Porte aperte agli homeless
Iniziativa congiunta tra Caritas e municipalità per dare ospitalità nei mesi invernali, nella ricca capitale del Granducato, agli ultimi tra gli ultimi, spesso dipendenti dall’alcol. Un luogo accogliente, tollerante, che però non rinuncia ad accompagnare le persone cui mancano una casa e una famiglia. Da aprile i locali vengono sottoposti a ristrutturazione, ma per il prossimo autunno si riapriranno i battenti, con orari più lunghi e ci sarà bisogno di personale e volontari
Anche nella verde e scintillante Lussemburgo ci sono i senzatetto e anche tra i luccicanti palazzi del Paese più ricco dell’Ue fa freddo per la strada in questi mesi, di notte come di giorno. Per chi una casa non ce l’ha, il modo più efficace per avere l’illusione del caldo è bere, lì dove si staziona: davanti alla porta di centri commerciali e negozi, dove si riesce anche a rimediare una lattina di birra a poco prezzo e a rubare qualche sbuffo di aria calda, o sulle piazze pubbliche, nei giardini insieme ai compagni di sventura. Mancano numeri precisi, ma si stima siano tra 250 e 300 le persone che vivono per le strade della capitale del Granducato.
Ci vuole “coraggio”. “Già da tempo per queste persone sono a disposizione dormitori, centri diurni, alloggi assistiti”, spiega al Sir Ute Heinz, psicologa e responsabile Caritas per il settore urgenze. “In tutti questi posti però vige il divieto di consumare bevande alcoliche.
Il problema è che l’80% di questa fetta di popolazione è dipendente dall’alcol.
Da anni pensavamo a un posto protetto per gli homeless dove il consumo” di vino o birra “potesse essere permesso e, ovviamente, moderato e controllato”. Una sorta di rifugio per gli esclusi tra gli esclusi. L’attenzione della Caritas ha incontrato la preoccupazione della municipalità e la sua disponibilità economica per sostenere soluzioni a questo disagio sociale e alle lamentele dei cittadini. Così in un edificio di proprietà comunale, vicino alla stazione, a novembre scorso è stato inaugurato il “Bistrot le Courage”, il coraggio. Un piccolo bar, che può ospitare una trentina di avventori durante il giorno; alle 19 si chiude. Al bancone si possono avere acqua, thè, caffè, piccoli snack; tre sere la settimana c’è anche un piatto di minestra calda. Chi ha voglia di bere una birra o un po’ di vino deve portarseli.
Tre regole. “Non chiediamo nulla in cambio, ma abbiamo tre regole: divieto di violenza fisica e psichica; nessun consumo e traffico di sostanze stupefacenti, nessun consumo di superalcolici”, spiega Heinz che supervisiona l’équipe dei 5 operatori che si danno il turno in questo locale, ottimi assistenti sociali facenti-funzione di barman. “Ci siamo lasciati ispirare dall’esperienza che esiste da più di 15 anni in Germania, le Hempels Trinkräume a Kiel. L’idea è di offrire un posto protetto per chi non ha posto altrove, per chi è escluso da tutti gli altri servizi”. Non mancano in città le possibilità per fare percorsi e terapie di recupero dalle dipendenze, però “il nostro è un centro per chi è molto lontano da tutto ciò, per chi vive da anni in dipendenza cronica”. “A queste persone non si può chiedere di cambiare da un giorno all’altro. Possiamo solo cercare di stabilizzarli, di entrare in contatto con loro e accettare loro e la loro vita così come sono, senza forzarli a cambiare”. Spiega meglio Heinz: “Sono 20 anni che lavoro nel settore e malgrado tutti gli sforzi che si fanno, ci sono persone che non cambiano, che restano in quella situazione e l’unica cosa che resta da fare è dare loro una dignità, accogliendole così come sono”. Misericordia allo stato puro. Certamente, precisa Heinz “il personale è in costante ascolto ed è lì per rispondere a chi esprime un bisogno: un medico, una doccia, un taglio di capelli, un colloquio. Si dà quello che loro ci chiedono, ma noi non chiediamo nulla in cambio, nemmeno un progetto sociale o un percorso di recupero”.
Tutto esaurito. Il bistrot ha fatto il tutto esaurito durante i mesi invernali. A qualcuno piace leggere, altri giocare ale carte, c’è chi si appisola, chi chiacchiera e anche chi alza molto il gomito e poi magari attacca briga. “Certo, a volte ci sono contrasti tra persone che si sono ubriacate”, non ha alcuna remora a raccontarlo la signora Heinz. “È per questo che ci sono sempre tre persone in servizio. E comunque se le persone sono fuori al freddo, bevono di più o più in fretta; mentre adesso sono al caldo e bevono anche un po’ meno”. Non è certo un bar frequentato dalla gente “normale”, però “i vicini, i commercianti sono venuti a trovarci per sapere che cosa stava nascendo e ci hanno accolti molto bene”.
In tanti sono passati con un dolce, una decorazione, qualcosa da offrire agli utenti”.
Di fatto da novembre c’è stata meno gente alla deriva per la strada e questo è stato apprezzato. L’altra peculiarità di “Le courage”, racconta Heinz, è che “ammettiamo i cani. Molti senzatetto hanno un cane. C’è una coppia che ha sempre rifiutato di entrare in un altro centro a motivo del cane. Ma adesso che possono portarlo con sé, trascorrono le giornate da noi. Con questo centro siamo riusciti a far entrare persone che avevano sempre rifiutato altri luoghi”. Il bistrot ha chiuso temporaneamente i battenti con l’inizio di aprile, perché l’edificio ha bisogno di lavori di ristrutturazione, ma riaprirà in autunno con nuovi spazi per docce, lavatrici, un piccolo studio medico, un luogo per riposare. Probabilmente si allungheranno anche gli orari e ci sarà bisogno di nuovo personale.