BARI/SETTIMANA LITURGICA

Nel giorno del Signore” “la famiglia si fa segno” “attraverso l’eucaristia

Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato e presidente del Cal: “Con la domenica, unione sponsale tra Dio e la Chiesa, uomo e donna mettono il vestito nuovo dell’essere relazione”. I contributi di don Giorgio Mazzanti, don Silvano Sirboni, padre Enzo Bianchi e dell’arcivescovo di Chieti Bruno Forte

Foto Siciliani-Gennari/SIR

La famiglia come realtà in cui vivere relazioni di amore che diventano storia e che legano un uomo e una donna. Ma anche il luogo per eccellenza della prossimità, l’amore reciproco tra sposi, quello reciproco ma non simmetrico tra genitori e figli e l’amore fraterno. Rapporti che stanno all’interno del comandamento che subordina tutti gli altri e che riassume tutta la Legge. È questo il grande messaggio emerso dai lavori della 66ma Settimana liturgica nazionale appena conclusasi a Bari sul tema "Eucaristia matrimonio famiglia", l’appuntamento promosso dal Centro di azione liturgica in collaborazione con l’arcidiocesi di Bari-Bitonto. "Con la domenica, unione sponsale tra Dio e la Chiesa, uomo e donna mettono il vestito nuovo dell’essere relazione" aveva detto monsignor Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato e presidente del Cal all’apertura dei lavori: "Per questo la domenica è il giorno dell’amore sponsale tra uomo e donna, un momento che non si baratta con niente". Matrimonio quale liturgia. A Bari tutti i relatori lo hanno ribadito: in famiglia ogni giorno si compie quella liturgia della vita nella quale si realizza quella comunione che la Chiesa vive e sperimenta nell’eucaristia. In realtà non è cosa nuova ma una riscoperta di quanto lasciato dal Concilio Vaticano II, come ha sottolineato il docente di sacramentaria alla Pontificia Università Urbaniana don Giorgio Mazzanti: "Gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e del magistero post conciliare hanno aiutato a riscoprire sempre più il rapporto intrinseco che collega la nuzialità all’eucaristia. – ha detto – Essa è memoriale della Pasqua di Gesù e il sacramento dell’amore sponsale tra Cristo e la Madre Chiesa". Prospettiva ribadita dal liturgista don Silvano Sirboni: "La famiglia, valorizzando la partecipazione all’assemblea eucaristica domenicale può modellarsi come comunità-Chiesa domestica che sperimenta la gioia nuziale e celebra la festa della comunione". Costante, in questi giorni, il richiamo all’indissolubile legame tra eucaristia e famiglia così come lo avevano appreso i primi cristiani testimoniando un "Sine dominico non possumus" (senza domenica non possiamo vivere). Un legame necessario per essere discepoli di Dio in comunione con Lui e con i suoi figli. Ma farlo oggi comporta una difficoltà maggiore a causa di una società frantumata nella quale le relazioni sono sempre più precarie. I relatori lo ribadiscono: occorre, ricordano, un ritmo comune del tempo di riposo, antidoto all’alienazione da lavoro ma anche riaffermazione della pratica domenicale vissuta in famiglia per non vivere l’eucaristia solo come un precetto da soddisfare ma come la possibilità di vivere in comunione ciò che si è, ovvero una famiglia. Amore, fedeltà e speranza. Nella Bibbia la famiglia è il luogo dell’amore, della speranza e dell’alleanza. Lo ha riaffermato padre Enzo Bianchi, Priore della comunità monastica di Bose: "Il patto nuziale è la prima affermazione dell’amore, è un amen detto all’incontro tra i due partner, un antidoto al vivere senza l’altro". Un amore, dunque che genera l’alleanza e di conseguenza paternità, maternità e fraternità, tutte relazioni originarie ed essenziali alla vita. "Nella famiglia – ha detto Bianchi – si impara anche la fiducia. La vita di ciascuno di noi dipende soprattutto dalla nostra capacità di credere negli altri e di essere fedeli agli altri. Ma questo è un insegnamento che si riceve innanzitutto nella famiglia". Infine la speranza. Quale luogo migliore per accedere alla speranza se non la famiglia: "Nella famiglia – conclude – si può vincere la disperazione che incombe su ogni vita: si può solo sperare con gli altri, e nella famiglia sperare insieme è necessario per imparare ad abitare il mondo e il tempo". Speranza che si legge nell’Apocalisse, libro che trasmette l’urgenza del compimento divino, come ha sottolineato monsignor Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti: "È quello che fa la celebrazione liturgica nel cuore di ogni credente che vi partecipi con fede. Nell’Apocalisse il messaggio di disincanto e di speranza si congiungono per motivare un nuovo affidamento al Dio vivente in coloro che sono impegnati nella lotta". La Settimana liturgica ci lascia infine con la riflessione che la famiglia resta l’epicentro e fondamento della società, il luogo in cui i genitori sono chiamati a insegnare ai figli il ritmo settimanale, scandito dal giorno del Signore.