rassegna delle idee" "
La riflessione di Timothy Radcliffe su "Priest and People"” “” “
Sempre più multietnica: è l’unica “previsione certa” che si può avanzare sul futuro della Chiesa”, anche se “la Bibbia afferma che essa durerà fino alla fine dei tempi”. Per diverse ragioni sono tuttavia “pochi coloro che si sentono ‘a casa propria ‘ nella Chiesa”, mentre la maggior parte dei fedeli “preferisce credere senza appartenenze'”. “Sì” a Dio; “no” alla Chiesa: si potrebbe riassumere così una tendenza che secondo TIMOTHY RADCLIFFE, per nove anni maestro generale dell’Ordine dei predicatori, pone seri interrogativi poiché “la nostra fede si realizza proprio nella comunione e nell’appartenenza al Corpo di Cristo”. Preoccuparsi pertanto del futuro della Chiesa, riflette il religioso dalle colonne del numero di agosto di “Priests and People” (distribuito nel mese di settembre), “implica la ricerca di strade attraverso le quali proprio nella Chiesa i fedeli possano sentirsi a casa”. SPAZI DI CONFRONTO. La Chiesa non esiste per se stessa, ma per “essere il segno e il sacramento dell’unità degli uomini nel Regno. Con la venuta del Regno, essa non avrà più motivo di essere”, osserva padre Radcliffe richiamando la Lumen Gentium. Per il domenicano il futuro della Chiesa “dipenderà in parte dalle caratteristiche del prossimo Papa” ma “ancor più dalla nostra capacità di affrontare le difficoltà presenti senza scoraggiarsi”. “Se saremo troppo incentrati sulle questioni o sulle politiche ecclesiali annota il rinnovamento della Chiesa sarà più lento; se invece manterremo viva la passione per il Vangelo e per il mistero dell’amore di Dio, aiuteremo la Chiesa a ringiovanire”. Diverse le difficoltà attuali. Innanzitutto la “pericolosa e non-cattolica polarizzazione” tra “gruppi superconservatori e gruppi liberali”. Divisioni o divergenze fanno parte fino dalle origini della storia della Chiesa ma, sottolinea Radcliffe, “oggi siamo più inclini a parlare dell’opposizione che a dialogare con essa”. “Occorre pertanto creare degli spazi nella vita della Chiesa per favorire la ricerca comune della verità, ascoltando le obiezioni di chi è in disaccordo con noi e prendendole in seria considerazione”. APPARTENERE AL CORPO DI CRISTO. La crisi di appartenenza e di radicamento nella Chiesa è legata, per il domenicano, anche all’allentamento del legame con la parrocchia, “un tempo comunità geografica e ‘casa’ naturale dei fedeli”, oggi frutto di una scelta operata con atteggiamento “consumistico” in base “ai ‘servizi’ che è in grado di offrire”. L’età media dei preti (in alcune diocesi britanniche oltre 65 anni), e la loro progressiva diminuzione non costituiscono certamente elementi a favore di un rinnovamento delle parrocchie; elemento cui va ad aggiungersi “la stessa natura istituzionale della Chiesa: una gerarchia maschile che ne modella forma e intenzioni” percepita da “molte donne come una struttura che le emargina e le considera cittadini di serie B”. “Sì”, dunque a Dio e “no” alla Chiesa, “ma la nostra fede argomenta padre Radcliffe non è una filosofia o un teoria di autorealizzazione. La nostra fede è divenire parte del Corpo di Cristo; questa è la nuova alleanza. L’appartenenza è, dunque, intrinseca alla religione cristiana” che nell’etimologia di religio “contiene l’idea del legame, a Dio e agli uomini”. IL “SACERDOZIO” DEI LAICI. Come, allora, rinnovare la Chiesa? Per padre Radcliffe, in un mondo che è “un villaggio globale” in cui si ragiona ormai in termini di “reti”, “occorre valorizzare la ricchezza dei diversi movimenti e associazioni presenti all’interno della Chiesa stessa”; un’autentica “rete” che offre l’immagine di “una Chiesa nutrita da molte istituzioni, ognuna delle quali può costituire una modalità di appartenenza che dà voce alla saggezza e all’autorità dei battezzati”, così come avveniva nel Medio Evo con “gli ordini religiosi, gli ordini cavallereschi e militari, le confraternite di laici, le università”. “Il ‘genio’ della Chiesa”, del resto, “si è sempre manifestato attraverso l’invenzione di nuovi modi di appartenenza; dalle chiese domestiche fondate da Paolo nelle città della Grecia ai movimenti del XX secolo. Compito della gerarchia vescovi, preti e diaconi non è essere ‘la’ Chiesa chiarisce padre Radcliffe , quanto tentare di mantenere insieme tutte queste diverse realtà, affinché interagiscano tra loro al suo interno”. Spazio, dunque, ai laici, poiché per il domenicano “il sacerdozio principale è quello del laicato, e i preti ordinati devono porsi al suo servizio”. Così la Chiesa “può ritornare ad essere una società più complessa e dinamica, con svariati modi dalle “scuole bibliche e di preghiera, alle reti che tengano viva la passione per la giustizia, dai luoghi del dibattito teologico a quelli dell’amicizia e della condivisione”. Non una Chiesa “rigido mezzo di trasporto che chiede a tutti di procedere su un’unica strada” ma, piuttosto, “un segno che in Cristo Dio ha detto un eterno ‘sì’ all’umanità e l’umanità a Dio”.