Un "Libro Bianco" della Commissione europea traccia l’identikit dei giovani e offre utili "chiavi di lettura"” “
L’Europa allargata annovererà 75 milioni di giovani tra i 15 e i 25 anni. “Anche se eterogenei (in termini di accesso al mercato del lavoro, di istruzione, di vita familiare, di reddito, ecc.), i giovani rivendicano la loro condizione di cittadini con i loro diritti e i loro obblighi. Investire nella gioventù significa investire nella ricchezza delle nostre società di oggi e di domani”. E’ uno stralcio del “Libro Bianco” della Commissione europea sulla gioventù, redatto al termine di una vasta consultazione avvenuta su scala europea dal maggio 2000 al marzo 2001 (cfr SirEuropa n.9/2001). L’indagine ha interessato giovani di qualsiasi origine, le organizzazioni della gioventù, la comunità scientifica, i responsabili politici e le loro amministrazioni. Gli Stati membri hanno organizzato 17 conferenze nazionali che hanno riunito diverse migliaia di giovani, in occasione delle quali sono stati raccolti 440 contributi. Il lavoro con i giovani prosegue: si aprirà infatti il 9 luglio prossimo a Bruxelles la “Convenzione dei giovani” che ha il compito di offrire le proposte delle nuove generazioni all’elaborazione del futuro trattato costituzionale europeo. Riportiamo alcuni spunti tratti dal Libro Bianco che può essere consultato in tutte le lingue al sito: www.gioventu.it.
Giovani fragili. “Nonostante situazioni molto diverse si legge nel Libro Bianco – i giovani condividono valori e aspirazioni ma anche problemi”. Tra questi l’accesso all’occupazione sempre più ritardato, i frequenti avvicendamenti tra lavoro e studi, la tendenza a rimandare il tempo in cui creare una famiglia propria. La scuola o l’università, il lavoro e il contesto sociale non svolgono più lo stesso ruolo di integrazione; l’autonomia è acquisita sempre più tardi. “Ciò commenta il Libro Bianco – si traduce spesso in un sentimento di fragilità della loro condizione, in una perdita di fiducia nei sistemi decisionali esistenti e in un certo disinteresse per le forme tradizionali di partecipazione alla vita pubblica”. Dalla consultazione emerge che “una parte dei giovani si rifugia nell’indifferenza o nell’individualismo, un’altra parte è tentata da modi d’espressione a volta eccessivi, se non addirittura ai margini dei canali democratici. Una maggioranza di essi vorrebbe intervenire sulle scelte politiche ma non ne trova i mezzi”.
Società vecchie. Tra il 2000 e il 2020 la proporzione delle persone tra i 65 e i 90 anni di età passerà dal 16 al 21% della popolazione complessiva dell’Unione Europea, mentre la proporzione dei giovani tra i 15 e i 24 anni sarà solo dell’11%. Secondo le proiezioni del Libro Bianco, uno squilibrio quantitativo tra giovani e meno giovani comporterà “un cambiamento qualitativo nei rapporti tra le generazioni”. La pressione finanziaria sui sistemi sociali costituisce soltanto “una delle facce del problema”. Si tratterà piuttosto “di inventare nuovi meccanismi di solidarietà” e di “organizzare in modo soddisfacente per tutti l’avvicendamento tra le generazioni nella società”.
Giovinezze prolungate. Il Libro Bianco fotografa anche il fenomeno del “prolungamento della gioventù”. I demografi osservano che, sotto l’influsso di fattori economici (soprattutto a causa della disoccupazione) e di fattori socioculturali, rispetto al passato i giovani sono mediamente più avanti negli anni quando superano le diverse tappe della vita: fine degli studi, accesso al lavoro, creazione di una famiglia, ecc. Si assiste inoltre a “un accavallamento delle sequenze della vita”: si può essere contemporaneamente studente, lavoratore e vivere con i genitori. Dal Libro Bianco, infine, emerge che i giovani sono abbastanza diffidenti rispetto alle strutture tradizionali dell’azione politica e sociale. Un fenomeno analogo si verifica nei confronti dell’Unione Europea: “Questo divorzio tra i giovani e l’Europa non è che un esempio della distanza che si registra tra le popolazioni europee e Bruxelles”, osserva il documento. Infatti i ragazzi esprimono “dubbi sulle istituzioni che sembrano poco accessibili, complicate e lontane”. Una posizione che esprime un “segno di malessere che conclude il Libro Bianco – non deve essere ignorato”.