Storie di missione
Don Paolo Boumis è un sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, in Brasile da quasi due anni. Vive tra la gente di Itacuruba, piccolo comune della diocesi di Floresta, nel Nord-est del Paese. Per chi arriva dall’Europa, inculturarsi è molto difficile. “Qualunque missionario – confessa don Paolo – deve apprendere, con dolori di parto, che generare una vera comunione con un popolo differente dal suo, è un’opera lunga e sofferta”
Quando chiedi a don Paolo Boumis – sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, in Brasile da quasi due anni – di parlarti della sua esperienza missionaria, non può non raccontarti della sua gente di Itacuruba, piccolo comune della diocesi di Floresta, nel Nord-est del Paese. Quello di don Paolo, in Brasile, è un ritorno (avendovi già vissuto un periodo di missione precedentemente), però – confessa – “per certi versi ho dovuto ricominciare da capo, perché ogni realtà è diversa e perché non si finisce mai di crescere. Ma il bello della missione è questo: avere sempre le valigie pronte, possibilmente leggere, per seguire la chiamata di Dio”. E così il sacerdote romano, una volta nominato parroco di Itacuruba, non ha perso tempo: ha iniziato a disegnare il futuro insieme alle lideranças, cioè ai responsabili dei vari ambiti di servizio in parrocchia; ha ripreso il cammino delle attività sospese; ha cominciato a visitare le tante comunità sperdute della zona. Come quella di Angico III, di cui racconta: “Ricordo che fu una delle prime realtà che volli andare a trovare, per celebrare la prima messa della sua storia. Sapevo che c’erano problemi con l’acqua.
Quando arrivai, trovai l’impianto idrico fatto. Lo ricordo come il primo miracolo da quando sono qui… La messa che celebrammo fu una delle più belle della mia vita: traboccava la gioia sui volti della gente che per dieci anni aveva sofferto la sete, aspettando il camion dell’esercito per riempire le cisterne. E adesso aveva l’acqua corrente in casa! Sembra poco, ma l’Eucaristia, qui in Brasile, non parte dal cielo, comincia dalla terra…”.