Giubileo

Riapre domani la chiesa di padre Hamel. La porta del martirio diventa porta della misericordia

La porta della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray dove due mesi fa padre Jacques Hamel fu barbaramente ucciso diventa porta della misericordia della diocesi di Rouen. È l’arcivescovo Dominique Lebrun ad annunciarlo alla vigilia della riapertura della chiesa. E spiega: “Laddove il peccato abbonda – come dice san Paolo -, la grazia sovrabbonda. È la logica del Vangelo: dalla Croce nasce la speranza”

La porta del martirio diventa porta di misericordia. Ad annunciarlo è l’arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, che domenica 2 ottobre riaprirà la chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray a Rouen con una messa e un rito di riparazione.

Sono passati appena due mesi da quella tragica mattina del 26 luglio quando padre Jacques Hamel, un sacerdote di 86 anni, viene barbaramente ucciso a colpi di coltello da due giovani al grido di “Allah Akbar” proprio mentre celebra una messa per una coppia di anziani sposi.

Dominique Lebrun

“La comunità parrocchiale – dice il vescovo, parlando al Sir alla vigilia della riapertura della chiesa – è piccola ma viva.

Sono felice di dichiarare la porta della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray seconda porta della misericordia della diocesi di Rouen.

I credenti cattolici potranno venire qui per accogliere una sovrabbondanza di grazia. Laddove il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda, dice san Paolo. È la logica del Vangelo: dalla Croce nasce la speranza”.

Il cammino di riconciliazione non è stato per nulla facile per la diocesi di Rouen. In quella piccola chiesa di periferia, la mattina del 26 luglio trascorrono ore tragiche. Solo adesso, Guy e Janine Coponet, l’anziana coppia che era presente alla messa con padre Jacques, riescono a raccontare a Famille Chretienne l’orrore vissuto:

obbligato a filmare l’assassinio del suo amico padre Jacques, Guy viene colpito tre volte con un coltello da uno dei due attentatori, ma per fortuna o “per miracolo” nessun fendente raggiunge organi vitali e l’uomo, seppur in un mare di sangue, riesce a salvarsi.

Padre Jacques prima di morire ha la lucidità di gridare “Vattene Satana”, identificando così nel Male assoluto l’origine di quell’odio che porta due giovani ad uccidere in nome di Dio.

“Padre Jacques è già beato”, ha detto il Papa accogliendo a Roma una delegazione della diocesi di Rouen a Santa Marta. È un martire della storia contemporanea dell’Europa. Ma l’orrore vissuto lascia segni profondi. La gente ha timore ad andare a messa. Chiama le parrocchie per accertarsi che le celebrazioni ci sono e sono sicure. Ritornare a guardare la vita con speranza non è un processo facile e la sfida più grande oggi è quella del perdono, unica via per non lasciarsi vincere dalla paura.

“Il pericolo esiste”, conferma l’arcivescovo Lebrun, che subito aggiunge: “Ma la comunità cattolica sente più forte le parole di Gesù: ‘Non abbiate paura!’. Gli assassini hanno voluto uccidere un prete e hanno generato un martire.

Noi oggi riceviamo una missione: essere testimoni dell’amore, un amore che perdona e non esclude nessuno.

Non si tratta tuttavia di essere fieri. Ci affidiamo nelle mani del Padre per rivestirci della sua tenerezza, delle sue parole di consolazione, della sua pazienza davanti ai nostri peccati”.

Domenica è un giorno molto importante per tutta la comunità di Saint-Etienne-du-Rouvray. La Chiesa di padre Jacques riaprirà le sue porte ai fedeli: sarà l’arcivescovo a celebrare una messa che sarà preceduta da un rito penitenziale di riparazione secondo le regole, che lo prevedono, nei casi in cui una chiesa è stata in qualche modo profanata. Sarà presente e dirà una parola anche il sindaco della cittadina.

“È una tappa di speranza per la parrocchia di padre Jacques e anche per gli abitanti della città”, dice monsignor Lebrun. “È una tappa del cammino di lutto dei suoi familiari. Noi ci mettiamo in loro ascolto e, al tempo stesso, il nostro cuore è già nella gioia, la gioia di essere di nuovo riuniti per ascoltare la parola di Gesù e nutrirci dei suoi sacramenti”.