Giornata per le vocazioni

Clero italiano: mons. Dal Molin (Cei), il prete sia “un uomo tra la gente”

“Un presbitero vicino alla gente che sia uomo della Parola, della grazia e della misericordia”. È il modello di prete che sogna la Chiesa italiana nelle parole di monsignor Domenico Dal Molin, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale delle vocazioni. A pochi giorni dalla 53ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (17 aprile), mons. Dal Molin certifica lo stato di salute del clero italiano in vista della prossima Assemblea generale della Cei che sarà dedicata al rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente. “Sulla spinta della Pastores Dabo Vobis di Giovanni Paolo II – precisa -, la Chiesa italiana ha puntato sulla formazione permanente e sul presbitero come uomo della carità pastorale. L’entusiasmo del post-Concilio, però, si è affievolito nel tempo, anche per l’emergere di una serie di compiti accessori che vanno dall’amministrazione della parrocchia alle mansioni burocratiche. Vogliamo rilanciare il modello di un prete che sia uomo di Dio e prossimo alle persone. ‘Esperti in umanità’, come diceva Paolo VI, ma anche nella Parola”. “Oggi la vera pastorale vocazionale passa per la testimonianza di vita. Nel passato – aggiunge mons. Dal Molin – potevamo contare su una grande forza che derivava dal senso di appartenenza a una comunità. Adesso è arrivato il tempo di tornare ad annunciare la fede: dove ci sono figure significative di preti, religiose, consacrati o coppie si genera un entusiasmo che attrae. Per dirla con il Papa, la missione cristiana non è “fare proselitismo”. E poi non dobbiamo dimenticare i laici e i religiosi”.