Mondo ortodosso
È la più grande e difficile impresa del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo: convocare nel 2016 il Santo e Grande Concilio pan-ortodosso riunendo dopo dodici secoli i Patriarchi e i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse. Monsignor Piero Coda: “E’ della massima rilevanza il fatto che le Chiese dell’ortodossia possano riaffermare e promuovere la comunione tra loro come premessa e trampolino di lancio per un’accelerazione del cammino di unità con la Chiesa cattolica”
Nulla è più sicuro e tutto è in bilico. Anche la data e il luogo. Ma il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I va avanti, non demorde. E’ la sua mission più difficile ma forse la più importante. Stiamo parlando del Santo e Grande Concilio pan-ortodosso, la riunione dei Patriarchi e degli arcivescovi di tutte le chiese che compongono la vasta e complessa galassia ortodossa. Due anni fa, nel 2014, i capi di 13 Chiese Ortodosse avevano preso una decisione storica: il Concilio si sarebbe tenuto nel 2016 a Istanbul, presso la cattedrale di Hagia Irene . La notizia fu accolta con grande clamore visto che l’ultima volta che le Chiese d’oriente si sono ritrovate insieme risale a 12 secoli fa, e cioè al secondo Concilio di Nicea (787 d.C.). Ma il 2016 si è aperto con più incognite che certezze.
La data. E’ ancora troppo presto per dire che il Concilio pan-ortodosso si terrà a Pentecoste e cioè a partire dal 19 giugno. E’ il metropolita di Volokolamsk Hilarion, presidente del dipartimento degli affari ecclesiastici esterni della Chiesa ortodossa russa a metterlo in dubbio. “Abbiamo sentito che è intenzione del Patriarca di Costantinopoli – ha dichiarato in ottobre ai giornalisti – ma al momento presente non c’è ancora un annuncio ufficiale. La data sarà stabilita in funzione del grado di preparazione dei documenti necessari”. Dal 2014 al 2015, si sono svolte una serie di “Sinaxis” ed incontri preparatori in vista del Concilio. Il prossimo incontro dei Primati delle Chiese ortodosse si sarebbe dovuto tenere a fine gennaio a Istanbul ma il precipitare delle relazioni diplomatiche tra Turchia e Mosca a causa della Siria ha messo in discussione la scelta di Istanbul come sede dell’incontro che probabilmente verrà spostato in Svizzera dove il Patriarcato ecumenico ha un centro.
Il luogo. Ed è proprio la situazione internazionale e soprattutto la tensione politica crescente tra Russia e Turchia ad ostacolare il processo di preparazione. Ad ipotizzare un cambio di luogo del Concilio stesso è l’arcivescovo russo Igor Yakimtchouk dello stesso dipartimento di Hilarion. Parlando recentemente all’agenzia russa Ria Novosti, Yakimtchouk ha anche ricordato che la decisione finale sulla data e il luogo dovrà essere presa “all’unanimità dai primati di tutte le Chiese ortodosse”. Ma i problemi non sono solo relativi alla Russia. Anche le relazioni tra il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa di Grecia è tesa. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti e prima ancora l’agenzia greca Romfea, l’arcivescovo Ieronymos II di Atene avrebbe declinato l’invito a partecipare all’incontro di gennaio. Tra gli impedimenti vi è anche la rottura della comunione eucaristica tra le Chiese ortodosse locali di Antiochia e Gerusalemme.
Mission impossible? Sicuramente il cammino è tutto in salita. Ma il Patriarca Bartolomeo ha tutte le intenzioni di percorrerlo fino alla fine. In un messaggio ai giovani riuniti a fine anno a Valencia per l’incontro di Taizé, il Patriarca confida le sue aspettative rispetto al Concilio pan-ortodosso. “Si tratta – spiega – di un evento storico nella vita della nostra Chiesa”. Bartolomeo ha chiesto ai giovani di pregare “affinché – scrive – testimoniando la vitalità della chiesa ortodossa e l’unità dei suoi membri, possa anche agire per l’avvicinamento dei cristiani e alla loro unità ritrovata”.
E Roma come segue questo processo? Monsignor Piero Coda è preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Firenze) che recentemente ha conferito il dottorato h.c. in Cultura dell’Unità al Patriarca Bartolomeo I, ed è membro della Commissione Teologica Internazionale e della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. “L’evento è storico – spiega – innanzi tutto perché è la prima volta nella storia che, dopo la rottura della piena comunione tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli nel 1054, si celebra un Concilio che vede radunati i Patriarchi e i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse”. Il teologo cattolico spiega che “le sfide sono soprattutto due: quella, da un lato, di promuovere il consenso tra le Chiese sorelle dell’ortodossia che si riconoscono in comunione nella stessa fede, ma che al tempo stesso godono ciascuna di autonomia e sono fortemente radicate in specifici contesti nazionali, culturali e sociali; e quella, d’altro lato, di trovare la convergenza su alcune questioni canoniche e pastorali di fondo, nel rispetto di queste peculiarità storiche e delle non piccole questioni politiche che investono le regioni del mondo (dal Medio Oriente all’ex Unione Sovietica e all’Europa dell’Est) in cui queste Chiese vivono”.
Riunire attorno ad uno stesso “tavolo” i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse potrebbe avere anche delle conseguenze dal punto di vista ecumenico, nel dialogo in particolare con la Chiesa cattolica di Roma.
“E’ della massima rilevanza il fatto – conferma Coda – che le Chiese dell’ortodossia possano riaffermare e promuovere la comunione tra loro come premessa e trampolino di lancio per un’accelerazione a ragion veduta del cammino di unità con la Chiesa cattolica”.
Il teologo Coda aggiunge: “Il favore e la simpatia con cui, in genere nel mondo ortodosso, si guarda a Papa Francesco e, in particolare, al suo pressante invito a un cammino sinodale della Chiesa a tutti i livelli, così come il lavoro – non facile, ma perseverante – della Commissione teologica mista cattolico-ortodossa sul tema del rapporto tra primato e sinodalità alimentano con vigore la speranza”.