malati mentali" "
Un documento dei vescovi inglesi e del centro cattolico di bioetica accusa il governo britannico di non tutelare la libertà e la dignità dei disabili psichici” “
La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e il “Linacre Centre for Healthcare Ethics” (un centro cattolico di ricerca su salute, eutanasia, accettazione o rifiuto dei trattamenti di cura) hanno replicato, nei giorni scorsi, al documento del governo “Making decisions: helping people who have difficulty deciding for themselves” riguardante l’aiuto alle persone incapaci di decidere da sole, soprattutto in ambito sanitario o nelle forme di disabilità psichiche. Presentiamo una sintesi delle argomentazioni inviate al Lord Chancellor’s Department.
Il rifiuto delle cure. I due organismi chiedono una revisione del documento, in particolare per ciò che concerne il rifiuto delle cure da parte del paziente (attraverso un atto firmato prima o per volontà dei parenti quando il paziente è in stato vegetativo), cosa che potrebbe condurre a motivazioni suicide, visto che “l’eutanasia, per atto o per omissione, è una forma di omicidio sleale”. Nella replica al documento governativo si mette in luce “il pericolo di vedere la vita del paziente come un peso che può portare al rifiuto del trattamento di cura del paziente, nel senso di farlo morire. Se i parenti, ad esempio, stanno sinceramente pensando di fare un piacere al paziente al termine della sua vita o se stanno pensando al proprio interesse per ottenere un’eredità (o evitare cure future), è inammissibile per tali motivazioni omicide prendere una decisione per quel paziente”. Anche la questione sul “migliore interesse” per il paziente, ad avviso dei vescovi inglesi e del centro Linacre, apre alcuni dubbi su quale sia il metro di misura per valutare realmente il desiderio del paziente (ad esempio una “passiva espressione di infelicità” difficile da interpretare o una dichiarazione a voce che potrebbe nascondere invece propositi suicidi).
Sterilizzazione e aborto. Altro problema riguarda la sterilizzazione, la contraccezione o l’aborto su donne disabili mentali. La sterilizzazione oltre ad essere “un atto di mutilazione permanente” osserva il documento – può sottoporre le donne al rischio di abusi sessuali e “potrebbe ridimensionare, agli occhi dei tutori, il dovere di garantire adeguata protezione a queste donne”. E oltretutto, “per chi potrebbe abusare di queste donne la probabilità di essere scoperto sarebbe sostanzialmente ridotta”. Nelle situazioni elencate nel documento i due organismi mettono in luce come “sia stato ignorato il ruolo del medico”, ossia “non c’è un riconoscimento della complessità medica di un rifiuto previo di trattamento, soprattutto del fatto che il rifiuto previo o contemporaneo, può avere motivazioni suicide”. La risposta dei vescovi inglesi conclude: “Nonostante i buoni propositi contenuti nel documento, essi non proteggono realmente le persone i cui interessi sono stati chiamati a tutelare”.
Patrizia Caiffa