La guerra, e dopo?” “

La Chiesa francese si interroga sulle conseguenze di un eventuale attacco armato all’Iraq e raccomanda di agire sempre sotto” “l’egida dell’Onu” “

Un secco ‘no’ ad una guerra contro l’Iraq è stato espresso lo scorso 19 settembre dal movimento cattolico Pax Christi. In un comunicato indirizzato al Presidente della Repubblica francese e ai media, il movimento ha dichiarato di apprezzare le parole che lo stesso Chirac ha rivolto alle Nazioni Unite che richiamavano la necessità di risolvere la crisi sotto l’egida dell’ Onu e nel rispetto del diritto internazionale. Secondo Pax Christi, la Francia “potrebbe giocare un ruolo determinante nell’ambito di una Conferenza sul Medio Oriente”.
“Si tratterebbe – spiega Michel Lafouasse, membro del movimento – di riunire tutte le nazioni mediorientali, dall’Egitto all’Iraq, con la mediazione dell’Onu o della Comunità di Sant’Egidio. Lo scopo è quello di reintegrare l’Iraq tra le Nazioni”. Ad appoggiare questa proposta anche lo storico Alexandre Delval che ricorda come Saddam Hussein, che “esercita un culto della personalità e ha asservito il suo popolo”, appartiene al partito “Ba’ath” di tendenza laica: “Tutte le confessioni religiose possono esprimersi nei loro riti, al contrario di quanto avviene in Arabia Saudita, alleata degli Usa, dove vige un sistema teocratico. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare nell’ipotesi di un conflitto con l’Iraq”.
A considerare la possibilità di un conflitto con l’Iraq è anche mons. Patrick Le Gal, ordinario militare della Conferenza episcopale francese. “In questi ultimi decenni, in caso di grandi tensioni – ha affermato – la soluzione è stata affidata ai politici che si basavano su uno strumento di difesa adeguato. Ma oggi, un altro elemento deve essere considerato, il peso dell’opinione pubblica, condizionata dai media. Questa dimensione mediatica è ormai essenziale e da considerare in ogni progetto politico significativo e in ogni operazione militare importante”. Tuttavia, per mons. Le Gal “emerge la necessità di ottenere un ampio consenso attraverso le decisioni dell’Onu e la scelta del tipo di alleanze per rendere ammissibile la messa in atto di un’azione militare contro l’Iraq. Alla supremazia assoluta della forza militare americana non risponde un consenso internazionale o l’attuazione di un’alleanza tra gli Usa e i suoi partner”.
In tale contesto resta da verificare il peso dell’Europa: “La lentezza della costruzione di una Forza militare di difesa Europea rappresenta una difficoltà rispetto all’urgenza di offrire agli Usa un alleato, con cui stabilire una condotta politica e militare giusta che potrebbe così divenire la base di un’ampia coalizione, se l’emergenza di un’azione militare lo richiedesse. L’Europa, che manca di omogeneità rispetto agli Usa, non ha il peso necessario per offrire un potere alternativo o un aiuto che sia abbastanza efficiente. Ciò potrebbe anche pregiudicare le decisioni della super-potenza”.