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Suor Paola a “A sua Immagine”, una “paziente ascoltatrice” per i poveri delle periferie

“Vorrei mostrare che il Vangelo si vive, non raccontato né predicato, ma vissuto”. Si presenta così Suor Paola, che da oggi, 26 novembre, condurrà per alcuni mesi, il programma di Rai 1, realizzato in collaborazione con la Cei, “A Sua Immagine – Le Ragioni della Speranza”. Suor Paola sarà una paziente “ascoltatrice” dei bisogni, dei desideri, delle ansie, dei fratelli poveri delle periferie romane, del carcere in cui lei presta da sempre opera, dei suoi piccoli allievi così come dei loro genitori”

“Vorrei mostrare che il Vangelo si vive, non raccontato né predicato, ma vissuto”. Non usa mezzi termini, Suor Paola, per spiegare lo spirito con cui si accinge da oggi, 26 novembre, a condurre per i prossimi mesi, il programma di Rai 1, realizzato in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, “A Sua Immagine – Le Ragioni della Speranza”. Suor Paola, fondatrice dell’associazione “So.Spe. Solidarietà e Speranza” (www.sospe.it) impegnata nel sostegno e nel recupero di persone vittime di violenze e povertà, detenuti e famiglie disagiate, è la prima religiosa – nel nuovo ciclo avviato due anni fa – a rendere questo servizio che “consiste nel portare la Parola di Dio nelle periferie geografiche ed esistenziali della Penisola”. Prima di Suor Paola, a condurre il programma erano stati alcuni preti definiti “di strada”: don Luigi Ciotti, don Gino Rigoldi, don Vinicio Albanesi e don Maurizio Patriciello.

“Una paziente ascoltatrice”. Il programma, (in onda alle 16,20 su Rai 1), si pone come obiettivo la scoperta del Vangelo in luoghi sconosciuti e molto spesso anonimi, “nelle storie di persone semplici che soffrono o anche di chi s’impegna per donare a chi ne ha bisogno un sorriso, una parola di conforto o un aiuto materiale. Il Vangelo esce dalle Chiese, dai conventi, dai luoghi simbolo della religione cattolica per andare incontro a chiunque nei posti più diversi: dal carcere alla fabbrica, dalle periferie alle scuole, dalle strade alle case-famiglia”. Suor Paola come paziente “ascoltatrice” dei bisogni, dei desideri, delle ansie, dei fratelli poveri delle periferie romane, del carcere in cui lei presta da sempre opera, dei suoi piccoli allievi così come dei loro genitori”. “Con questo servizio – afferma la religiosa – vorrei dare testimonianza alle persone che ci seguono che

Dio c’è e opera nel mondo attraverso ognuno di noi. Soprattutto nelle periferie

dove con i volontari della mia associazione andiamo spesso per distribuire viveri. E sono tante le volte che mi capita di ascoltare persone che nessuno ascolta, nelle carceri, nelle case-famiglia.

Il mio intento è portare la speranza di Gesù a chi è deluso, a chi non ce la fa più, a chi è emarginato, comunicare che la vita è bella e deve essere vissuta con gioia e speranza. Perché quando ci accade qualcosa di negativo si può sempre ricominciare da capo”.

Come logico attendersi da suor Paola, in questi mesi di programmazione televisiva, saranno coinvolti anche gli appassionati di calcio – un mondo che la religiosa conosce bene per via della sua fede calcistica mai taciuta, è tifosa della Lazio – che affidano alla passione per il pallone “l’occasione di stemperare la vita difficile di tutti i giorni” o dei calciatori che “riscoprono il piacere di donare un po’ delle loro fortune per chi non ha nulla se non la presenza silenziosa e confortevole di una suora. Che assicura a tutti una preghiera, una parola di conforto e di speranza e una simpatica battuta per affrontare la vita con gioia”. Sui teleschermi italiani, insomma, da oggi, sabato 26 novembre la speranza nel domani e nella sconfinata misericordia di Gesù avrà il volto di Suor Paola.