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” “Ancora sofferenze per i cattolici” “

” “” “Continuano le espulsioni di sacerdoti cattolici dalla Russia. ” “"Dopo decenni di ” “persecuzioni la Chiesa cattolica è sottoposta a nuove prove", ” “commenta l’arcivescovo di Mosca, Kondrusiewicz” “


“Una pressante richiesta d’aiuto” alla comunità internazionale e a tutti “gli uomini di buona volontà” perché facciano il possibile per “fermare la violazione delle libertà religiose e dei diritti delle persona” in Russia. A lanciarla è mons. Tadeusz Kondrusiewicz , arcivescovo di Mosca e presidente della Conferenza episcopale russa, a pochi giorni dal ritiro del visto ad altri due sacerdoti. Sono i sacerdoti polacchi Edward Maskiewicz e Jaroslav Wisnieswski fermati il 10 settembre alla frontiera russa e privati dell’autorizzazione necessaria per rimanere nel Paese (cfr SirEuropa n.32 del 12 settembre 2002). Si allunga così la lista delle espulsioni di preti cattolici dalla Russia, dopo il milanese padre Stefano Caprio (11 aprile), il vescovo di origine polacca Jerzy Mazur (19 aprile) e il sacerdote ceco Stanislaw Krainac (10 agosto). “E’ davanti ai nostri occhi – scrive l’arcivescovo Kondrusiewicz – il dramma della Chiesa cattolica in Russia che viene sottoposta a nuove prove dopo aver sopportato le crudeli persecuzioni del secolo XX che l’avevano quasi completamente distrutta e dopo un decennio di faticosa ricostruzione”.

Il punto della situazione. I rapporti tra Mosca e Roma peggiorano dopo la decisione comunicata l’11 febbraio dalla Santa Sede in una nota di elevare allo status di diocesi le 4 amministrazioni apostoliche esistenti fino a quel momento nel territorio della Federazione Russa. Una decisione che ha provocato all’interno del Patriarcato di Mosca una dura reazione. In una lettera al card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il metropolita Kirill sottolinea che la decisione è stata presa dalla Santa Sede “in segreto e senza alcuna discussione previa con la Chiesa sorella”. L’11 aprile, avviene la prima espulsione: le autorità russe fermano e ritirano il visto al milanese padre Stefano Caprio, impedendogli di rimettere piede in Russia. Il 19 aprile è la volta del vescovo di Irkutsk (Siberia), mons. Jerzy Mazur. A questo punto, il Vaticano decide di intervenire e l’8 maggio Giovanni Paolo II scrive al presidente russo Vladimir Putin chiedendogli un intervento personale a favore del vescovo. La risposta arriva due mesi dopo: il 15 luglio, Putin scrive al Papa, spiegando che in Russia non è in atto una campagna anticattolica. Ma le espulsioni non cessano: il 10 agosto tocca a padre Stanislav Krainac (religioso di origine Ceca) e il 10 settembre ai due sacerdoti polacchi. Le direttive di Mosca non riguardano solo la Chiesa cattolica: anche al Dalai Lama è stata negata la possibilità di entrare in Russia e il 12 settembre un missionario protestante svedese, Leo Martesson, è rimpatriato dopo 9 anni di lavoro a Mosca.

“Chi sarà il prossimo?”. “Sorge spontanea la domanda: chi sarà il prossimo?” Così scrive mons. Kondrusiewicz nell’appello diffuso in questi giorni. E in un’intervista all’agenzia vaticana Fides, spiega: “Quello che mi preoccupa di più è che non sappiamo la ragione di queste espulsioni: se conoscessimo i nostri sbagli potremo cercare di correggerci! Ma mai, nei miei tanti colloqui con politici e responsabili, sono riuscito a capire, a sapere una ragione”. All’arcivescovo di Mosca preoccupa soprattutto il fatto che “l’85% dei nostri sacerdoti sono stranieri” e quindi soggetti ad espulsione.

La risposta del Cremlino e la solidarietà dell’Italia. Questa volta, l’appello di mons. Kondrusiewicz ha provocato una risposta quasi immediata da parte del Cremlino che definisce “non ingiustificate” le espulsioni dalla Russia del vescovo Mazur e degli altri sacerdoti cattolici ed aggiunge: “Non c’è fumo senza arrosto”. In una dichiarazione all’agenzia Interfax, il vicepresidente del dipartimento per gli affari interni Serghiei Abramov ha invitato comunque a “non drammatizzare oltre misura” la situazione, sostenendo che le espulsioni non costituiscono “un attacco” contro la Chiesa cattolica ma rientrano in un’azione di controlli che la Russia “ha generalmente rafforzato” sui passaporti. A favore dei sacerdoti espulsi, è intervenuto anche il card. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, che aprendo lunedì 16 settembre i lavori del Consiglio permanente ha chiesto che “tali provvedimenti siano al più presto revocati”.
Maria Chiara Biagioni