Religiosi
Chiamare a raccolta laici, religiosi e religiose che devono essere coinvolti nel governo della Chiesa e avere uno spazio in cui confrontarsi. È la proposta che emerge dalle riflessioni dei dieci superiori generali che hanno partecipato al Sinodo. L’esperienza delle tre settimane di discussione e confronto in Vaticano sul tema della famiglia ha portato alla redazione di un documento con suggerimenti in merito ai contenuti e al metodo che potrebbero caratterizzare la prossima Assemblea dei vescovi
Un Sinodo del popolo di Dio che chiami a raccolta laici, religiosi e religiose, che devono essere coinvolti nel governo della Chiesa e avere uno spazio in cui confrontarsi. È la proposta che emerge dalle riflessioni dei dieci religiosi che hanno partecipato ai lavori del Sinodo dei vescovi. L’esperienza delle tre settimane di discussione e confronto in Vaticano sul tema della famiglia, che si sono concluse con la stesura di una Relatio largamente apprezzata nel panorama religioso, ha portato alla redazione di un documento con suggerimenti in merito ai contenuti e al metodo che potrebbero caratterizzare il prossimo Sinodo. Il testo sarà presentato alla Segreteria generale del Sinodo a conclusione della 86a Assemblea dell’Unione superiori generali (Usg), in corso a Roma fino al 27 novembre. L’assise alla quale partecipano circa 120 superiori, dedicata non a caso ai “Consacrati con il popolo di Dio in cammino”, è chiamata a eleggere anche il nuovo presidente che succederà al gesuita padre Adolfo Nicolás Pachón.
Questione femminile. La necessità di riflettere sulla sinodalità è al primo posto tra le proposte per il futuro. I padri sinodali religiosi, in rappresentanza dei superiori generali dell’Usg, ritengono che sia giunto il momento di individuare strutture e metodi che permettano di dare voce al popolo di Dio. Il Sinodo dei vescovi è, come rivela il nome, un luogo riservato al confronto tra il Papa e l’episcopato dove i religiosi sono ammessi da statuto quali rappresentanti degli Istituti clericali.
Ma è sempre più forte la necessità di trovare spazi nei quali possa esprimersi liberamente il laicato e abbia diritto di parola una realtà ancora minoritaria nel dibattito della Chiesa: la donna.
Al Sinodo hanno partecipato tre madri generali in qualità di uditrici ma è evidente la disparità di peso, dal momento che le religiose rappresentano oltre l’80 per cento della vita consacrata. E poi, se è vero che le famiglie sono i primi soggetti della pastorale, allora è opportuno che siano anche messe nella condizione di contare qualcosa. In questo senso, i superiori evidenziano la mancanza di strutturazione della sinodalità come ascolto e proposta del popolo di Dio. Altri temi avanzati per il prossimo Sinodo riguardano il rapporto tra dottrina e pastorale, che ha sollecitato una discussione animata tra i vescovi, la missione della Chiesa nel mondo e il significato di casa comune, approfondendo i concetti della “Laudato si’”, e infine il processo decisionale nel governo della Chiesa, per ridefinire il ruolo di laici e religiose.
Papa Francesco e il muro di gomma. Nel corso della prima giornata dei lavori dell’Assemblea dell’Usg sono intervenuti quattro padri sinodali. A introdurre la discussione è stato padre Adolfo Nicolás Pachón, preposito generale della Compagnia di Gesù. Per dare concretezza al Sinodo, in attesa dell’Esortazione apostolica che potrà fare maggiore chiarezza, è auspicabile la realizzazione di Sinodi nazionali e continentali:
“Il Papa non può avanzare da solo, altrimenti la Chiesa è un muro di gomma che spinge sempre indietro”.
Secondo fra Bruno Cadoré, maestro dell’Ordine dei Frati predicatori, “accecati da alcune questioni difficili” ci si è concentrati poco su “grandi preoccupazioni delle famiglie: l’educazione dei figli, la solidarietà incondizionata, le rotture e i conflitti, i mutamenti nell’interazione tra genitorialità e filiazione, il confronto con la dimensione tragica e il maturare dell’uomo attraverso il fallimento”. Padre Richard Kuuia Baawobr, superiore generale dei Missionari d’Africa, ha invitato a “coinvolgere maggiormente le famiglie” e “mostrare ai divorziati e risposati che c’è un cammino di uscita nella loro situazione e che non devono viverlo da soli”.
Per padre Jeremias Schröder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottilia, “dobbiamo promuovere con molto più vigore l’inculturazione” e “incarnare i valori della nostra fede con più profondità nelle rispettive culture”: “Secondo il pregiudizio popolare il Papa è un liberale emotivo” ma Francesco “è ben consapevole dell’importanza del ministero petrino e del primato papale”. Infine fr. Hervé Janson, priore generale dei Piccoli Fratelli di Gesù, ha testimoniato la sua esperienza di unico religioso fratello presente al Sinodo: in nome di un nuovo slancio missionario, bisogna “superare l’abisso che oggi separa così spesso la famiglia dalla comunità parrocchiale, essendo la prima ‘poco ecclesiale’ e la seconda ‘troppo clericale’”. Se l’Eucarestia non è “per i perfetti” ma “per coloro che sono malati”, allora il Sinodo ha marcato il desiderio “nuovo” di “non perdere nessuno e d’incorporare tutti nella Chiesa”.