L'ULTIMO SCRITTO DI BROMURI
L’auspicio: “Speriamo di ritrovarci all’inizio di settembre per sviluppare le nostre informazioni e riflessioni”. E poi l’indicazione di lavoro: “Per il prossimo futuro (dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016), il nostro messaggio avrà una particolare sottolineatura che ci viene dal Giubileo”
Cari lettori, come sempre, in agosto ci fermiamo per tre settimane. Interrompere un dialogo non è mai piacevole, ma in questi casi è inevitabile. Speriamo di ritrovarci all’inizio di settembre per sviluppare le nostre informazioni e riflessioni.
Mi è venuto da pensare che mai come nei prossimi mesi sarà necessario e urgente avere orecchi attenti e voci limpide e forti per annunciare al mondo un messaggio forte, controcorrente al grande mondo delle comunicazioni internazionali e al piccolo mondo dei territori, anche i nostri spesso ristretti, che rischiano di diventare un deserto di idee: molte sagre e poche idee.
In chiave più pessimista dovremmo anche dire: tanta droga e pochi ideali, tanta informazione sulle "sostanze" vecchie e nuove, ma incapacità di dominio di sé da parte di tanti nostri bravi giovani.
Le idee cui mi riferisco sono quelle che divulghiamo fin dalle origini del settimanale, di cui siamo, nello stesso tempo, destinatari e annunciatori. Sono, evidentemente, le verità cristiane destinate alle genti, e che non finiremo mai di diffondere ovunque e comunque come primaria missione, sia pure nello specifico strumento giornalistico a noi proprio.
Per il prossimo futuro (dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016), il nostro messaggio avrà una particolare sottolineatura che ci viene dal Giubileo. Andando a vedere come il Giubileo sia stato preparato e indetto nella Bibbia, si nota che comporta il ritorno alla fase iniziale della storia, a una condizione religiosa, culturale e sociale nuova o rinnovata da riproporre con tenacia e generosità, nella quale tutti si cercano e ritrovano più uguali, o almeno più simili, più vicini e concordi, perdonati da Dio e riconciliati tra loro.
Papa Francesco lo ha spiegato bene nella bolla di indizione Misericordiae vultus ("Il volto della misericordia"). Anche i vescovi umbri in un bel messaggio lo hanno ribadito, sottolineando che proprio nella nostra Regione hanno sede due centri di spiritualità che incarnano visibilmente il richiamo alla misericordia e al perdono: la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli in Assisi e il santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza.
La sostanza di questo grande messaggio va a concretizzarsi in quella sorta di abbecedario della carità – a volte ripetuto in forma di filastrocca – che il popolo cristiano ha elaborato lungo i secoli, un elenco di "14 opere di misericordia, 7 corporali e 7 spirituali", che hanno radici profonde nel Vangelo (capitolo 25 di Matteo). Sono un itinerario, una specie di sentiero di montagna molto utile per raggiungere la meta. Fuor di metafora, nel nostro caso, non solo utili ma indispensabili per evitare che l’amore professato sia fatto solo di parole.
Interessante osservare che le opere di misericordia siano definite "corporali", quelle della prima tavola, e "spirituali" quelle della seconda. Ci domandiamo: e noi dove stiamo, noi come giornale "La Voce"? Specificamente non siamo una di queste opere. Non è detto "leggere e diffondere i giornali cattolici". Ma è scritto, ad esempio: 8) consigliare i dubbiosi, 9) insegnare agli ignoranti, 10) ammonire i peccatori, 11) consolare gli afflitti, 12) perdonare le offese, 13) sopportare pazientemente le persone moleste.
A prima vista, tutto ciò non può interrogare un giornale. Se però ci si riflette bene e si legge nella chiave attuale della comunicazione, compresa quella digitale, si potrebbe concludere che, tra le opere "spirituali", gran parte potrebbe essere fatta propria dai mass media. Ciò rappresenta, nel pluralismo confuso del mondo attuale, in cui circolano menzogne e falsi valori, un richiamo tra i più necessari da ricordare e professare.
E infine, consideriamo che la memoria storica della carità e della misericordia è non solo sbiadita ma, più spesso, del tutto cancellata. Pertanto "La Voce", o meglio, la comunità cristiana deve avere la consapevolezza di essere strumento di aggiornamento, attualizzazione, approfondimento e risveglio.