Volontario con l'Unitalsi

Da Mogadiscio a Lourdes: come cambia la vita

Hamza Mawelid Adam, diciottenne musulmano, originario della Somalia, è arrivato in Italia dopo un lungo e pericoloso viaggio della speranza. È stato ospitato nella comunità educativa per minori semi-terapeutica ”La Casa di Gigi”, fondata a Ripaberarda di Castignano nel 2008 dalla sottosezione dell’Unitalsi di Ascoli Piceno. Qui ha scoperto il valore del volontariato

Dall’avventura sui barconi all’esperienza di volontario con l’Unitalsi, associazione con la quale ha partecipato al pellegrinaggio nazionale a Lourdes, nei giorni scorsi. È il cammino fatto da Hamza Mawelid Adam, diciottenne musulmano, originario di Mogadiscio (Somalia), venuto in Italia attraverso un viaggio della speranza. Sbarcato sulle coste siciliane nel 2013, a 16 anni, è stato accolto nella comunità educativa per minori semi-terapeutica “La Casa di Gigi”, fondata a Ripaberarda di Castignano nel 2008 dalla sottosezione dell’Unitalsi di Ascoli Piceno, “grazie alla generosità di una benefattrice, per accogliere ragazzi tra i 3 e i 17 anni in difficoltà, offrendo loro una casa e soprattutto una famiglia che suppliscano, per tutto il tempo necessario, a quelle da cui si sono momentaneamente allontanati, ma di cui hanno comunque bisogno per poter vivere e crescere serenamente”, spiega Anna Saveria Capriotti, presidente della sottosezione dell’Unitalsi e responsabile della comunità educativa. La struttura ha accolto sia Hamza sia Ibak, un’altra minorenne somala, che poi è stata collocata in un’altra struttura, accusando problemi “insorti durante il viaggio”, assicura il giovane somalo. Hamza, ormai maggiorenne – a gennaio 2016 compirà 19 anni -, risiede attualmente in una struttura cittadina della Caritas. Da novembre sarà il primo ospite, insieme con un altro ragazzo di una nuova casa dell’Unitalsi per i neo maggiorenni, una canonica messa a disposizione dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole.

Un lungo viaggio. Hamza a 13 anni ha detto ai genitori di non voler più restare nel suo Paese, lacerato dalla guerra. In Somalia sono rimasti anche un fratello e una sorella maggiori, mentre uno più piccolo già si trova in Libia, per tentare anche lui la sorte e venire in Italia. “Lo stiamo aspettando”, dice Capriotti. Hamza, nel suo viaggio, durato quasi tre anni, ha fatto tappa in Etiopia, Sudan e Libia. “Ho avuto tanta paura”, ammette, ricordando “le difficoltà affrontate nel deserto e in mare, la mancanza di cibo e di acqua. Sei trattato come un animale, che, però nessuno vede durante il viaggio”. Dalla Somalia erano partiti in quattro, ma uno dei suoi amici è ancora in Libia. Ingente anche la spesa sostenuta: “Quasi 10mila euro”. Sul barcone, ricorda, “eravamo in 94: siamo arrivati tutti sani e salvi; dopo tre giorni di mare abbiamo chiamato aiuto e chiesto di andare in Sicilia”. Da lì è stato poi trasferito nella “Casa di Gigi”.

Alla scuola del servizio. “Nel vostro Paese sono stato accolto molto bene. Ho imparato l’italiano e sono andato a scuola – racconta – frequentando la terza media. Dopo ho iniziato a lavorare come fioraio”. Adesso Hamza lavora su e-Bay, vendendo oggetti antichi, grazie agli amici dell’Unitalsi: “Il fratello di un disabile che fa parte dell’associazione mi ha proposto questo impiego”. Hamza ha ricevuto tanto, soprattutto l’esempio, e ha voluto condividere con i suoi amici dell’Unitalsi l’esperienza del volontariato, nel pellegrinaggio a Lourdes, ma anche le feste e le altre iniziative dell’associazione: “Aiuto a spingere le carrozzine, a preparare i piatti, a pulire. Mi piace aiutare gli altri. Sono stato aiutato e mi fa piacere ricambiare quanto a mia volta ho ricevuto”. Perciò, dice: “Grazie all’Unitalsi sono stato alla ‘scuola del servizio”. Prima di venire in Italia, il ragazzo aveva un sogno: diventare calciatore. “Adesso ho capito che è un desiderio che non si può realizzare – afferma – e che qualsiasi lavoro dà dignità”. Hamza con quello che guadagna aiuta anche la sua famiglia rimasta in Somalia. Nel futuro, soprattutto, si vede ancora “impegnato come volontario”. In particolare, gli piacerebbe fare “l’educatore”, all’interno dell’Unitalsi, dove ha imparato a “non avere paura del futuro” e a “considerare allo stesso modo sani e malati”, senza avere pregiudizi. Al giovane piacerebbe anche rivedere la sua famiglia, anche se “è difficile”. Ogni settimana, comunque, parla con loro a telefono. Intanto, nella nuova casa, dove c’è tanto spazio, Hamza potrà prendere con sé un gattino, animale che ama molto. Resterà lì, finché non sarà completamente indipendente. Solo allora, il suo lungo viaggio sarà veramente concluso.