Una legge positiva
La soddisfazione del ministro Maurizio Martina: “Una sinergia virtuosa tra obiettivi economici e responsabilità sociale”. Le valutazioni del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo; del presidente di Acli Terra, Michele Zannini; del segretario generale dell’Icra (International Catholic Rural Association), Vincenzo Conso
A inizio agosto è stata approvata in via definitiva la legge sull’agricoltura sociale. “Con questo provvedimento abbiamo rimesso al centro la tutela della persona e della sua dignità, creando una sinergia virtuosa tra obiettivi economici e responsabilità sociale ha detto il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina -. Allo stesso tempo rafforziamo le opportunità di crescita della multifunzionalità delle aziende agricole, contribuendo allo sviluppo sostenibile dei nostri territori”. Nell’agricoltura sociale rientrano le attività che prevedono l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali; prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante; iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale. Inoltre, le Regioni possano promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole.
Un nuovo modello di welfare. “Con la legge sull’agricoltura sociale – rileva il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – nasce un nuovo modello di welfare che vede l’agricoltura protagonista con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona”. Non solo: “L’agricoltura sociale – prosegue Moncalvo – è la punta più avanzata della multifunzionalità che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale. Una svolta epocale con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona”.
Una grande opportunità. “La legge è una grande opportunità soprattutto per i giovani”, dichiara Michele Zannini, presidente di Acli Terra, per il quale “è caratteristica dell’agricoltura la capacità di costruire relazioni umane e sociali. L’agricoltura sociale soddisfa ancora di più questo bisogno di relazione tra persone che possono avere qualche difficoltà”. In questo senso “l’agricoltura sociale offre una prospettiva di vivere insieme, di consumare, di abitare, di relazionarsi. C’è il recupero di valori di comunità che l’agricoltura sociale mette in campo a favore di giovani in difficoltà, ex carcerati, anziani, bambini attraverso le fattorie didattiche. Si aprono orizzonti di opportunità, anche lavorative, per categorie svantaggiate”. Inoltre, “l’agricoltura sociale integra le funzioni di un’economia che si incarica da sempre di custodire le produzioni tipiche, le biodiversità, le eccellenze e, contemporaneamente, di salvaguardare il territorio, l’ambiente, il clima e le tradizioni. È dunque un’opportunità per ricostruire le tracce delle comunità, soprattutto dove i territori cominciano ad essere abbandonati”. Ricordando che la gran parte dell’agricoltura italiana si sviluppa sulle colline o sulle montagne, Zannini evidenzia: “L’agricoltura sociale può portare in queste realtà difficili da vivere elementi di assistenza, fraternità, accompagnamento delle persone”. Una legge “importantissima”, dunque, ma, avverte il presidente di Acli Terra, “non mi nascondo le difficoltà di armonizzazione con le leggi regionali. Prevedo tempi lunghi e anche serrati confronti con le Regioni”.
Nella logica della “Laudato si'”. “La legge sull’agricoltura sociale è un provvedimento positivo che, a mio avviso, si pone nella logica dell’enciclica Laudato si'”, sostiene Vincenzo Conso, segretario generale dell’Icra (International Catholic Rural Association). Essa “riguarda oltre 2.000 aziende, ma in realtà ha un bacino potenziale di utenti molto più ampio che può consentire maggiori attività sociali e ambientali, per un migliore sviluppo economico, teso anche alla salvaguardia dei posti di lavoro”. Per Conso, “il provvedimento va nel senso di costruire nuovi percorsi riabilitativi, terapeutici e di cura; ma anche coesione sociale e nuovi legami familiari e vicinali. Si basa, cioè, sui principi di solidarietà e di sussidiarietà, nel senso che prevede forti legami con gli enti locali e riconosce il lavoro della società civile per costruire quel legame tra economia ed ecologia, per la salvaguardia della casa comune, di cui ci parla l’enciclica Laudato si'”. Il segretario generale dell’Icra raccomanda, però, nell’attuazione della legge, “il controllo rigoroso da parte degli organi preposti, teso a evitare abusi e storture. Ma speriamo anche che il nostro Paese voglia proporre agli organismi internazionali questo provvedimento perché possa avere una valenza internazionale. Se riconosciamo, infatti, nell’anno di Expo, che a livello mondiale bisogna puntare sullo sviluppo dell’agricoltura familiare, credo che l’agricoltura sociale si coniughi bene con tutto questo e può contribuire alla soluzione di annosi problemi, come la fame nel mondo o il dissesto idrogeologico, attraverso percorsi di educazione alimentare e ambientale”.