la convenzione" "

Al primo posto i cittadini” “

” “Giscard d’Estaing e Amato intervengono per tracciare il cammino del processo costituente europeo nei prossimi mesi. Cruciale sarà la partecipazione della società civile” “


“Non credo che il resoconto dei lavori della Convenzione sia divertente”, tuttavia “a me sembra importante che i cittadini europei non si disinteressino di ciò che sta accadendo. In gioco c’è il loro futuro personale”. Ad affermarlo, in un intervento apparso sulla prima pagina del quotidiano “Le Monde” il 23 luglio scorso, Valéry Giscard d’Estaing , presidente della Convenzione per il futuro dell’Europa che con la sessione di luglio ha concluso la fase di “ascolto”, durata quattro mesi, per entrare in quella di “studio”.

I cittadini chiedono trasparenza e sicurezza. Gli scorsi 24 e 25 giugno la plenaria della Convenzione ha ascoltato a Bruxelles i rappresentanti della società civile. Nei confronti del “sistema europeo diventato incomprensibile al semplice cittadino” è emerso “un grandissimo bisogno di semplificazione, leggibilità e chiarezza”, osserva Giscard d’Estaing. Di fronte alla globalizzazione, la società civile “chiede una presenza più solida dell’Europa nel mondo per difendere i valori comuni, oltre ad un sistema di sicurezza più coerente per difenderla dalle nuove minacce esterne, come il terrorismo, la criminalità transfrontaliera o l’immigrazione illegale”. Secondo il presidente si avverte, in particolare, “il bisogno di una più grande legittimità democratica dell’Unione che non sarà riconosciuta completa dai cittadini finché non esisterà un luogo di incontro organico tra le due legittimità dell’Unione stessa: quelle nazionali e quella europea”. Di qui la proposta di Giscard di creare “un congresso europeo” che, privo di poteri legislativi, riunisca periodicamente “i parlamentari europei ed un certo numero di parlamentari nazionali” per consultazioni sull’eventuale evoluzione delle competenze dell’Unione o futuri allargamenti.

Società civile in dialogo con l’Europa. Il ruolo della società civile nella costruzione dell’Europa è stato al centro di un incontro svoltosi nei giorni scorsi a Roma (“La società civile italiana e la Convenzione europea”, promotori il Forum del Terzo settore, l’Associazione delle ong italiane e la Tavola della pace), durante il quale il vicepresidente della Convenzione Giuliano Amato ha osservato che “in Europa si va diffondendo la convinzione che la politica estera e di sicurezza comune debba tendere al ristabilimento degli equilibri sociali e della giustizia nel mondo ma il lavoro da svolgere è immane perché l’inversione di rotta necessaria per un’autentica prospettiva di crescita e sviluppo è ancora lontana a venire” anche se ad essa può contribuire “la forte pressione della società civile”. Secondo Amato, “nella costruzione di politiche europee innovative rimane ineludibile il contributo delle organizzazioni non governative, partner affidabili perché portatrici di un patrimonio di esperienza sul campo di cui tutta l’Europa ha bisogno”. Occorre poi “aggiornare e ridefinire la ‘missione'” del continente e, al tempo stesso, evitare di dare vita “ad un’Europa delle élite. L’allargamento ad Est – ha spiegato – suscita preoccupazione e diffusa insicurezza negli strati sociali più bassi: serve un tessuto connettivo comune alla cui creazione possono contribuire le ong”.
Un referendum europeo.
Secondo Luca Jahier delle Acli, “l’effettiva partecipazione della società civile al processo costituente europeo è tutto sommato deludente; occorre trovare un raccordo tra le istituzioni europee e le reti della società civile in vista del dibattito sul documento finale della Convenzione. Il grande obiettivo di riunificare l’Europa e di restituire a 100 milioni di persone il diritto alla cittadinanza e allo ‘stare bene’, comporta gravi responsabilità e deve fondarsi su un consenso informato e appassionato”. Di qui la proposta di accompagnare il processo costituente in corso “con conferenze nazionali della società civile organizzata, da tenersi in tutti i 15 Paesi dell’Unione e anche nei Paesi candidati”; un percorso che i parlamenti nazionali sono invitati a seguire. Al Comitato economico e sociale europeo, il compito di redigere una sintesi dei risultati “da portare alle istituzioni comunitarie, preparando così un vero e proprio referendum europeo nel giugno 2004 sui punti più rilevanti del nuovo Trattato o della ‘Costituzione'”.
Giovanna Pasqualin Traversa