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L’alibi del proselitismo” “

Olivier Clément prevede tempi lunghi per il "disgelo" tra cattolici e ortodossi in Russia. Ma intravede anche timidi segnali” “di apertura” “

La diffidenza reciproca, la dura esperienza dell’oppressione del regime comunista, le accuse di proselitismo, ma anche i segni di un rinnovamento, i rapporti personali, l’apertura di alcuni intellettuali. Il teologo ortodosso Olivier Clément , in esclusiva per SirEuropa, analizza luci e ombre del dialogo ecumenico in Russia. E spiega anche le ragioni storiche e politiche dell’atteggiamento del governo russo rispetto alla vicenda dell’espulsione del vescovo di Irkutsk, in Siberia orientale, mons. Jerzy Mazur, che abbiamo intervistato sull’ultimo numero di SirEuropa (cfr. n.27/2002).

Il malcontento manifestato dal patriarca Alessio II per la creazione di diocesi cattoliche in Russia è legato ad un sentimento nazionalista?
“Bisogna tenere presente che vi è in Russia un rapporto molto stretto tra l’idea di nazione e il ruolo della Chiesa. La Chiesa ortodossa è storicamente molto legata alla vita della nazione. Poiché oggi la giustificazione del potere di Putin è il nazionalismo, Alessio II condivide questa stessa visione. Il patriarca sente che la storia della Russia non è la stessa degli altri Paesi occidentali, per via di questa unità della nazione che è a sua volta legata all’unità della Chiesa. Perciò la creazione di diocesi cattoliche sul territorio della Russia al patriarca di Mosca appare come un’aggressione occidentale”.
Il metropolita Kirill accusa la Chiesa cattolica di proselitismo. E’ un modo per rifiutare la visibilità della Chiesa cattolica?
“E’ molto difficile rispondere. Alle volte il proselitismo è un comodo argomento a cui ricorrere. Certo, vi è una sorta di proselitismo in Russia, specialmente esercitato dai cattolici polacchi. Tuttavia non si può parlare di un fenomeno di massa e io credo che in questo caso si tratti piuttosto di un alibi. Sarebbe esagerato affermare che vi è il desiderio di negare la visibilità cattolica, però esiste la volontà di impedire che la Chiesa cattolica si diffonda nel Paese. Non bisogna peraltro dimenticare che se ci sono cattolici in Siberia occidentale e in Asia centrale è a causa delle grandi deportazioni compiute ai tempi di Stalin”.
Il silenzio di Putin in risposta alla lettera del Papa per l’espulsione del vescovo Mazur rientra in questa logica nazionalista?
“Penso di sì. C’è attualmente un ripiegamento della Russia su se stessa, nonostante si stia riprendendo nell’ambito economico e dal punto di vista psicologico. L’ambito sociale lascia invece ancora a desiderare ma la Chiesa ortodossa agisce molto in questa direzione e questa è una novità. Putin intanto sta cercando di rafforzare la sua base popolare. Perciò considera fondamentale l’appoggio della Chiesa, con una nostalgia della Russia antica quando Chiesa e Stato si identificavano”.
Quale dialogo è possibile tra Alessio II e Giovanni Paolo II?
“Per certi versi la Chiesa ortodossa russa non auspica realmente il dialogo con la Chiesa cattolica. Il cattolicesimo non ha conosciuto l’oppressione totalitaria come invece l’ortodossia russa che ne trae un sentimento di inferiorità e superiorità allo stesso tempo. Il cattolicesimo occidentale è percepito come più intelligente, più colto, più seducente, perciò anche più suscettibile di attrarre molte più persone, specialmente presso gli intellettuali, se lo si lascia affermare in Russia. La Chiesa ortodossa vuole evitare che ciò accada. La Chiesa cattolica non porrebbe alcun problema a condizione di rimanere discreta. Purtroppo, la creazione delle quattro diocesi cattoliche non è stata a mio giudizio abbastanza discreta. Ora bisogna aspettare un’altra generazione fra gli intellettuali cristiani russi e un rinnovamento dell’episcopato, già avviato. Certo, vi sono persone e gruppi aperti ma il fenomeno rimane abbastanza marginale. Per il momento occorre soprattutto insistere sull’ecumenismo dell’amicizia, aspettando che si rinnovino l’élite intellettuale e il pensiero cristiano. Fortunatamente i segni di tale rinnovamento cominciano a vedersi, sebbene rimangano ancora marginali. Tuttavia non vedo nell’immediato molte possibilità per un dialogo tra cattolici e ortodossi in Russia a livello ufficiale”.