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Un abbraccio per la pace” “

A trent’anni dalla morte, un’immagine del patriarca Atenagora resta indelebile:” “l’abbraccio con Paolo VI dopo dieci secoli di divisioni” “

Il 7 luglio 1972 – esattamente trenta anni fa – moriva ad Istanbul il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora I, l’uomo che ha lavorato instancabilmente per l’unità della Chiesa. Innalzato all’arcivescovato di Costantinopoli nel 1948, iniziò quasi subito una feconda opera a favore del dialogo, ottenendo l’ingresso delle Chiese ortodosse nel Consiglio ecumenico delle Chiese. Al Patriarca si deve anche l’apertura del dialogo di Costantinopoli con Roma. Storico l’incontro di Atenagora con Paolo VI a Gerusalemme il 5 gennaio 1964 che segnò la ripresa ufficiale dei rapporti tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa. “Cercando di unirci uno all’altro – disse in quell’occasione il Patriarca al Papa – noi abbiamo trovato insieme il Signore”. Grazie a quell’abbraccio si arrivò il 7 dicembre 1965 alla cancellazione delle reciproche scomuniche emesse dalle due Chiese nel 1054. Abbiamo chiesto un ricordo del Patriarca al metropolita Gennadios Zervos , arcivescovo della sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e a padre Traian Valdman , vicario eparchiale della Chiesa ortodossa romena d’Italia.

Eminenza Gennadios, chi era Atenagora?
“Il Patriarca Atenagora è la più grande personalità del ventesimo secolo in relazione al movimento ecumenico. E’ l’uomo che ha aperto nuove vie di avvicinamento, riconciliazione e pacificazione delle Chiese, affaticandosi di notte e di giorno nella ricerca dei giusti mezzi di comprensione, riconoscimento e unità. Dall’Oriente all’Occidente, dal Nord al Sud. Il Patriarca ha portato ovunque il messaggio dell’unità della Chiesa, della pacificazione dei popoli, dell’amore e della fratellanza tra gli uomini. E’ stato – insieme a Paolo VI – la grande personalità che ha fatto uscire l’ortodossia e il cattolicesimo fuori dalle loro mura. Ma oltre a questo, il Patriarca ha sempre cercato anche la collaborazione delle nazioni e dei popoli della terra, indifferentemente dalla religione di appartenenza perché ha sempre creduto alla comune origine in Dio di tutti gli uomini e all’immenso valore dell’anima umana”.
Quale insegnamento Atenagora lascia al dialogo tra le Chiese?
“Il dialogo è difficile tra le Chiese ma non lo è il dialogo della carità. E’ il dialogo fondato da Paolo VI e da Atenagora I sulla certezza della presenza di Dio in ogni cuore. E’ il più grande insegnamento che hanno lasciato: il dialogo della carità è importantissimo per l’unità delle Chiese e per la pace del mondo e va rafforzato. Oggi sta a noi, soprattutto vescovi e religiosi, assumere questa eredità se vogliamo arrivare il più presto possibile alla realizzazione della volontà di Dio: che tutti siano una cosa sola”.
Padre Valdman, cosa ha fatto di Atenagora una figura storica?
“L’amore per Cristo e per l’unità visibile della sua Chiesa, da realizzare prima di tutto attraverso il dialogo della carità”.
Come è evoluto il cammino ecumenico dopo di lui?
“L’eredità di Atenagora e di Paolo VI è stata portata avanti. Il loro progetto – che prevedeva il dialogo della carità e il dialogo della verità verso la piena comunione – si è mostrato tanto profetico quanto realistico. Tra i frutti del dialogo teologico, avvenuto nell’atmosfera del dialogo della carità, ricordiamo i documenti bilaterali che realizzano significative convergenze e che nel 1993 culminano con il riconoscimento reciproco delle due Chiese quali ‘sorelle’. Purtroppo quando è venuta a diminuire o a mancare la carità il dialogo si è trovato in difficoltà”.
Crede che sia possibile ancora il sogno di Atenagora?
“Il sogno di unità di Atenagora era preciso: ‘L’unione sarà un miracolo, ma un miracolo nella storia’. La sua realizzazione è ancora possibile, a condizione che sia accordata più attenzione al dialogo della carità, all’ascolto, al rispetto e alla comprensione dell’altro”.
M.C.B.