Chiesa e politica
A un mese dal Giubileo della misericordia voluto da Papa Francesco, il cardinale Vallini ha presentato nella Basilica di San Giovanni in Laterano una “Lettera alla città” per chiedere una “riscossa spirituale, morale e civile” di Roma dopo gli scandali che l’hanno travolta
Un forte “no” alla corruzione, nei giorni in cui comincia il processo per “Mafia Capitale”.
Nel pronunciarlo il cardinale vicario, Agostino Vallini, in una basilica di San Giovanni in Laterano gremita di fedeli, ha fatto notare che “la corruzione non è soltanto quello conosciuta dalle indagini giudiziarie, ma quella indotta da una mentalità prodotta da tossine che hanno infettato l’intero tessuto sociale”. “Oggi la spinta morale non sembra più avere rilevanza pubblica”, la denuncia del porporato, che ha chiesto “una riscossa spirituale, morale e civile” della Città Eterna: “Roma ha bisogno di una forte ripresa della qualità della vita”, che significa “legalità, tutela dei diritti, giustizia sociale, lavoro, efficienza dei servizi, ma anche senso civico, rispetto, solidarietà, magnanimità”.
Per il giurista Francesco D’Agostino, il “malessere istituzionale” attuale, “prima che essere addebitato soltanto a qualcuno, deriva da una profonda crisi antropologica ed etica”, ed “ogni crisi etica è una crisi di responsabilità”. Il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, ha esortato a distinguere tra “chi serve Roma e chi si serve di Roma”. Distinguere “tra chi serve Roma e chi di Roma si serve”. “Qualche schizzo di fango ha toccato anche persone vicine ai nostri ambienti”, ha fatto notare Feroci a proposito degli scandali recenti. Un esempio: “Il benessere senza lavoro, che produce corruzione e malaffare”. Quella attuale, ha ricordato il direttore della Caritas, “è la prima generazione da decenni con aspettative inferiori rispetto alla generazione precedenti”, mentre tra gli anziani – 638.000 su 2.900.000 abitanti della Capitale – “aumentano situazioni domestiche di abbandono”, crescono “patologie psichiatriche” e “aumentano le morti in casa”.
“Condividere gli affanni della nostra città, fare la nostra parte, essere compagni di strada di tutti gli uomini di buona volontà, e dire a tutti, concittadini e istituzioni di Roma, di non perdersi d’animo dinanzi alle sfide che abbiamo davanti”.
È l’intento della “Lettera alla città”, in un momento in cui Roma “vive un momento di transizione e di crisi”. “La corruzione, l’impoverimento urbanistico e ambientale, la crisi economica hanno investito pesantemente lo spazio fisico, l’identità collettiva e la coesione sociale”, la fotografia di Roma scattata da Vallini. Nella Capitale “aumentano le povertà, non solo materiali”, e le “forti tensioni sociali, in particolare di fronte alla sfida dell’immigrazione”. “Il centro storico si sta progressivamente svuotando di abitanti” e Roma “sta diventando la sua periferia”. La crisi “ha alimentato le disuguaglianze, accentuato le differenze tra i quartieri centrali e le periferie, allargato la fascia dei poveri e degli invisibili”. Senza contare la disoccupazione, soprattutto giovanile, i costi dei trasporti e della mobilità, gli affitti spesso insostenibili: il ceto medio “ne è uscito indebolito, si sono alzati steccati tra ambienti sociali diversi”: di qui la necessità di ristabilire “un nuovo patto generazionale tra adulti e giovani, che spesso soffrono retribuzioni ingiuste”.
“Il malessere si respira nell’aria”: la gestione ordinaria del territorio, la manutenzione delle strade, la cura dell’illuminazione, le procedure di raccolta e smaltimento dei rifiuti, “hanno assunto, in diversi quartieri, aspetti di un degrado urbano complessivo”, cui si sono aggiunti “acuti problemi di sicurezza e l’incremento di atti di violenza”. La povertà delle famiglie, la mancanza di lavoro, il gioco d’azzardo che devasta intere famiglie: sono alcuni degli “squilibri” da “affrontare con determinazione” a Roma. La Caritas fa quello che può per “chi non ha una casa o ha perso il lavoro”, per padri e madri separati, anziani, senza dimora, ma servono politiche di equità sociale e di solidarietà. Tra le proposte, istituire dei “volontari di quartiere” ed impegnarsi a favore dell’integrazione degli immigrati – “non solo i rifugiati, ma tutti gli stranieri stabilitisi a Roma” – che “possono incontrarsi anche nelle parrocchie. Per rispondere all’appello lanciato da Papa Francesco ad ospitare in ogni parrocchia una famiglia di profughi, la Caritas diocesana, in stretta collaborazione con la Prefettura e le altre istituzioni civili, ha elaborato “un piano di azione perché tutto si svolga ordinatamente”.
“La complessità dei problemi che una metropoli come Roma deve affrontare richiede una classe dirigente competente e dedita al bene comune”.
E’ l’appello con cui si conclude la “Lettera alla città”: “Assicurare ad ogni famiglia la casa, il lavoro, l’assistenza sanitaria e il diritto primario ad educare”, l’impegno inderogabile.