povertà

” “Per una società ‘inclusiva’” “

” “Una rete di regioni e città europee per ” “combattere la povertà e favorire ” “l’inclusione sociale



‘Luoghi e voci della povertà. L’impegno delle regioni europee per l’inclusione sociale’ è il titolo del Convegno internazionale svoltosi a Firenze il 24 e 25 ottobre, che si è concluso con la costituzione di Retis (Rete europea transnazionale per l’inclusione sociale), una associazione composta, fino ad ora, da 27 regioni e città europee per l’adozione di strategie comuni nella lotta alla povertà. Abbiamo raccolto alcune modalità di intervento già sperimentate in alcuni Paesi europei.

“Tra il 1994 e il 2000 la percentuale di popolazione povera in Irlanda è scesa dal 15,1% al 6,2%. Parte del nostro compito è distinguere in che proporzione questo derivi dallo straordinario miracolo economico al cui centro si è trovata l’Isola e quanto invece sia il risultato delle strategie di politica sociale poste in essere, in modo da poter meglio orientare quelle future”: a parlare è Ann Lavan del Dipartimento di sociologia dell’Università di Dublino, intervenuta all’incontro di Firenze per raccontare l’esperienza irlandese nel campo dell’inclusione sociale e della lotta all’emarginazione. “Uno dei presupposti del nuovo Piano nazionale contro la povertà ‘Costruire una società inclusiva’ varato nel 2002 – ha proseguito Ann Lavan -, è che le comunità svantaggiate siano concentrate geograficamente in alcune aree, per esempio quelle urbane. Per rispondere alle necessità specifiche di 25 aree urbane individuate, sono state introdotte le azioni Rapid, acronimo di ‘Rivitalizzare le aree pianificando investimenti e sviluppo’ attraverso le quali queste aree sono soggetti preferenziali per investimenti in alcuni settori chiave come salute, istruzione, alloggi e assistenza all’infanzia. Il nuovo Piano si propone di ridurre la percentuale di popolazione povera al di sotto del 2% e, se possibile, eliminarla del tutto”.
“Dopo l’ingresso nella Comunità europea negli anni ’80 – ha raccontato a sua volta Kristina Larranãga, della Facoltà di psicologia dell’Università dei Paesi Baschi – la Spagna non ha avuto il tempo di costruire un tessuto sociale. Inoltre la percentuale di disoccupati e di famiglie in situazioni di povertà è una delle più alte della Unione europea”.
“Nello Hampshire, in accordo con le Linee guida del Piano nazionale del Regno Unito per l’inclusione sociale – ha spiegato David Kirk, membro dell’esecutivo per lo Sviluppo delle comunità, il Rinnovamento e la comunicazione interna – sono in corso di creazione dodici Partenariati strategici locali (Lsp). Si tratta di iniziative trasversali che coinvolgono più enti e settori, per affrontare l’esclusione sociale a livello locale e per promuovere il benessere economico, sociale ed ambientale dei distretti dello Hampshire tramite una serie di strategie per le comunità”. “Con il programma di ammodernamento del Governo, inoltre, – ha proseguito Kirk – è stato adottato il concetto di Accordi di servizio pubblico (Psa), stipulati tra il Governo nazionale e gli enti locali”.
Annette Perdaens è la direttrice dell’Osservatorio della Salute e del Sociale della città di Bruxelles che funziona già da 10 anni. “L’Osservatorio – ha spiegato – lavora intorno a due temi, la povertà e la salute, ed è uno strumento di aiuto al processo di decisione politica. Dal 2000, l’Osservatorio è incaricato di elaborare il rapporto annuale sulla povertà nella Regione di Bruxelles-capitale. Ogni rapporto contiene l’analisi statistica dei dati prodotti dai Centri pubblici di aiuto sociale (Cpas) dei 19 comuni di Bruxelles”. “Il dato più interessante dell’esperienza – ha affermato Annette Perdaens – è che fino al 1999, le persone povere potevano esprimersi sul rapporto durante un dibattito organizzato dal Parlamento di Bruxelles; dopo di allora esse sono state coinvolte nella stesura stessa dei rapporti annuali”.
Chiara Santomiero