CROAZIA

Il miracolo di Ludbreg

Il card. Tomko alla “Sveta Nedilija – la Domenica Santa”

Il villaggio di Ludbreg, in Croazia, ha dato il benvenuto a migliaia di credenti provenienti da ogni angolo del Paese e dall’estero la prima domenica di settembre, nota come “Sveta Nedilija – la Domenica Santa”. Il motivo è stato la celebrazione del 600° anniversario del miracolo eucaristico, ufficialmente riconosciuto dalla Bolla di papa Leone X nel 1513. Dopo un attento esame delle circostanze e l’autorizzazione alla venerazione della sacra reliquia, il Papa la portò lui stesso in processione varie volte per le strade di Roma, prima di riportarla in Croazia. Molte persone sono state testimoni di guarigioni miracolose mentre pregavano in presenza della reliquia. Nel 18° secolo, la parte settentrionale del Paese fu devastata dalla peste. La gente si rivolse a Dio, invocandone l’aiuto, e così fece anche il Parlamento croato. Durante la sessione parlamentare tenuta nel 1739 nella città di Varaždin venne fatto voto di costruire una cappella a Ludbreg in onore del miracolo, se la peste fosse scomparsa. La peste fu evitata, ma il voto non fu portato a compimento fino al 1994, con il ripristino della democrazia in Croazia.La processione di quest’anno in occasione delle grandi celebrazioni a Ludbreg, con la partecipazione stimata di 60 mila pellegrini, è stata guidata da tutti i 25 vescovi della Croazia e dall’inviato speciale del Papa per l’occasione, il cardinale slovacco Jozef Tomko. Il cardinale ha condiviso opinioni e impressioni sull’evento in un’intervista al nostro corrispondente da Bratislava per i paesi dell’Europa dell’Est, Danka Jaceckova.Che tipo di miracolo eucaristico avvenne 600 anni fa a Ludbreg?“Un prete stava officiando la Santa Messa nella cappella del castello locale e dubitò della verità della transustanziazione, la vera presenza del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo nell’Eucaristia. Improvvisamente il vino contenuto nel calice si trasformò in sangue. Il prete si spaventò e, non sapendo cosa fare, inserì questa reliquia nella parete dietro l’altare maggiore. Non lo rivelò a nessuno fino al momento della sua morte. Dopo tale rivelazione, la notizia si diffuse immediatamente e la gente cominciò a venerare la reliquia. L’ampolla contenente il sangue è stata posta nell’ostensorio, e ogni anno viene portata in processione”.Come ha presentato l’Eucaristia nella sua omelia? “Mi sono concentrato sul mistero della fede e sul mistero del Sangue, sul fatto che Cristo continua a redimerci nella Messa. La sua presenza – l’Eucaristia – è qualcosa di vivo. Non è soltanto il passato, ma è presenza. Un vero e proprio mistero di salvezza che avviene sui nostri altari. Per noi e anche per i tempi in cui viviamo, per le nostre nazioni, per l’Europa. A questo proposito ho citato il beato cardinale croato Aloysius Stepinac, che era solito tenere sermoni bellissimi. Esortava la gente a far entrare Dio nelle loro vite, a tenerlo al centro, a lasciare che parlasse loro, in modo da poterlo concepire come una presenza viva, in movimento. Solo in questo modo potremo adorarlo nella vita di tutta la società, non soltanto nelle nostre preghiere private. Ha fatto alcune osservazioni interessanti sull’Europa unita, dicendo quanto sia necessario inserire Cristo al centro della vita europea. Queste parole erano coraggiose e ora sono più attuali che mai… e ho notato che la gente ascoltava con grande attenzione”.Al XXV Congresso eucaristico della Chiesa italiana, appena celebrato ad Ancona, Benedetto XVI ha ricordato che viviamo in un periodo di grandi sfide e di grandi prove. L’Eucaristia può aiutare ad affrontarle?“L’Eucaristia è il Corpo e il Sangue di Cristo. Coloro che hanno fede – i coniugi, i bambini, i giovani, i figli, le figlie… – coloro che trovano questa via trovano anche la via alla fede, al rafforzamento nella vita, e questo può salvarli. L’Eucaristia converte sicuramente. Facciamo questo esempio: delle persone allegre e rumorose vengono a un evento. Poi viene l’esposizione dell’Eucaristia… e improvvisamente cade su tutto un silenzio assoluto. Due milioni di persone, e non si sente neppure un bisbiglio. È un’impressione straordinaria. Quel silenzio, mentre tutti si soffermano in adorazione. La fede resta sempre dentro le persone, dobbiamo soltanto sapere come infiammarla e stimolarla ogni volta. Risvegliare il coraggio di manifestarla. Questo è importante oggi”.Come si è trovato in un Paese in cui il 90% degli abitanti è di fede cattolica? “Quando si va in Croazia è come andare a trovare la propria famiglia, i propri amici: sono tutti molto aperti. Ho avuto bellissime esperienze con loro e si sono create nuove amicizie. Ovviamente, loro trattano gli slovacchi come fratelli. Ne hanno perfino informato il Santo Padre, ed è per questo che lui vi ha fatto cenno nella sua lettera indirizzata a me, dicendo di avermi nominato suo inviato speciale per le celebrazioni anche perché provengo da una nazione fraterna, quella slovacca”.