Le nuove procedure di voto in seno al Consiglio ecumenico delle Chiese sanano passate fratture tra protestanti e ortodossi” “
Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) ha deciso di abbandonare la procedura maggioritaria e di adottare “progressivamente” il “metodo del consenso” come sistema per prendere le decisioni al suo interno. E’ una delle novità più importanti decise dal Comitato centrale del Cec che si è riunito dal 25 agosto al 3 settembre a Ginevra, per rispondere alle richieste delle Chiese ortodosse. “Una decisione storica” che “permette agli ortodossi di migliorare la loro testimonianza” all’interno del Consiglio ecumenico. Così, il Patriarcato di Mosca ha presentato la notizia sul sito ufficiale della Chiesa russa.
Su questa questione, tra le chiese ortodosse e le chiese protestanti entrambi membri del Consiglio ecumenico si era progressivamente sviluppata una crisi che aveva raggiunto il suo culmine in occasione dell’assemblea generale di Harare nel 1998. La superiorità numerica delle Chiese protestanti membro del Consiglio ecumenico poneva le Chiese ortodosse in una posizione di marginalità, rispetto alle procedure decisionali con metodo maggioritario. Un sistema che si legge in una nota del Patriarcato di Mosca – portava il Consiglio ecumenico su “posizioni e visioni teologiche estranee alla tradizione e alla dottrina ortodossa”.
Per far fronte a questa difficoltà, il Consiglio ha dato vita, sempre nel 1998, ad una “Commissione speciale” con il compito di studiare metodi nuovi di partecipazione delle Chiese ortodosse. Dopo quattro anni di intenso lavoro, la Commissione ha presentato un “rapporto finale” che il Comitato centrale del Consiglio ecumenico ha accolto “con profonda gratitudine”, approvandone “le raccomandazioni principali”. Si è così deciso che fatta eccezione per le questioni relative alle finanze e ai problemi personali, il dibattito interno al Cec si svolgerà “senza voto, fino al momento in cui i partecipanti non sono tutti dello stesso parere”. Secondo il rapporto della Commissione, la ricerca del consenso ha un “carattere più conciliare che parlamentare”, potrebbe avere “un effetto aggregante e polarizzerebbe di meno le opinioni”. Il nuovo metodo sarà sperimentato fino al 2006. Inoltre, per seguire tutte le questioni relative alla partecipazione delle Chiese ortodosse, è stato creato un “Comitato permanente”. “La preghiera ecumenica” è stata un’altra questione affrontata dalla Commissione speciale. Il rapporto finale ha proposto al Cec di rinunciare ai “culti ecumenici” che si erano sviluppati fino ad oggi al suo interno, e di sostituirli con “preghiere comuni confessionali”. Si tratta di preghiere condotte da una singola tradizione cristiana o realizzate da una o più confessioni ma prendendo tutte le precauzioni necessarie per non fare di queste preghiere l’espressione di “una Chiesa ecumenica che non esiste ancora”.