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Ecumenismo "sociale"” “

” “Da due anni quattordici chiese cristiane ” “austriache hanno messo in campo ” “progetti comuni di ” “intervento nel sociale. Il bilancio è molto positivo” “” “



Il progetto “Sozialwort” è un’iniziativa delle quattordici chiese cristiane che aderiscono al Consiglio ecumenico austriaco, finalizzata a monitorare, per la prima volta in modo unitario, l’attività svolta in Austria da organizzazioni cattoliche, anglicane, luterane, metodiste, ortodosse, orientali, nel campo sociale. Abbiamo chiesto un aggiornamento sui lavori a Paul Schroffner della “Katholische Sozialakademie Österreich”, organizzazione della Chiesa cattolica austriaca per il settore della politica e della formazione.

Quando si prevede la presentazione del documento finale comune del Consiglio ecumenico austriaco?
“Non è possibile sapere quando vedrà la luce. Siamo nel pieno della fase di pianificazione e molto dipende dagli sviluppi politici in Austria. Non è possibile parlare all’opinione pubblica di progetti sociali in un momento qualsiasi, soprattutto quando la situazione politica fa intravedere la possibilità di elezioni in autunno; inoltre, dobbiamo tener conto delle esigenze delle autorità delle singole Chiese. Il documento deve essere discusso in modo approfondito e per far ciò ci vuole tempo”.
Come viene finanziato il progetto?
“I fondi vengono erogati attraverso una struttura complessa. Vi è un finanziamento di base fornito dalla Conferenza episcopale austriaca, cui si aggiungono i contributi delle Chiese che fanno parte del Consiglio ecumenico. Un’altra fonte di sostentamento è costituita dalla produzione e dalla vendita del ‘Rapporto sull’impegno sociale’. Vi sono sponsor che hanno contribuito a coprire le spese e infine offerte provenienti dai privati”.
Quali sono i risultati ottenuti grazie al progetto?
“Gli obiettivi raggiunti sono numerosi; anzitutto in seno alla Chiesa austriaca si è acquisita la consapevolezza di quanto sia variegato il mondo ecumenico. Pensiamo ad esempio alla Chiesa ortodossa e orientale e a tutte le sue varietà. All’esterno, siamo riusciti a dare visibilità al grande contributo che le Chiese offrono nel settore sociale per il benessere comune. L’abbiamo fatto non solo per mostrare i risultati ottenuti ma anche per motivare ulteriormente all’azione; per far conoscere ciò che facciamo e far sapere alle autorità ecclesiastiche e anche allo Stato ciò di cui abbiamo bisogno, al fine di continuare a fornire questi servizi”.
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