La tragedia del teatro Dubrovka di Mosca, dopo l’attacco degli indipendentisti ceceni e la repressione delle forze speciali sovietiche, monopolizza l’attenzione dei principali quotidiani internazionali, impegnati ad interrogarsi sulle modalità e sulla portata della reazione di Putin. “Almeno 115 degli ostaggi di Mosca sono morti gassati”, è il titolo di apertura di Le Monde (29/10), che nelle pagine interne dedica l’editoriale all’analisi dei modi “alla sovietica”. “Niente è dunque cambiato a Mosca”, è il laconico inizio dell’articolo, in cui si parla di “carneficina” in puro stile che “ricorda l’era sovietica”. Questo perché, argomenta il quotidiano francese, “la priorità per Vladimir Putin non è la vita degli ostaggi. Il presidente russo vuole prima di tutto ristabilire ‘l’ordine’: è il potere del Cremlino che è sconfitto, e niente conta di più che ristabilirlo”. L’ “uso brutale della forza” è evidente soprattutto nel “sovradosaggio” della quantità di gas utilizzata: il “segreto”, in virtù del quale “48 ore dopo la tragedia, le autorità si rifiutano ancora di dire che tipo di gas abbiano impiegato”. Questi, per Le Monde, alcuni tratti salienti delle modalità della repressione sovietica, caratterizzata da “opacità, ossessione per il segreto militare, menzogne di Stato, manipolazione dell’opinione pubblica, disprezzo assoluto per la vita umana”, e da un Putin che “conferma il suo profilo di autocrate senza scrupoli”. “L’attuale presidente russo scrive Alain Guillemoles su La Croix (29/10) – ha costruito tutta la sua popolarità sulla sua reputazione di fermezza di fronte ai ceceni (…). Non è quindi sorprendente che egli abbia scelto, ancora una volta, la maniera forte. Resta il fatto che a medio termine questa posizione appare più difficile da conservare (…) Per ora, la posizione del Cremlino rimane inalterata. Vladimir Putin non ha alcuna intenzione di negoziare con Maskhadov, né di parlare di ‘condizioni di resa’ dei combattenti ceceni”. Di un Putin che “promette di dare la caccia ai terroristi e ai loro sostenitori dovunque” parla l’ Herald Tribune (29/10), in un articolo in prima pagina in cui Peter Baker e Susan B. Glasser fanno notare che “il presidente Vladimir Putin ha rafforzato l’esercito per condurre un’ampia campagna di guerra in ‘stile americano’ anche oltre i confini russi, mentre rimane in silenzio sull’uso da parte del governo di gas letali per la crisi degli ostaggi al teatro di Mosca, lo scorso fine settimana”.
Numerosi i commenti all’attacco dei terroristi ceceni al teatro di Mosca sui giornali tedeschi. “ Il tiranno più pericoloso è oggi il terrorismo totalitario. Non gli si può cedere di un palmo, anche nell’interesse della libertà di piccoli popoli, anche nell’interesse della Cecenia“, scrive Alan Posener su Die Welt del 25/10.. E Herbert Kremp aggiunge: “ L’odio nella guerra tra le culture è letteralmente sconfinato. L’odio terrorista di tipo moderno non cerca una logistica di fuga…. Lo straordinario è divenuto strategia, i mezzi tecnici e tecnologici gli danno un’efficacia senza precedenti“. Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung ( FAZ) del 26/10, Markus Wehner annota: “ Il fatto che la Russia debba ora confrontarsi con una generazione di disperati attentatori suicidi non va attribuito solo all’influsso di estremisti stranieri ma anche a due guerre condotte crudelmente“. Nella stessa data, Miriam Hollstein commenta su Die Welt: “ Tra i terroristi ceceni e gli assassini amici di Bin Laden vi sono differenze. Al Qaida ha dichiarato guerra all’occidente. Per i ceceni si tratta dell’indipendenza della loro repubblica“. Sulla Faz del 28/10, Markus Wehner commenta: “ Il comportamento dei leader russi si avvicina in modo tragico al sospetto che la ragion di stato sia al di sopra della protezione della vita dei cittadini. È l’amara esperienza del cinismo dei potenti: in Russia la vita umana non vale niente“. “ Quando il terrorismo indossa i panni della battaglia per la libertà o di un’ideologia politica scrive Stefan Kornelius sulla Süddeutsche Zeitung del 30/10 – si sottrae ad un giudizio rapido e pretende una consacrazione più elevata. Ma non può nascondere che i suoi metodi sono sbagliati e che gli eccessi contro gli innocenti non possono essere legittimati nemmeno da situazioni politiche estreme“.
Anche il settimanale Der Spiegel del 28/10 dedica i servizi di copertina allo stesso tema: “ La guerra nel Caucaso settentrionale ha brutalizzato entrambe le parti. Ma le epurazioni inumane, le deportazioni e le vessazioni da parte delle truppe coloniali di Mosca non possono essere cancellate dalla memoria breve neanche nel momento del dramma degli ostaggi“.