RASSEGNA DELLE IDEE" "
Da "Vita e Pensiero", rivista dell’Università cattolica di Milano” “
Il mondo islamico ha bisogno di un “illuminismo”, di sperimentare una laicità “che non esiste ancora, se non in quei musulmani educati nella cultura occidentale”, di tentare una “lettura storica del Corano” che interpreti il Libro come “un documento storico, scritto da un essere umano”. È questa, pubblicata da “Vita e Pensiero”, bimestrale dell’Università cattolica di Milano (n.5/2005), la via che secondo Samir Khalil Samir , uno dei maggiori conoscitori al mondo di cultura arabo-cristiana, egiziano, gesuita, potrebbe far uscire il pianeta-islam dall’impasse culturale e politica in cui si trova. E un ruolo determinante potrebbe essere giocato, in Occidente, proprio dall’Europa. Il ruolo dell’Europa. “I musulmani europei – scrive Samir – potrebbero ricoprire un ruolo importante, se non addirittura essenziale”, nell’aggiornamento dell’Islam, e “lo potrebbero intraprendere, ma ad una condizione: nella misura (è questa la parola chiave) in cui accettano pienamente la civiltà dell’Occidente, con tutto quello che significa in termini di norme e princìpi, e vi si integrano appieno senza nessuna concessione. Si tratta di creare un islam che si senta a suo agio nella civiltà occidentale, ben integrato nella modernità senza per questo rinnegare la sua fede. Un simile sforzo di rilettura del Corano deve essere compiuto”. L’Europa è il terreno ideale per portare avanti un simile cammino in quanto teatro, oggi come in passato, dell’incontro fra culture e fedi diverse. “Ne consegue scrive ancora Samir l’importanza da un lato di creare insieme ai musulmani relazioni fraterne e amichevoli che, dall’altro, rappresentino un’esigenza e una sfida. È un tipo di relazione che risulta particolarmente benvenuto se i due partner sono presenti: questo spiega l’importanza che possono avere i cristiani d’Europa nell’approfondire simili relazioni. Una civiltà comune, fondata sui diritti dell’uomo, la vera tolleranza che non è indifferentismo né relativismo e il valore assoluto della pace ricercata con tutti i mezzi mi sembra possibile. È questa la sfida da raccogliere insieme”. Islam e Occidente. Samir esprime un giudizio lapidario sull’islam contemporaneo: “negli ultimi decenni la situazione socio-politica del mondo musulmano è peggiorata. Il senso di umiliazione è aumentato”. Alcune cause sono interne: “l’evidente mancanza di democrazia, l’enorme disparità economica fra Paesi musulmani ricchi e Paesi poveri e fra le persone di uno stesso Paese”, il frequente “oltraggio ai diritti umani”, la “condizione subalterna delle donne”. Tuttavia esistono anche “fattori esterni imputabili al predominio del mondo occidentale. Tale fenomeno vede i movimenti islamici recepire l’Occidente alla stregua di un universo empio e antimusulmano” da cui si sentono attaccati e respinti, tanto da parlare di “islamofobia”. “Oltretutto – continua Samir – nel 1984 fu istituito uno Stato ritenuto intruso nella regione storica della Palestina, all’epoca per lo più abitata da musulmani, ma anche da cristiani. La nascita di questo Stato scatenò rancore e frustrazione. Un simile dramma, alimentato per oltre mezzo secolo dall’indifferenza internazionale non può giustificare gli atti di terrorismo, ma forse permette di comprenderli”. Al senso di oppressione alcuni musulmani reagiscono con il fondamentalismo: “il Corano, interpretato alla lettera, infonde quella certezza che manca a molti credenti. Il senso di ingiustizia, più o meno fondato, può incoraggiare certi atti di terrorismo, specie se si fa leva su una teoria che giustifica simili atti in nome di Dio”. Come leggere il Corano. Ma si può davvero trovare nella religione islamica una giustificazione al terrorismo? Qual è il rapporto fra Islam e violenza, fuori dagli stereotipi mass-mediatici? “Nella tradizione musulmana – spiega Samir – nessuno ha il diritto di attaccare soggetti disarmati, a maggior ragione se si tratta di persone anziane, donne o bambini”. Leggendo il Corano incontriamo sul tema della violenza affermazioni fra loro differenti. “Alcune persone serie dicono a ragion veduta: “Il Corano sottolinea e afferma la tolleranza”, e citano il versetto coranico (2,265): “Nessun obbligo in materia di religione”. Ma si citerà anche: “Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono, ma non oltrepassate i limiti.. Combattete fino a che non ci sia più scandalo e la religione sia quella di Dio” (2, 190-193)… È possibile comprendere questi passi contraddittori – e nessun musulmano mette in discussione il fatto che lo siano – solo in una prospettiva storica e culturale”. Solo una lettura filologico-critica, oggi rigorosamente non ammessa, potrebbe dirimere la questione. Ad un tale aggiornamento culturale i cristiani potrebbero offrire il loro contributo.