La spiritualità e la tradizione benedettina vengono riproposte come antidoto alla globalizzazione sulla scorta di una tradizione” “secolare” “
“San Benedetto, come annunciatore di pace, parla particolarmente alle genti d’Europa, intente al salutare progetto di costruire una loro unità”. Così si esprimeva Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica “Sanctorum altrix” diffusa in occasione del XV centenario della nascita di San Benedetto, patrono d’Europa, l’11 luglio 1980. “Attraverso una vita dedicata allo spirito, mediante l’orazione, lo studio e il lavoro, e basata sui valori della povertà, obbedienza e castità – spiega Hubert Houben, docente di storia medioevale all’Università di Lecce – il monaco tenta di avvicinarsi a Dio in una dimensione in cui anche il lavoro si inserisce in una prospettiva soprannaturale. Di qui la capacità di una testimonianza radicale e profetica attraverso cui riaffermare il senso del divino, la dimensione spirituale dell’uomo, la dignità della persona e del lavoro, il valore della coscienza: un patrimonio morale ineludibile per il continente se esso vorrà essere realmente ‘l’Europa delle persone'”.
Maestri di unità e dialogo. Il monachesimo benedettino propone anche un valido modello di unità culturale: “Nell’unificazione europea prosegue Houben – di fronte ad un concetto errato di globalizzazione, sull’insegnamento del Padre fondatore che seppe coniugare tradizione orientale e latina, i monasteri benedettini costituiscono tuttora un prototipo di accoglienza e riconciliazione delle diversità, di incontro tra civiltà contro il rischio di omologazioni e nuovi imperialismi culturali”. Ma anche un modello di dialogo ecumenico: un esempio ne è il monastero di Chevetogne, in Belgio, dove “dal 1923, su iniziativa del monaco Lambert Beaudin, convivono nello stesso edificio e sotto la guida di un unico abate una comunità benedettina e una ortodossa”, racconta Michel Van Parys, già alla guida dell’abbazia per ventisei anni. Una chiesa bizantina e una in stile latino ospitano le liturgie di religiosi provenienti da undici Paesi del mondo.
La Confederazione benedettina. Sono 21 le congregazioni nate lungo i secoli dall’intuizione della Sancta Regula e riunite nella Confederazione benedettina, eretta da Leone XIII nel 1887 e dal 1893 governata da un abate primate eletto da tutti i superiori benedettini. Al suo interno, tra le altre, la Congregazione cassinese che ha il suo archicenobio (casa madre) nell’abbazia di Montecassino (Frosinone) e quella camaldolese sorta intorno all’abbazia di Camaldoli (Arezzo) nel 1012. Quest’ultima conta oggi più di cinquanta monaci, oltre a una decina di confratelli che hanno scelto la vita dell’eremo sovrastante il monastero. Dalla Congregazione di Solesmes è retta l’Abbaye de Saint-Pierre, fondata in Francia nel 1010 e teatro nel XIX secolo dell’avvio della vigorosa riforma di dom Guéranger. Oggi punto di riferimento religioso e spirituale per tutta la Francia, ospita un’ottantina di monaci. A Montserrat in Spagna, nell’ Abadia de Nuestra Señora, i religiosi, un centinaio, svolgono una rilevante attività di conservazione e sviluppo della cultura e della lingua catalana. Insolito per una congregazione benedettina è invece l’impegno missionario che contraddistingue in Germania l’abbazia di Sankt Ottilien in Baviera. Una “vocazione” che i centoventi monaci attuano attraverso una grande scuola, una casa editrice e un’intensa attività vocazionale e di accoglienza. A Sankt Paul (Carinzia), abbazia retta dalla Congregazione austriaca, spetta il merito di aver diffuso intorno all’anno Mille l’ideale monastico nelle terre slave. All’interno della Confederazione benedettina vi sono anche una “Congregatio hungarica” che conta centoundici religiosi distribuiti in cinque abbazie in Ungheria, una in Brasile, in Austria e in Spagna, e una “Congregatio slava” cui appartengono trenta religiosi in quattro monasteri situati nella Repubblica ceca. E proprio oggi, 11 luglio, alla presenza dell’arcivescovo di Praga, il cardinale Miloslav Vlk, è in programma a Novy Dvur, in Boemia, l’inaugurazione del primo monastero trappista del Paese. Secondo dati forniti dall’Abbazia di Santa Scolastica, i monasteri benedettini maschili in Italia sono 58; 120 quelli femminili. In Europa se ne contano 151 maschili e 158 femminili. Nel mondo i monaci sono 7.816; 15.862 le benedettine, suddivise tra monache e suore.
Giovanna Pasqualin Traversa