Concilio pan ortodosso
Dopo il no di Bulgaria, Serbia, Antiochia e Georgia, anche Mosca si tira indietro e in un lungo e dettagliato comunicato chiede di posticipare la data del Concilio pan ortodosso. Il metropolita Hilarion: “Tutte le Chiese devono partecipare al Concilio pan ortodosso e solo in questo caso le decisioni prese dal Concilio potranno essere legittime”
Dopo il no di Bulgaria, Serbia, Antiochia e Georgia, anche Mosca si tira indietro e sulla strada tutta in salita che da oltre 50 anni sta conducendo le Chiese ortodosse al Concilio pan ortodosso è scesa una profonda tristezza. E’ un comunicato del Patriarcato di Mosca a gelare ogni speranza. Un testo lungo e dettagliato, frutto di una riunione straordinaria presieduta dal Patriarca Kirill che è stata indetta lunedì 13 giugno, a soli 5 giorni dall’inizio del Concilio.
Mosca fa il punto in maniera estremamente precisa di tutte le difficoltà che sono emerse negli ultimi giorni circa la convocazione del Concilio: dalle bozze dei comunicati pre-conciliari (in particolare il documento sul matrimonio e quello relativo al rapporto con le altre confessioni cristiane), alle procedure fissate per i lavori conciliari, fino (e non ultimi) ai problemi di giurisdizione tra le Chiese di Gerusalemme e di Antiochia che al momento attuale impediscono una comunione eucaristica. Sono queste le questioni principali che hanno spinto nei giorni scorsi 4 Chiese ortodosse locali (Antiochia, Georgia, Serbia e Bulgaria) a chiedere al Patriarca Bartolomeo di posticipare la data del Concilio mentre tre di loro (Antiochia, Georgia e Bulgaria) hanno addirittura annunciato di non partecipare al Concilio nelle date prefissate del 19-27 giugno.
La decisione del Patriarcato di Mosca arriva in tarda serata. “L’unica soluzione possibile, in questo caso, è proseguire il lavoro di preparazione del Santo e Grande Concilio e pervenire ad un accordo tra l’insieme delle Chiese ortodosse sulla sua convocazione ad altra data”. Ed aggiunge: “In caso in cui questa proposta non sia accettata dalla Santa Chiesa di Costantinopoli o in cui il Concilio di Creta, nonostante l’assenza di accordo di numerose Chiese ortodosse locali, sia convocato lo stesso”, il Patriarcato di Mosca riconosce “con profondo dispiacere l’impossibilità a partecipare con una sua delegazione”.
Il “ritiro” del Patriarcato di Mosca dà un duro colpo alla possibilità di pieno successo del Concilio. La sua convocazione fu decisa in gennaio al termine di una riunione in Svizzera, a Chambésy, di tutti i Patriarchi delle 14 Chiese ortodosse autocefale. Erano 12 secoli che non si indiceva un Concilio pan ortodosso ed era il “sogno” del Patriarca Atenagora. Da 50 anni si stava lavorando alla sua realizzazione e l’annuncio di gennaio fu presentato come un accordo storico. Rispondendo in conferenza stampa, il numero due del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion, ha spiegato così la decisione della Chiesa russa: “Tutte le Chiese devono partecipare al Concilio pan ortodosso e solo in questo caso le decisioni prese dal Concilio potranno essere legittime”.
Le Chiese ortodosse rappresentano il 90% dei circa 200 milioni di cristiani ortodossi del mondo. Il Patriarca Bartolomeo ha giurisdizione diretta su pochissimi milioni di fedeli, ma gode di una autorità morale e spirituale accreditata a livello mondiale. Il Patriarca Kirill può dirsi forte dei suoi cento milioni di fedeli in Russia e nel mondo ma la sua leadership è fortemente condizionata dal potere politico russo e dalla influenza del presidente Putin.
La cosa infatti che più stupisce Nikos Tzoitis, analista del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, è che a gennaio “tutti erano d’accordo”. La decisione di Mosca ora di tirarsi indietro non lo stupisce più di tanto. Lo rattrista.
“Ad una settimana dall’inizio del Concilio – racconta -, si è cominciato a chiedere che il tavolo delle discussioni fosse tondo e non a pi greco”.
Si erano anche messe, fin da subito, le condizioni per la partecipazione delle delegazioni delle altre confessioni cristiane arrivando al compromesso di una loro presenza ai lavori conciliari solo il primo e l’ultimo giorno. Secondo Tzoitis, c’è da parte del Patriarcato di Mosca “la difficoltà a confrontarsi con la realtà e questo lo dimostra il fatto che non ci sono problemi di natura dogmatica. Vi è piuttosto una visione purtroppo ancora vincolata ad una sterile tradizione incapace di affrontare i problemi di oggi e di dare una risposta”.
Bisogna ora capire che cosa accadrà a Creta ma Nikos Tzoitis è sicuro: “Il Sinodo – dice – comincerà come stabilito i suoi lavori lunedì 19 giugno. Non può essere il patriarca Bartolomeo a deciderne da solo il rinvio. Sarà nel sinodo e solo in quel contesto che verranno prese decisioni sul cammino da intraprendere. Questo è il sistema sinodale”.