vescovi europei" "

Immigrate, risorsa da valorizzare” “

” “"Le donne immigrate costituiscono una ” “risorsa" per ” “l’integrazione degli ” “stranieri nella società. E’ il messaggio lanciato dai vescovi europei ” “riuniti in Turchia” “” “


Nel mondo il 45% dei migranti sono donne, ed aumenta il numero delle donne che lasciano il loro Paese, anche da sole, per chiedere asilo politico, per cercare lavoro a sostegno della famiglia o per ricongiungersi con i mariti. E la situazione più drammatica è quella delle donne vittime del traffico della prostituzione. Ma le donne in immigrazione costituiscono, allo stesso tempo, una risorsa da valorizzare “per il successo dell’inserimento dei migranti nelle nostre società”. Una riflessione su questi temi è stata fatta nel corso del congresso su “Donne e famiglie nelle migrazioni”, organizzato dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) dal 9 al 14 ottobre a Izmir (Turchia) e che ha visto riuniti una quarantina di vescovi delegati e direttori nazionali per la pastorale delle migrazioni, in rappresentanza di diciotto Paesi (cfr SirEuropa n.36 del 10 ottobre 2002). In Turchia il 99% della popolazione è musulmana e i cristiani sono una piccolissima minoranza (25-30.000) che sopravvive tra tante difficoltà. Lo Stato è laico e ha alcune leggi che vietano il proselitismo, per cui ogni confessione religiosa non è pienamente libera di esprimersi. Anche il congresso – che doveva svolgersi nei locali dell’episcopato – su richiesta delle autorità locali è stato spostato in un vicino albergo e posto sotto stretto controllo della polizia. Il convegno (cfr. Sir bisettimanale n.72 dell’11 novembre 2002 ) si è concluso con alcune raccomandazioni finali che il Ccee invierà ai presidenti di tutte le Conferenze episcopali europee e con una solenne concelebrazione eucaristica tra le rovine della Chiesa dove nel 431 d.c. si svolse il Concilio di Efeso, che aveva proclamato Maria madre di Dio. Ecco cosa è emerso.

Le richieste alle Chiese europee. Nel documento finale si chiede alle Chiese europee “un’attenzione più accurata verso i contesti in cui vivono e da cui provengono i migranti” e di far diventare “i migranti stessi corresponsabili e attori della vita sociale ed ecclesiale in cui vivono”. Si sottolinea il ruolo delle donne, “in particolare delle religiose, come mediatrici nel contesto della migrazione femminile” e la necessità di formazione teologica su questi temi in tutti gli ambiti pastorali. “In Europa – spiega mons. Amédée Grab, vescovo di Coira (Svizzera) e presidente del Ccee – la donna immigrata può svolgere una funzione molto importante; noi cercheremo di valorizzarne il ruolo e di sensibilizzare le missioni cattoliche e l’opinione pubblica sulla situazione delle donne in difficoltà”. Anche i governi, che spesso varano leggi sempre più restrittive, “hanno bisogno di sentire una voce profetica chiara che si elevi contro ogni discriminazione e persecuzione”.
Idee, proposte, situazioni. La proposta di di un vero e proprio “ministero dell’accoglienza degli stranieri”, magari attraverso un “mediatore culturale” italiano o straniero, “che diventi nelle comunità cristiane segno dell’accoglienza della Chiesa”; l’organizzazione, da parte delle parrocchie, di soggiorni estivi per gruppi misti di famiglie straniere e non; la ricerca di luoghi comuni di aggregazione come centri culturali, cineforum, concerti, oratori. Sono alcune delle proposte pastorali formulate da Ina Siviglia Sammartino, docente alla Facoltà teologica di Sicilia, in risposta ai cambiamenti avvenuti in Europa a seguito dell’immigrazione. E’ un invito alle Chiese alla “creatività” e ad “avere una dose maggiore di profezia nell’operare, a sostenere le iniziative e le campagne contro il lavoro minorile, il turismo sessuale, lo sfruttamento sessuale delle donne, i temi della pace, giustizia, ecologia, bioetica, globalizzazione”. A denunciare il triste fenomeno delle donne clandestine “acquistate” a scopo di matrimonio, molto presente in Germania ma anche in altri Paesi europei, è stata invece Gabriele Erpenbeck, dell’Università di Hannover: “Gli uomini scelgono sul catalogo le donne da sposare (da Polonia, Thailandia, Ucraina, America Latina), e dopo due anni possono essere rimandarle a casa. Spesso le donne devono firmare contratti nei quale rinunciano ad esercitare qualsiasi diritto in caso di divorzio. I criminologi sostengono che in Germania oggi si guadagna di più con il traffico delle donne che con la droga”.
Patrizia Caiffa
inviata Sir a Izmir