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” “” “"Storia della democrazia cristiana in Europa. Dalla rivoluzione ” “francese al ” “postcomunismo" ” “è il titolo di un libro che ripercorre la storia ” “passata della Democrazia cristiana europea… ma con uno sguardo al futuro” “” “


“E’ necessario che anche la vostra vita privata sia in assonanza con i principi che sostenete nella vita pubblica”: nel monito di Alcide De Gasperi al gruppo parlamentare dei democratici cristiani all’Assemblea costituente è racchiuso il senso dell’ispirazione che dovrebbe animare e sostenere l’impegno del cristiano in politica: “una testimonianza fatta di fedeltà ai valori evangelici tradotti nella vita pubblica e privata”. Ne è convinto Jean-Dominique Durand, docente di storia contemporanea all’Università di Lione e consigliere culturale dell’Ambasciata di Franca presso la Santa Sede, autore di uno studio che ricostruisce il percorso storico del movimento politico di ispirazione cristiana in Europa. “Storia della democrazia cristiana in Europa. Dalla rivoluzione francese al postcomunismo” è il titolo del volume, presentato a Roma all’Istituto Luigi Sturzo.

Quali sfide per la democrazia cristiana in Europa? La crisi dello Stato sociale; il ruolo della persona umana nella società e l’affermazione della cultura della vita; la povertà e la disoccupazione; le migrazioni: questi, secondo Durand, alcuni dei nodi con cui la democrazia cristiana è chiamata oggi a misurarsi, insieme ad “una costruzione europea che si rivela sempre più complicata, alle scoperte genetiche e ai rischi di manipolazione della specie umana”. Su questo terreno, afferma lo storico, “si pone un cruciale problema strategico per l’avvenire dei partiti democratici-cristiani, la questione della loro ricomposizione. Il problema – precisa – è sapere se ciò sarà possibile senza dimenticare le origini né edulcorare l’eredità ricevuta”.

Uno sguardo alle origini.
E’ durante la rivoluzione francese che nasce la formula “democrazia cristiana”, impiegata per “esprimere la volontà di una parte del clero, nel 1789, di opporre alla Chiesa aristocratica dell’Ancien Régime, una Chiesa più vicina al popolo”. Fu Leone XIII nel 1891 a dotare “i cattolici di una Carta dell’ordine sociale cristiano – annota Durand – con l’enciclica Rerum novarum, e nel 1901 con la Graves de communi” intesa a riportare “la democrazia cristiana a compiti di cristianizzazione della società”. L’incontro dei democratici cristiani con la tradizione del cattolicesimo liberale nel XX secolo, segna il passaggio dal “movimento, come insieme di attività e organizzazioni poste sotto il controllo della gerarchia ecclesiastica”, al vero e proprio “partito, radicato nella tradizione cristiana, ma autonomo e non confessionale”.

Un’Europa “democristiana”?
In termini numerici, riferisce Durand, “i partiti democratici dell’Unione europea contano oltre 31 milioni di elettori”, eppure, “sulla carta d’Europa la presenza della democrazia cristiana è assai contrastata e instabile. Germania, Olanda e Lussemburgo restano terre d’elezione ma in Italia la Dc è stata sconvolta dal ciclone Mani pulite, ed è minacciata in Belgio”. Praticamente sconosciuta in Gran Bretagna e nei Paesi scandinavi, irrilevante in Irlanda e in Francia. Frequente “l’accusa di essersi identificata con i partiti di gestione e di avere perso di vista i principi cristiani dell’azione politica”. Resta dunque aperto un grave problema di “definizione e identità” che non deve, tuttavia, far dimenticare “la fermezza dimostrata in passato di fronte al fascismo e al nazismo e la lucidità nei confronti dell’Unione sovietica” e, oggi, “il rifiuto di qualsiasi accordo elettorale in Francia con il Front national o, in Germania, la capacità della Cdu di ridurre l’estrema destra a mera espressione elettorale o nel Belgio la fermezza contro il Vlaams Blok”. Di fronte al “ritorno in forze della dottrina sociale della Chiesa (Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis, Centesimus annus)”, nonché all’impegno instancabile del Papa verso “i temi della democrazia e dei diritti dell’uomo”, per Durand il cristiano in politica oggi può costituire di nuovo quel “lievito nella pasta dei diversi corpi politici” auspicato di recente dal presidente della Commissione europea Romano Prodi.
Giovanna Pasqualin Traversa