Per ridire "le ragioni del credere"” “

Memoria storica e responsabilità sociale: le due proposte” “di impegno per gli atenei cattolici europei” “

No ad una università “subordinata e funzionale” alle esigenze della produzione e del mercato, sì invece ad un’università capace di ridire le “ragioni del credere” all’uomo contemporaneo, attraverso un linguaggio dotato di “una profonda qualità culturale”, ma al tempo stesso non astratto o “separato” dalla realtà del quotidiano. Questo, in sintesi, lo “spirito” dello strumento di lavoro proposto ai partecipanti all’incontro europeo dei Cappellani universitari (Madrid, 27-29 settembre) per preparare il Simposio che si terrà a Roma, dal 24 al 27 luglio 2003, sul tema: “Chiesa e università in Europa” (cfr. Sir Europa nn. 30 e 34/2002). “Memoria storica” e “responsabilità sociale”: sono questi, spiega al Sir mons. Sergio Lanza , docente all’Università Lateranense, altri due importanti versanti di impegno per gli atenei cattolici del nostro continente, chiamati a dare il loro contributo alla costruzione di “un’Europa dei popoli” senza “nostalgie per il passato, ma con piena convinzione nella intrinseca forza unificante del cristianesimo e nel suo ruolo storico”, come auspica il Papa. Diamo alcuni “spunti” dello strumento di lavoro, elaborato da mons.Lanza.

“La memoria narra il futuro”. Per le università cattoliche europee, “la memoria storica narra il futuro”, non attraverso una operazione di “archeologia” ma di attualità. La cultura moderna, infatti, “ha posto in ombra e in sospetto la rinascita cristiana dell’Europa, dopo lo sfaldamento dell’impero romano”, mentre il fenomeno della secolarizzazione, “recidendo il legame sostanziale con il passato”, ha di fatto separato la civiltà europea “dalle sue radici cristiane”, fondamento “di quell’umanesimo integrale che sta alla base dei più fondamentali diritti su cui si regge anche oggi la convivenza civile”. Di qui la necessità, per il mondo universitario, di una “rivisitazione storica delle proprie origini” intesa come “indicazione preziosa” per il proprio futuro”, partendo dalla consapevolezza che “l’esplorazione aperta del passato sfocia in una testimonianza che si fa proposta culturale e progetto di civiltà”.
Per un “nuovo umanesimo”. “Le università – si legge nello strumento di lavoro – sono chiamate ad essere, in conformità alla loro origine e più autentica tradizione, luoghi in cui prende forma di eccellenza l’apertura al sapere, la passione per la verità, l’interesse per la storia dell’uomo. E’ proprio distaccandosi da ogni esplicito riferimento all’assoluto, invece, che l’istituzione universitaria è venuta frammentandosi e segmentandosi, oltre ogni proficua esigenza di specializzazione, finendo così per smarrire la propria identità”. E’ il “nuovo umanesimo”, quindi, la “vocazione originaria dell’università”, che non è un “contenitore” di saperi separati, ma un luogo in cui poter ridire le “ragioni del credere” all’uomo di oggi, attraverso un linguaggio dotato di una “profonda qualità culturale”, ma anche in grado di testimoniare che “la questione di Dio non è un’investigazione astratta, avulsa dal quotidiano”.
La “responsabilità sociale”. In un tempo di “grandi e radicali trasformazioni”, in cui “la religione è sottoposta a una dura spinta di privatizzazione e di appannamento sociale”, secondo i Cappellani e i delegati di pastorale universitaria europei “c’è il rischio concreto che lo sfumare dei grandi racconti metta in scena come padrone incontrastato del campo il mercato tecnocratico, con il suo anonimato e la sua (pretesa) neutralità etica, dal quale non c’è da attendersi né giustizia né solidarietà”. Ma “la sensibilità cristiana non si rassegna a vedere il decadimento dell’istituzione universitaria nella subordinazione pragmatica e funzionale alle esigenze della produzione e del mercato”. Senza “pretese egemoniche”, la Chiesa si impegna “in un servizio di umanesimo autentico” che sia uno “stimolo efficace” al fine di formare, nelle università, “personalità robuste di professionisti, ricercatori, uomini di cultura, protagonisti della vita civile e sociale”.
Maria Michela Nicolais