L’abbraccio tra il Papa “stanco e carico di anni”, ma ancora giovane dentro, e le centinaia di migliaia di giovani accorsi a Toronto per la XVII Giornata mondiale della Gioventù è riuscito ancora una volta a sorprendere i media, smentendo tutti coloro che parlavano della Gmg come di un “flop” annunciato. “Quasi un milione di persone hanno partecipato alla chiusura della Gmg a Toronto”, titola Le Monde del 30/7. “A Toronto scrive Henri Tincq il Papa ha dunque vinto la sua sfida. Grazie ad un buon dosaggio tra tempi di riposo e di presenza pubblica, ha ‘tenuto’ fisicamente. Ha ritrovato una voce sonora e i suoi talenti di artista, di colui che attende e lascia aumentare gli applausi, improvvisa, forza talvolta la voce… L’alchimia si è di nuovo prodotta tra quest’uomo di 82 anni, che è rimasto per tutta la vita l’attore e il cappellano che era stato nella sua Polonia natale, e le masse di giovani che dicono di riconoscersi nella sua saggezza e nella sua ‘fatica’. Non era mai andato tanto all’essenziale, come se si sentisse pressato dal tempo, come se spingesse i giovani a dare il cambio al ‘vecchio Papa’, invitandoli a fare scelte di vita radicali”. “Formidabile Gmg!“, è l’apertura de la Croix del 29/7: “Raramente le Gmg commenta Michel Kubler sono state vissute così intensamente come quella di Toronto. Ci sono stati scambi in profondità tra le centinaia di migliaia di giovani (…). Contrariamente alla sua abitudine, il Papa non ha convocato lui stesso la prossima edizione della Gmg nel 2005: è Cristo, ha detto ieri ai giovani, che li attende a Colonia. Un modo per non pregiudicare il suo avvenire personale, certo. Ma anche la saggezza del vegliardo che si mette ormai in disparte e ricorda semplicemente l’essenziale: seguire Gesù”. “Il Papa viaggia a dispetto della sua fragilità”, si legge sull’ Herald Tribune (29/7). “Per molti cattolici scrive Frank Bruni la questione capitale è se il papa ottantaduenne rimanga sano abbastanza per fronteggiare le sfide che gli stanno di fronte, inclusa l’irruzione di notizie di abusi sessuali su bambini da parte di sacerdoti che hanno oltraggiato i fedeli in diversi paesi”.
Anche la stampa tedesca si occupa del viaggio del Papa nel continente americano. “ Fino all’ultimo respiro” titola il quotidiano Die Welt del 27/7: “ Il Papa sofferente entusiasma i giovani“, scrive Herbert Kremp. “ Centinaia di migliaia di giovani provenienti da tutti i Paesi ascoltano rapiti le parole antiche di millenni. Il vecchio mormora il messaggio di Cristo e i teen-ager e i ventenni piangono, ridono, danzano. Giovanni Paolo simboleggia la sofferenza e il suo superamento, la speranza in un mondo contestato, la via per uscire dalla paura che viene dalle limitazioni“. La Frankfurter Rundschau del 29/7 commenta: “ Nel Papa politico i giovani vedono un baluardo contro il neoliberalismo, la spinta a destra e la rassegnazione: per questo sono andati pieni di speranza alla Gmg di Toronto“. La Süddeutsche Zeitung del 30/7 dedica un articolo alla dichiarazione del Papa sui preti pedofili, avvenuta “ con desiderabile chiarezza“: “ Il discorso dovrebbe incoraggiare anche i vescovi tedeschi a impegnarsi per regole unitarie e chiare in caso di abusi contro bambini e giovani”. Per la Süddeutsche Zeitung sono tuttavia mancate “ le scuse alle vittime […] Anche per questi peccati ci vorrebbe un riconoscimento di colpe da parte della Chiesa. Un esempio viene dalla Germania: Franz Bode, vescovo della pastorale giovanile, lo ha già fatto nell’Anno Santo“.
Il settimanale Der Spiegel del 29/7 dedica un articolo di Ralf Hoppe ai bambini nati con il ricorso alla banca del seme: “ La prima generazione di bambini concepiti artificialmente è diventata adulta e si mette alla ricerca dei propri padri e della sua identità. I bambini della cella frigorifera sono i precorritori dell’età dei cloni“. L’articolo illustra la vicenda di alcuni bambini, come l’americana Rebecca Thompson che, una volta cresciuta, ha cercato di scoprire le sue origini, incontrando la resistenza del padre naturale: “Per Rebecca […] osserva il settimanale – il vero padre era un sogno della sua infanzia. E il fatto che probabilmente non potrà mai incontrarlo, sebbene l’abbia trovato o creda di averlo trovato fa parte della tragicità della sua vita“.