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L’Irlanda ratifica il Trattato di Nizza e apre la strada all’adesione all’UE di dieci nuovi Paesi. "Ora non ci sono più ostacoli politici all’allargamento", commenta Romano Prodi” “
Sabato 19 ottobre, il 62,89 % degli irlandesi ha detto “sì” al referendum sul Trattato di Nizza con un afflusso alle urne del 49,47 %. Un risultato che spiana la strada del Consiglio Europeo, in programma il 24 e 25 ottobre, chiamato a discutere sull’adesione di 10 nuovi stati membri nel 2004. Il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi , congratulandosi con il primo ministro irlandese Bertie Ahern ha ricordato che “siamo prossimi alla meta anche se non l’abbiamo ancora raggiunta”. Gli ha fatto eco il Commissario europeo per l’allargamento, Günter Verheugen , affermando che “questo esito dà un forte slancio alla fase finale dei negoziati e fa presumere che il Consiglio Europeo di Bruxelles di questi giorni abbia successo”.
Le reazioni in Irlanda e in Gran Bretagna. Felice il ministro degli esteri Jack Straw: “Siamo alla vigilia di un momento storico. È essenziale concentrarci sul valore di un’Europa Unita”. Tuttavia, anche se sono in molti in Europa e nelle isole britanniche a rallegrarsi di questo esito, resta forte l’euroscetticismo in Gran Bretagna: Julie Smith, responsabile del programma Europeo a Chatam House, ritiene che il voto irlandese avrà ben poca influenza sull’annunciato e mai fissato referendum sull’euro nel Regno Unito, poiché “l’elettorato britannico resta preoccupato dal costo dell’euro e dalla percezione della perdita di sovranità associata al passaggio dalla sterlina all’euro”. E aggiunge che questo voto “non era” necessariamente “prevedibile”: “I sondaggi di opinione davano una maggioranza a favore ma c’era anche un grandissimo numero di ‘non so'”.
Il commento Chiesa cattolica … A favore del “sì” anche i vescovi irlandesi che in un documento dello scorso 8 ottobre scrivevano: “Desideriamo riaffermare il nostro sostegno all’Unione Europea che è nell’interesse della nostra gente. L’integrazione europea è più di un’opzione economica e politica: è un contributo alla pace nel mondo. Pace interna grazie a nuove forme di cooperazione politica e sociale e pace esterna attraverso il contributo dell’UE allo sviluppo globale e alla risoluzione dei conflitti” (cfr SirEuropa n.36 del 10 ottobre 2002). Secondo padre Richard Sheehy, cappellano cattolico al Trinity College di Dublino, per l’esito del referendum decisiva è stata la “volontà di non far ritardare l’ingresso nell’Unione Europea di dieci paesi candidati”. In definitiva, aggiunge padre Sheehy, “il fatto di aver ripetuto il referendum è stato positivo in quanto ha stimolato il dibattito e ha reso i cittadini più consapevoli delle questioni europee”. “L’UE ci ha fornito l’opportunità di avere una visuale più ampia”, commenta il segretario del comitato per l’ecumenismo della Conferenza episcopale cattolica irlandese, Brendan Leahy. “L’UE pare incidere positivamente nelle relazioni tra confessioni cristiane in Irlanda perché i nostri politici si trovano a lavorare fianco a fianco nelle istituzioni comunitarie. Così come sono utili organismi quali il Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa e la Conferenza delle Chiese europee che ci forniscono delle opportunità significative quali, ad esempio, lavorare insieme per la diffusione della Charta Oecumenica”.
… e della Chiesa anglicana. Si rallegra dell’esito del referendum anche la Chiesa anglicana irlandese che aveva approvato il documento cattolico e rilasciato una dichiarazione che affermava: “L’accordo di Nizza è un’opportunità di pace”. Per la Chiesa anglicana, “l’Europa oggi si trova a un crocevia della storia e l’accordo di Nizza, sebbene imperfetto, fornisce un’opportunità unica e irripetibile per realizzare una pace duratura”. Il 12 ottobre il vescovo anglicano di Cork, Paul Colton, davanti a un’assemblea delle Chiese europee luterane e anglicane riunite in Finlandia, si era lamentato che i dibattiti nel suo paese fossero “concentrati solo su quello che otterremo da Nizza” mentre l’Irlanda “ha già ricevuto molto e deve partecipare in Europa, perché è in grado di offrire molto alla famiglia europea”.
Sara Silvestri – Londra