Politica
Nel 2016 il nuovo presidente dell’Argentina, Mauricio Macri, deve affrontare una serie di sfide che vanno dalla lotta alla corruzione ai problemi economici, senza dimenticare il dramma di chi si è trovato senza casa dopo le forti alluvioni
Il nuovo anno in Argentina presenta sfide che vanno dalla lotta alla corruzione ai problemi economici, senza dimenticare il dramma di chi si è trovato senza casa dopo le forti alluvioni.
Lotta alla corruzione. L’idea di guardare solo al futuro e lasciarsi alle spalle l’operato dei suoi predecessori sembra essere stata rivista dal presidente argentino Mauricio Macri, che, in questo fine anno, ha ordinato otto importanti verifiche di controllo in aree sensibili della pubblica amministrazione. I controlli, affidati a esperti della Sindacatura generale della nazione e dei ministeri legati alle diverse aree (il corrispettivo della Corte dei Conti italiana) cercheranno di stabilire se procedere o meno in merito a denunce giudiziarie a carico dei responsabili di organismi e programmi in cui sarebbero state segnalate irregolarità nella gestione dei fondi dello Stato. Si parla soprattutto del Pami, l’istituto sociale dei pensionati, ma anche del cosiddetto “Plan Qunita” per l’assistenza alle madri più povere del Paese; del programma “Sueños Compartidos” volto alla costruzione di abitazioni e amministrato dalla fondazione delle Madres de Plaza de Mayo e di Yacimientos carboniferos fiscales di Rio Turbio che gestiva sia miniere di carbone sia il generatore di energia attualmente spento “per mancanza di carbone”.
Condanne per l’incidente ferroviario. Ma più concrete e di maggior impatto di questi annunci si sono rivelate le condanne giudiziarie emesse, sul finire dell’anno, contro ventuno persone coinvolte nella tragedia derivata dell’incidente ferroviario del 22 febbraio 2012 nella stazione “Once” della città di Buenos Aires, che ha causato 51 morti e oltre 700 feriti. La sentenza, oltre a condannare il macchinista e i proprietari della concessionaria del servizio, ha inflitto pene variabili da sei a otto anni di carcere effettivo anche a carico del ministro del Pubblico trasporto dell’epoca, Juan Pablo Schiavi , e del suo predecessore, Ricardo Jaime, per gestione carente a danno della pubblica amministrazione e “strage” colposa.
In questo modo, la sentenza ha ricordato agli argentini che la corruzione uccide.
Controllare l’inflazione. La principale preoccupazione del governo riguarda ora la necessità di evitare un aumento dei prezzi e delle rivendicazioni salariali, cioè il controllo del tasso d’inflazione. I sindacalisti e gli imprenditori sarebbero già stati convocati per raggiungere un accordo economico e sociale per la seconda o terza settimana del mese di gennaio. Mentre gli imprenditori locali sono stati avvertiti dal governo che se ritoccano ancora i prezzi saranno aperte le importazioni di beni di consumo, ai sindacalisti è stato richiesto un gesto verso l’unificazione delle diverse centrali operaie perché si fa evidente la tendenza di ogni settore a irrigidirsi solo per dimostrare inflessibilità nel fronte interno. È stata la centrale sindacale più vicina alla gestione uscente ad anticipare al nuovo governo le proprie condizioni per poter aderire a un accordo: che non ci siano licenziamenti per un anno, che i prezzi del paniere minimo siano riportati ai valori dello scorso primo ottobre e che siano garantite le libere “trattative salariali paritetiche”.
Il dramma degli sfollati. A calle Balcarce 50, sede del governo argentino, si fa intanto una lettura positiva degli effetti delle prime misure economiche. Il superamento delle restrizioni finanziarie, stabilite dal governo uscente per arginare la “corsa al dollaro”, non ha causato grandi alterazioni e la riduzione delle imposte sulle esportazioni ha spinto i produttori agro-zootecnici a esportare, liquidando parte delle loro derrate accumulate in riserva e bloccate proprio in attesa della revisione dei cambi ora operata dal nuovo governo. E questo ha significativamente rafforzato le riserve della banca centrale. A fine anno c’è stata, però, una nuova emergenza: il dramma delle migliaia di persone (oltre 30mila) sfollate a causa delle alluvioni verificatesi nel nordest del Paese, per la piena del fiume Uruguay. Nella città di Concordia, in provincia di Entre Rios, dove si sono registrate le piogge più forti degli ultimi cinquant’anni, il presidente Macri ha annunciato che “si procederà con soluzioni definitive attraverso gli investimenti e le opere strutturali necessarie” e che il governo nazionale fornirá il 66% dei fondi necessari per la ricostruzione di quartieri con abitazioni sicure, nelle zone alte.