” “Una riforma del personale delle ” “istituzioni comunitarie è auspicata dagli stessi funzionari ma la ” “proposta Kinnock non piace. Intanto si ” “preparano oltre 800 pensionamenti anticipati” “
La “proposta di regolamento del Consiglio che modifica lo statuto dei funzionari delle Comunità Europee e il regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità”, preparata dalla Commissione Europea sotto la responsabilità del vicepresidente Neil Kinnock (cfr servizio pagina precedente), non convince i diretti interessati che esprimono numerose perplessità. Per Rocco Tanzilli, direttore generale aggiunto della Direzione generale personale e amministrazione, “una riforma è inevitabile, in quanto il sistema non funziona. Almeno la metà del personale è di troppo. Ma è necessaria una redistribuzione intelligente, senza licenziamenti, per creare sinergie ed evitare i fenomeni di corruzione”. Per migliorare la situazione, Tanzilli indica due scenari: “Il primo consisterebbe nell’adottare un approccio severo e manageriale, tagliando i rami secchi e controllando la produttività. Ma ciò non è sempre praticabile considerati gli enormi interessi politici e finanziari in gioco. Perciò non resta che la strada intrapresa da questa riforma”. Tuttavia, prosegue il direttore generale, “trovo che il Commissario Kinnock non si sia spinto abbastanza lontano; questa proposta non aggredisce i problemi reali delle istituzioni. Problemi di efficienza, di ottimizzazione delle risorse per evitare gli sprechi, di trasparenza nei confronti dell’esterno, di motivazione professionale dei neo-assunti, di solidarietà generazionale tra il personale. In seno a qualsiasi impresa, pubblica o privata, profit o no-profit, per cambiare qualcosa bisogna prima far funzionare bene quello che già esiste. E’ un principio irrinunciabile di buona gestione economica. Cambiando tutto dall’interno e senza controllo, si rischia di far lievitare i costi, di creare un sistema con pochi capi molto potenti, di generare la rivolta dei funzionari di ruolo contro gli esterni, di procurare migliaia di ricorsi per i passaggi di carriera”.
Anche Maria Paola Sabbatucci, da venticinque anni funzionario del Parlamento Europeo e membro del Comitato del personale, fatica a trovare nella proposta di riforma Kinnock aspetti positivi. “Privilegiare il merito rispetto all’anzianità di carriera è senz’altro doveroso, noi stessi lo chiediamo da anni ma il problema è che il concetto del merito non è assistito da criteri obiettivi al fine della sua determinazione. La riforma, introducendo lo strumento della ‘attestazione’ del superiore gerarchico, sancisce infatti un criterio soggettivo che costituisce un arbitrio palese”. Inoltre, per Sabbatucci “la previsione della figura degli ‘agenti contrattuali’ rappresenta un vero e proprio attacco all’indipendenza della funzione pubblica europea. L’allargamento dell’Unione, in verità, è solo una giustificazione pretestuosa per questa riforma”.
Franco Campoli, attualmente amministratore principale presso la direzione generale imprese, è in forza alla Commissione dal 1985. Anch’egli parte dalla constatazione della necessità di migliorare un sistema non più al passo con i tempi: “La riforma nasce a seguito della crisi Santer del 1999 causata da negligenze di gestione prevalentemente causate da personale esterno. Ma anziché correggere tali distorsioni, valorizzare e qualificare professionalmente il personale statutario, soprattutto i giovani neo-assunti, la riforma osserva Campoli – mira ad imbavagliare ancor di più il funzionariato legandolo a gerarchie sempre più potenti; gli obiettivi di responsabilizzazione e trasparenza non solo non saranno raggiunti ma si rischia l’effetto contrario di un aumento del deficit democratico”.
In vista di un possibile allargamento dell’Unione Europa da 15 a 27 Paesi, lo scorso 20 marzo la Commissione Europea ha adottato tre proposte di regolamento relativo al pensionamento anticipato per oltre 800 funzionari: 600 funzionari della Commissione, 94 del Consiglio, 100 del Parlamento Europeo e 24 agenti temporanei dei gruppi politici. Le tre proposte sono state approvate dal Consiglio dei ministri economici e finanziari il 19 luglio scorso, sotto la presidenza danese. Potrà usufruire del pre-pensionamento, lasciando il posto ai funzionari dei nuovi Stati aderenti all’UE, il personale del Consiglio, della Commissione e del Parlamento Europeo che avrà raggiunto 55 anni di età e 15 di servizio.
G.A.G.