È scaduto il 22 luglio il termine fissato dalla Congregazione per la dottrina della fede che minacciava la scomunica nei confronti di sette donne protagoniste, il 29 giugno scorso, di una “ordinazione sacerdotale”, presieduta dal vescovo scismatico Romulo Braschi. Contro il richiamo ufficiale del card. Joseph Ratzinger, le donne annunciano di voler presentare “ricorso”. In una lettera inviata alla Congregazione, affermano: “Non abbiamo commesso alcuna azione che giustifichi la scomunica”. Le donne hanno inoltre inscenato una protesta davanti all’ordinariato arcivescovile di Monaco, esibendo pupazzi di cartone che raffiguravano il card. Ratzinger e Giovanni Paolo II. Secondo un comunicato diffuso dall’agenzia austriaca Kathpress, negli ambienti ecclesiali non si prevede un “dibattito giuridico” tra Vaticano e donne-prete. La scomunica, emessa con decreto amministrativo, non invalida il battesimo ma elimina i diritti ecclesiastici e può essere revocata con la confessione o con la sospensione del comportamento che ha originato il provvedimento.