dei membri della Convenzione e da tutti i gruppi politici, all’esterno da organizzazioni non governative del settore e dai sindacati. La richiesta deriva dal timore che la Convenzione stesse trascurando l’aspetto sociale della Costituzione per l’Europa del futuro. Oggi che il gruppo di lavoro sta per divenire realtà, si può dire che tutti i grandi valori della tradizione europea sono ripresi nella Convenzione. Con questa richiesta non si vuole imporre una politica sociale predeterminata ma far sì che l’Europa sociale sia ancorata alla Costituzione; in caso contrario, la stessa identità europea avrebbe un carattere precario. La Convenzione ha tagliato un traguardo importante ed è ora una vera assemblea costituente: mettendoci alla ricerca di un’identità europea spero che riusciremo ad inserire nel Preambolo del Trattato i valori e gli strumenti di un’economia sociale di mercato. E’ una sfida per la solidarietà: ci vogliono nuovi progetti e spero saremo in grado di definirli”.
On. Kaufmann, cosa si dovrebbe inserire nel Trattato in materia di politica sociale?
“L’Unione europea è oggi un’economia di mercato a libera concorrenza e tutte le sue politiche sono subordinate a questo obiettivo. Noi auspichiamo invece che l’UE diventi un’economia sociale di mercato. Penso che ora la Convenzione sia obbligata a fare proposte concrete sul sociale che saranno inserite nel Trattato. Nella prima parte di natura costituzionale, bisognerà definire i valori e gli obiettivi della politica sociale europea: la solidarietà, ad esempio, che ancora non figura nella prima bozza presentata da Giscard d’Estaing. E poi le pari opportunità, la protezione sociale, i servizi pubblici di qualità: obiettivi ambiziosi che per essere raggiunti hanno bisogno di un rafforzamento delle competenze dell’Unione. I cittadini si aspettano che il modello sociale europeo esca dal processo di riforma costituzionale dell’Unione, migliorato e rafforzato. Io sono ottimista e non posso immaginare un Trattato costituzionale che non compia un passo in avanti rispetto allo status quo sui diritti sociali e sulla tutela dell’ambiente”.
On. Van Lancker, quale mandato bisogna affidare al gruppo di lavoro?
“E’ importante che il Presidium della Convenzione conferisca un mandato ampio, anche se va detto che comunque ogni gruppo di lavoro finora costituito è andato ben oltre il mandato iniziale, tanto nel dibattito quanto nelle relazioni finali. Senz’altro Giscard intenderà concentrare i compiti del gruppo sugli elementi costituzionali; valori e principi, competenze e strumenti. Ed è quello che vogliono più o meno tutti i convenzionali. E’ bene in ogni caso partire con prudenza e vedere come si svolgerà il dibattito che avrà come punti di riferimento la Carta europea dei diritti sociali e la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, il cui inserimento nel Trattato sembra ormai acquisito. Anche se non si conoscono ancora con certezza né la portata del mandato né l’esito stesso della discussione in seno al gruppo, oggi conta il fatto che il tema dell’Europa sociale è ormai sul tavolo e non si è esaurito nel dibattito di un giorno in plenaria”.
Segretario Gabaglio, la creazione del gruppo di lavoro sul sociale è una scelta definitiva o esiste ancora la possibilità di un ripensamento?
“Commentando nel corso del dibattito in Plenaria l’eventualità della costituzione del gruppo di lavoro sulla politica sociale, il presidente Valéry Giscard d’Estaing ha affermato: ‘Riconosco l’esistenza di un ampio consenso’. A me sembra una frase molto chiara. I convenzionali del Partito Popolare Europeo sono stati altrettanto chiari nel sostenere a loro volta il gruppo di lavoro. A differenza del gruppo di lavoro sulla ‘Governance economica’, dove la contrapposizione tra sinistra e destra è netta, sul sociale esiste convergenza. Si è registrato un tale consenso sulla costituzione di questo gruppo di lavoro che rimarrei molto sorpreso se il Presidium ora si opponesse. Ritengo che l’Europa sociale sia entrata nel dibattito della Convenzione dalla porta principale. E’ un buon punto di partenza. Ora bisogna riempire di contenuti tale spazio affinché la futura Costituzione rifletta i valori e gli elementi fondanti del modello sociale europeo”.
Le chiese europee seguono con molta attenzione il dibattito che si svilupperà nella Convenzione europea in merito alla “dimensione sociale dell’Europa”. Al riguardo abbiamo chiesto un parere a padre David Lassaule , coordinatore dei centri di previdenza e assistenza sociale della regione di Bruxelles.
Come valuta la costituzione del gruppo di lavoro sull’Europa sociale nella Convenzione?
“Senza dubbio la speranza è che nel futuro Trattato costituzionale europeo i principi della solidarietà e dell’assistenza ai meno fortunati trovino il posto che loro compete. Per i cittadini, il diritto ad essere tutelati ed aiutati nei momenti di difficoltà economica, nella malattia o anche nella vecchiaia ha senz’altro un valore pratico e psicologico maggiore della politica estera comune o della moneta unica. Difesa, moneta e progresso economico non servirebbero a nulla se alla base non vi fossero il rispetto dell’uomo e la volontà di usare il dono dell’intelligenza e la risorsa del denaro a favore della persona. Se la Convenzione riuscisse nell’impresa di orientare i governi in questa direzione sarebbe un bel risultato di vero senso civico e di cittadinanza”.
Cosa potrebbe fare in concreto l’Europa per il sociale?
“Quando si parla di politica sociale si incorre spesso nell’errore di considerare i problemi come generali o generalizzabili. Invece l’approccio più efficace è quello locale, comunale se non addirittura di quartiere, mirato all’individuo e alla risoluzione dei problemi di ogni singolo individuo. Vi sono problemi, come ad esempio le pari opportunità o le condizioni di vita nelle carceri, per i quali strategie nazionali coordinate a livello europeo potrebbero migliorare la realtà. Ma altre questioni, come la povertà, i disturbi psicologi, le forme più nascoste e profonde di esclusione sociale, devono essere affrontate caso per caso, con un contatto il più possibile diretto e competente tra chi ha bisogno di aiuto o consiglio e l’operatore sociale. In questo ultimo caso, se l’Europa e gli Stati riuscissero a creare le condizioni giuridiche e finanziarie per rafforzare le azioni locali, siano esse a carattere pubblico o privato, laico o religioso, su base volontaria o meno, allora parlare di ‘Europa sociale’ o di ‘Europa per il sociale’ sarebbe molto utile”.
Di quali interventi il privato sociale oggi ha più bisogno?
“Rispondere ‘di soldi’ può sembrare banale ma è buona parte della verità. Tante attività si potrebbero intraprendere perché già individuati interventi e beneficiari ma devono invece essere accantonate per mancanza di fondi o per la loro scarsità. L’altra parte della verità è che si avverte la latitanza di una mentalità solidale: spesso la solidarietà non risulta coordinata nei tempi e nei luoghi opportuni. E’ una questione di attenzione e di capacità; un’attenzione che l’Unione Europea potrebbe contribuire a risvegliare grazie al rinnovato interesse verso le politiche sociali espresso dalla Convenzione per il futuro dell’Europa”.
G.A.G.