volontari" "

Vacanze "alternative"” “

Molti giovani europei decidono di trascorrere le vacanze nelle grandi città prestando aiuto e assistenza a tutti coloro che restano soli ” “durante l’estate. Abbiamo raccolto le loro esperienze” “



Sono 10 milioni in Italia gli anziani che nei mesi estivi non vanno in vacanza; tra essi, numerosi i poveri e i malati. A questi, oltre che ai carcerati e ai bisognosi, si è rivolto anche il Papa da Castelgandolfo, dove ha trascorso un breve periodo di riposo prima della partenza per Toronto. Augurando buone vacanze “a chi si trova nei luoghi di villeggiatura non posso non ricordare con affetto – ha detto giorni fa Giovanni Paolo II – quanti invece non hanno la possibilità di andare in vacanza. Penso specialmente a coloro che sono nelle carceri e negli ospedali, oppure restano soli nelle loro case”. Il Papa ha espresso apprezzamento per chi “si dedica volontariamente al sostegno dei bisognosi, degli ammalati e di chiunque si trovi in difficoltà”. Una solitudine pesante da sopportare, quella estiva e che acuisce, soprattutto nelle grandi città, il senso di abbandono. Abbiamo raccolto alcune testimonianze di iniziative sorte in alcuni Paesi per rispondere a questa emergenza europea.

Belgio. Una settimana di “vacanze diverse” per giovani ed anziani a Bruxelles è la proposta della Caritas belga che organizza soggiorni alternativi durante i quali gruppi di giovani sono invitati a trascorrere una settimana all’interno di un istituto per anziani. “Un’esperienza importantissima, sia per gli anziani che per i giovani”, racconta Maurits Timmermans, direttore dell’istituto Magnolia a Jette, un quartiere a nordovest di Bruxelles. A Magnolia abitano più di 160 anziani e da domenica 14 luglio, per una settimana, c’è anche un gruppo di giovani: “Una possibilità enorme per scoprire una persona umana dentro un corpo che è debole e sofferente, un aiuto a capire più i sentimenti, i sogni e i desideri degli anziani”. Joelle Desmet (22 anni) è una giovane di Bruxelles che ha spesso fatto questo tipo di vacanze: “Sono ricordi molto belli. Si capisce di più il desiderio degli anziani di essere utili, di contare, di essere amati. L’amicizia si instaura facilmente. Io davo così poco e mi sembrava di spostare una montagna”. Joelle ha costruito un legame particolare con un’anziana: anche dopo il soggiorno è tornata spesso a vederla. “I miei nonni non sono più in vita. Ma la signora Bins è diventata per me una vera nonna”. Joelle è convinta che questa esperienza l’abbia aiutata anche nella vita professionale. In quanto ispettore di polizia ha molto a che fare con gli anziani: “Ho la netta impressione di riuscire a capirli meglio dei miei colleghi”. Ha solo 16 anni, invece, la fiamminga Anneleen Verstreken, iscritta per la prima volta a questa settimana di ‘vacanze alternative’. “Sono convinta che per ambedue il contatto sarà bellissimo e inoltre questo è anche un modo per entrare in contatto con dei francofoni, per aumentare le mie capacità linguistiche in francese”, spiega da cittadina di un Paese bilingue diviso tra francofoni e fiamminghi.

Francia. Per colmare il vuoto estivo lasciato a Parigi dagli abitanti in vacanza e dalla chiusura delle associazioni alimentari e dei centri d’accoglienza, Pierre Lanne, diacono permanente della diocesi della capitale, ha creato nel 1994, “Août secours alimentaire” (Asa – Agosto soccorso alimentare) che apre le porte tutto il mese di agosto nelle sagrestie di quattro parrocchie. Ogni giorno, tranne la domenica e il 15 agosto, tra le 18.30 e le 20, l’Asa fa una distribuzione di pacchi alimentari. L’anno scorso sono stati donati più di duecentocinquantamila pasti. Per ritirare i pacchi, gli interessati devono presentare una tessera rilasciata dalle associazioni parrocchiali e dai centri d’aiuto sociale dei comuni. All’arrivo trovano accoglienza, giochi per bambini e una tazza di caffè per gli adulti; un’atmosfera accogliente che fa sì che qualche anziano torni ogni giorno anche solo per poter parlare con qualcuno. Due ragazzi sono stati condannati per reati minori e sono stati destinati ad un “lavoro socialmente utile”: il tribunale li ha assegnati all’Asa. L’esperienza è stata tanto positiva che hanno continuato a prestare servizio volontario anche dopo aver terminato di scontare la pena. Così i contatti si sono mantenuti fino ad oggi.