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Il rapporto annuale sulla messa al bando delle mine antipersona denuncia ancora tante omissioni degli Stati. A cominciare da quelli europei” “
A cinque anni dal Trattato per la messa al bando delle mine di Ottawa, più di 34 milioni di mine antipersona, di cui 7 nell’ultimo anno, sono state distrutte da 61 Paesi. Ma nonostante la diminuzione, negli arsenali di 94 Paesi (soprattutto in Cina, Russia, Stati Uniti, Ucraina, Pakistan, India, Bielorussia) vi sono ancora 230 milioni di mine e 90 Paesi sono in qualche modo affetti da mine terrestri e ordigni inesplosi. Il numero annuale di nuove vittime delle mine è di circa 15.000-20.000. Nel 2001 sono stati segnalati 7.987 nuovi feriti (più o meno come nel 2000), ma molti non vengono dichiarati. Sono alcuni dei dati contenuti nel “Landmine Monitor Report 2002”, l’annuale rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine, presentato nei giorni scorsi a livello mondiale (maggiori informazioni sul sito www.icbl.org/lm/2002). E la settimana scorsa si è svolta a Ginevra la IV Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione. Mons. Diarmuid Martin , Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate, nel suo intervento nel corso della conferenza, ha invitato a sviluppare “la maggiore comprensione e cooperazione possibile” con le nazioni che non hanno ancora aderito, in attesa della “desiderata, rapida e universale ratificazione”. Pur verificando i grandi progressi raggiunti dopo la firma della Convenzione, non ha taciuto il numero ancora troppo alto delle vittime. “Gli sforzi richiesti per eliminare definitivamente le mine antipersona – ha detto – possono essere raggiunti da ogni nazione, agenzia e settore della società”. Ma come si comporta l’Europa? “In generale abbastanza bene, ma ci preoccupano la Finlandia e la Turchia che non hanno ancora aderito al Trattato – commenta don Tonio Dell’Olio , coordinatore nazionale della Campagna italiana -. Anche l’Italia ha fatto dei passi in avanti aumentando i fondi stanziati per lo sminamento, però si potrebbe fare di più facendo pressione politica su questi Paesi”. E leggendo il Rapporto si scoprono luci e qualche ombra.
Il 4 aprile del 2002 l’ Albania ha completato la distruzione di 1.683.860 mine antipersona e l’anno prima sono stati sminati 302.000 metri quadrati di terra, che comprendevano 744 mine. L’ Austria e il Belgio stanno giocando un ruolo importante nella promozione del Trattato, mentre in Bosnia ed Erzegovina una nuova legge per lo sminamento è stata approvata nel febbraio 2002. Le operazioni di sminamento hanno riguardato dai 5,5 ai 6 milioni di metri quatri di terra nel 2001. In Bulgaria è stato siglato nel 2002 un accordo con la Turchia sul non uso delle mine e la loro rimozione dalle frontiere comuni. In Croazia nel 2001 sono state distrutte 132.048 mine ma nel 2002 vi sono stati 13 vittime, inclusi due sminatori. La Repubblica Ceca ha completato nel giugno 2001 la distruzione di 360.000 mine, mentre la Danimarca ha destinato per lo sminamento 14,4 milioni di dollari. La Francia ha continuato a rivestire il suo importante ruolo nell’universalizzazione del Trattato e ha destinato 2,7 milioni di dollari, un incremento rispetto all’anno precedente. Anche la Germania ha messo a disposizione 12,3 milioni nel 2001 e 15,3 milioni di dollari nel 2002. Dall’ Ungheria arrivano ogni anno maggiori informazioni sugli ordigni inesplosi, soprattutto della seconda guerra mondiale e del periodo dell’occupazione sovietica, anche se non è stato ancora confermata o meno la distruzione degli Uka-63, che funzionano come mine antipersona. Un aumento significativo dei finanziamenti arriva dall’ Irlanda, con 2.014.397 dollari nel 2001. L’ Italia ha destinato 5 milioni di dollari nel 2001 ma, a maggio 2002, sono state distrutte “solo 460.000 mine antipersona”, fa notare il Rapporto, rispetto ad uno stoccaggio di 7,1 milioni di mine da avviare ancora a distruzione. La Moldavia ha dichiarato uno stoccaggio di 12.121 mine e ha firmato nel 2001 un accordo con la Nato per l’assistenza nella distruzione delle mine, da completare entro la fine di quest’anno. I Paesi Bassi rivestono un ruolo di leader nella promozione del Trattato e nel 2002 hanno contribuito con 13,9 milioni di dollari. Lo stesso avviene in Norvegia (che ha destinato nel 2001 19,65 milioni di dollari), mentre il Portogallo ha corretto, alla fine del 2001, il numero inferiore di mine da stoccare (40.629 in meno, ossia un totale di 231.781) e la distruzione è iniziata nel 2002 (ne sono state distrutte 36.654). Qui non sarà necessario approvare una legge interna perché il codice penale già proibisce queste attività. La Romania ha distrutto ad aprile 2002, 130.474 mine e pensa di completare l’opera nel 2004, un anno prima di quanto previsto. La Slovacchia ha inviato sei squadre di sminamento con una missione delle Nazioni Unite in Etiopia ed Eritrea, mentre la Slovenia ha distrutto 121.919 mine. La Spagna ha aperto un Centro internazionale di formazione per lo sminamento, con due corsi per partecipanti libanesi e sudamericani e ha mandato tre team di sminatori in Afghanistan. Nel settembre 2001 il Parlamento ha approvato una “carta verde” per incrementare i fondi per lo sminamento. La Svezia ha interamente completato l’azione di distruzione del suo stoccaggio nel 2001 e destinato lo stesso anno 8,5 milioni di dollari. All’incirca la stessa somma è arrivata dalla Svizzera, che ha ospitato in questo mese a Ginevra il quarto meeting dei Paesi aderenti al Trattato. Diminuisce, invece, nel Regno Unito, lo stanziamento di fondi (12 milioni di dollari nel 2001/2002 rispetto ai 16 milioni dell’anno precedente) e si presume vi siano state offerte di fornitura di mine, contravvenendo alle legge nazionale e al Trattato per la messa al bando.
Patrizia Caiffa