istituzioni

” “Una rivoluzione ” “per gli "euroburocrati"

” “Dopo gli scandali del 1999, la Comunità Europea discute la ” “riforma della sua "macchina burocratica". Novità in vista per i ” “25 mila funzionari ” “” “” “

Il progetto di riforma. La “macchina burocratica” della Commissione Europea, guidata da Romano Prodi, conta 24 direzioni generali, 6 servizi generali e 5 servizi interni per un totale di oltre 20 mila tra funzionari e agenti ed un bilancio pari a 3,2 miliardi di euro (il personale statutario delle istituzioni è di circa 25 mila unità, il bilancio delle Istituzioni ammonta a 5 miliardi di euro, il bilancio generale dell’UE a 200 miliardi di euro). La Commissione è la più grande delle istituzioni comunitarie, in termini di personale. Una situazione difficilmente sostenibile, che è all’origine del mandato conferito nel 1999 dai Vertici di Colonia e di Berlino al presidente Romano Prodi di “procedere alla riforma della Commissione”. Dopo una gestazione di oltre due anni, il 24 aprile scorso l’Esecutivo ha presentato, sotto la responsabilità del primo vicepresidente, Neil Kinnock, la “Proposta di Regolamento del Consiglio che modifica lo statuto dei funzionari delle Comunità Europee e il regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità”. Tale proposta ora è all’esame della Commissione giuridica del Parlamento Europeo, che ha nominato come relatori Malcolm Harbour (Ppe-De – Regno Unito) e Manuel Medina Ortega (Pse – Spagna).
Modernizzare le istituzioni. Le linee guida contenute nel Libro Bianco adottato nel marzo del 2000 avevano definito i tre grandi assi prioritari di una riforma. E’ necessario adeguare metodi di gestione, funzionamento e controllo finanziario delle istituzioni dopo oltre trent’anni dall’entrata in vigore dello statuto del 1967 che regola le condizioni di lavoro del personale comunitario e a pochi mesi di distanza dagli scandali amministrativi che nel 1999 indussero alle dimissioni la Commissione presieduta da Jacques Santer. Queste le linee guida: “Modernizzare a fondo la gestione, il controllo e le verifiche finanziarie e creare un sistema basato su una chiara attribuzione delle responsabilità che insista sull’obbligo di rendere conto. Introdurre un nuovo sistema di pianificazione strategica basato su una gestione per attività al fine di un costante coordinamento delle mansioni da svolgere con le risorse necessarie. Modernizzare la politica del personale al fine di utilizzare, formare, gestire, motivare adeguatamente un personale altamente qualificato in vista dell’espletamento di incarichi prioritari”.
Cinque “principi-guida”. La struttura delle proposte del Commissario Kinnock è articolata su cinque pilastri centrali completati dalle disposizioni relative alle modalità applicative, al calendario e al costo finanziario. Il primo pilastro presenta una “struttura di carriera basata sul livello delle prestazioni”, volto a sostituire il principio dell’anzianità di servizio, storicamente proprio delle istituzioni comunitarie, con un “sistema più rigoroso e più trasparente” di valutazione attitudinale dei singoli funzionari”. Il secondo pilastro attiene alla “modernizzazione delle condizioni di lavoro e alle pari opportunità”, affinché sia possibile “conciliare vita familiare e carriera”. Strumenti applicativi di tale pilastro sarebbero la previsione di orari rispettosi delle esigenze del singolo funzionario, la creazione di strutture sociali più efficienti (asili per i bambini, particolare attenzione agli handicappati e a chi appartiene a minoranze etniche o linguistiche, rispetto dell’uguaglianza tra i sessi). Il terzo pilastro prevede la creazione di un Ufficio per l’assunzione di “agenti contrattuali”, cioè personale non statutario delle istituzioni, circostanza che permetterebbe ai funzionari di occuparsi delle responsabilità essenziali della Commissione riconducibili al diritto d’iniziativa e al ruolo di “guardiano” dei Trattati. Gli ultimi due capitoli riguardano rispettivamente le “norme etiche e professionali” (nomina di un mediatore per il regolamento delle controversie interne, procedimenti disciplinari) e la “semplificazione e chiarificazione dello statuto” poiché nel 1967 ben poco era previsto per i casi di conflitto d’interessi, per le molestie sul luogo di lavoro, per l’assenteismo, nonché per la tuttora quasi inesistente libertà d’espressione dei funzionari.