Emergenza

Terremoto in Centro Italia: il dramma nel dramma del cimitero. Il sisma non ha risparmiato nemmeno i morti

Ad Amatrice si scava ancora e la conta dei morti non accenna a fermarsi. Il terremoto non ha risparmiato nemmeno i morti che riposano nel cimitero cittadino. Le scosse hanno aperto tombe, divelto lapidi, buttato giù l’entrata, rendendolo in parte inagibile. Tante bare sono state portate via dai parenti. “Qui – dice il parroco don Savino D’Amelio – forse troveranno sepoltura poco più di 100 morti”. Amatrice piange per le sue vittime e per chi non vi tornerà più. Un dramma nel dramma

Non ha risparmiato nemmeno i morti. Anche le tombe si sono aperte durante quei lunghi interminabili secondi del sisma.

Lapidi a terra, i resti di candele, vasi di fiori sparsi un po’ ovunque, tombe scoperchiate che lasciano vedere pezzi di bare. È l’immagine del cimitero di Amatrice, la sua parte più vecchia, che si aggiunge a quella delle macerie della piccola città laziale e che rivela un dramma nel dramma. Con il recupero delle salme si pone adesso il problema della sepoltura. La tendopoli-obitorio, situata nell’area dell’istituto Padre Minozzi, ospita i corpi delle vittime. Qui i familiari sono fusi insieme da un unico dolore, in fondo si conoscono tutti da tempo, assistiti da psicologi della Protezione civile e di associazioni specializzate nel campo. Alcuni corpi sono stati portati in elicottero in un hangar dell’aeroporto di Rieti, in celle refrigerate. Il riconoscimento avviene attraverso delle foto scattate frontalmente, ma in alcuni casi aiuta anche qualche effetto personale o nota particolare redatta dai soccorsi, come il luogo del recupero così da risalire anche all’abitazione. Mano a mano che le salme vengono riconosciute, sono riconsegnate alle famiglie per essere tumulate. I carri funebri fuori della tendopoli aspettano in fila per caricare le bare e trasportarle nei luoghi di destinazione.

Molte delle vittime, infatti, non sono di Amatrice, o meglio, spiega il parroco don Savino D’Amelio, “sono originari di qui ma da moltissimi anni vivono in altre città. I loro familiari li portano con sé per averli vicini”.

Don Savino stima che alla fine saranno poco più di 100 le vittime che troveranno sepoltura qui ad Amatrice. In un cimitero in parte inagibile anche per un crollo di poche ore fa. E c’è anche un’emergenza bare da affrontare. Fintanto che la conta dei morti non cessi del tutto. Lo strazio dei familiari è visibile, pianti disperati accompagnano il feretro nel breve tratto che lo separa dal carro funebre. Le prime bare, tumulate invece nella parte agibile del cimitero del borgo laziale, mostrano targhe di fortuna, recanti il nome e cognome del defunto. In attesa di sistemare al meglio il fornetto e lasciare anche dei fiori. “Dove tumulare i propri cari è una scelta libera delle famiglie”, spiega al Sir Sergio Pirozzi, il sindaco-allenatore di Amatrice. “Abbiamo messo a disposizione anche i piccoli cimiteri delle frazioni di Amatrice – aggiunge – e chi vuole può fare richiesta per la sepoltura.

È un modo anche questo per non recidere definitivamente i legami. Vogliamo rinsaldare le nostre radici in questa terra”.

Martedì 30 agosto il rito delle esequie sarà celebrato dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, senza salme. Anche perché molte sono state portate via, in cerca di pace, lontano dal terremoto e vicine a chi è sopravvissuto.