“Stella polare” della Chiesamoderna, “rivoluzione copernicana” del cattolicesimo: riassunta con queste parole da Massimo Marcocchi, docente distoria del cristianesimo alla Cattolica di Milano, l’importanza del Concilio di Trento, di cui ricorre quest’anno il 450dell’apertura, ricordata dalla Cattolica di Milano con un convegno nei giorni 6, 13 e 20 marzo. “Il Concilio ha improntatoil cattolicesimo moderno – spiega Marcocchi -. Trento stabilisce con fermezza e vigore che i vescovi sono per predicarela parola e non per compiere operazioni politiche. C’ l’affermazione della missione spirituale della chiesa, che unasvolta copernicana. Poi c’ l’aspetto dottrinale, volto a confutare le affermazioni di Lutero e di Calvino e a costruire inpositivo la dottrina cattolica in tema di giustificazione. La terza finalit… del Concilio invece non si realizzata: sanare lafrattura tra cattolici e protestanti”. Ma il valore di questo storico evento non appartiene solo al passato: “In un certo senso- afferma Antonio Acerbi, docente di storia del cristianesimo alla cattolica, sede di Brescia – il concilio di Trento non alle nostre spalle, ma davanti a noi. Recuperare la spiritualit… del tridentino, soprattutto per quanto concerne l’equilibriotra teologia e antropologia, significa recuperare una sostanza di vita cristiana”.