Francia
Credere che “il bene è sempre possibile” e che “la giustizia vincerà sulla violenza”. Parla père Michel Erche, responsabile dell’unità pastorale delle diverse parrocchie di Aulnay-sous-Bois. È un sobborgo a nord est di Parigi dove in seguito ad una terribile aggressione di un ragazzo di colore da parte di quattro poliziotti è tornato lo spettro della violenza nelle banlieue
La violenza a Aulnay-sous-Bois non dovrà avere l’ultima parola. “Il bene è sempre possibile” e “la giustizia dovrà vincere sulla violenza”. È la “speranza” di père Michel Erche, responsabile dell’unità pastorale delle diverse parrocchie disseminate in questa città di periferia a nord est di Parigi, dove per la terza notte consecutiva ci sono stati scontri tra giovani e polizia.
Le violenze sono scoppiate sabato scorso dopo che quattro poliziotti hanno aggredito un 22enne di colore, mentre erano ripresi da una telecamera. Uno dei quattro poliziotti lo ha addirittura sodomizzato con un manganello e l’accusa per lui è di violenza sessuale. Gli altri tre sono accusati di violenza volontaria. Theo, questo il nome del ragazzo, ha ricevuto la visita del presidente Francois Hollande e ha lanciato un appello alla calma. Lo stesso avevano fatto in precedenza anche la sorella e la madre del ragazzo. Il giovane è stato operato ed è rimasto in ospedale dove è stato curato anche per ferite alla testa e al volto.
“Dovrà guarire non solo fisicamente – dice il sacerdote – ma anche psicologicamente”.
Aulnay-sous-Bois – racconta al Sir padre Erche – conta 90mila abitanti. È un sobborgo parigino multietnico con a nord abitazioni concentrate e molti appartamenti. “All’inizio i fatti erano confusi. C’era stupore. Non si capiva esattamente cosa fosse successo e come fosse stato possibile. Poi è arrivata la verità”. E con la verità gli scontri sono cominciati subito.
“Il rischio che la violenza dilaghi c’è”
racconta il parroco. “Ci sono giovani che qui vivono nella violenza quotidiana, ma – aggiunge subito – le famiglie non vogliono che il quartiere sprofondi nella violenza”. Ne è una prova il fatto che lunedì pomeriggio c’è stata una marcia di solidarietà a Theo, durante la quale è stato lanciato un appello a non cedere alla violenza.
La gente a Aulnay-sous-Bois è scioccata per quello che è successo e lo manifesta in diversi modi. “I giovani lo fanno in maniera violenta”, ma “c’è anche chi pur provando rabbia, è consapevole che non si può generalizzare: ci sono stati poliziotti che hanno sbagliato, non sono stati all’altezza del loro compito e del loro lavoro. Ma non bisogna dire che tutta la polizia è così”.
È quindi molto importante quanto ha promesso il presidente Hollande a Theo e cioè che “la giustizia andrà fino in fondo”.
“È importante – concorda père Erche – dire no alla violenza e sì alla giustizia, ma anche non cedere al male. Il bene è sempre possibile”. L’appello fatto alle telecamere dalla madre e dalla sorella di Theo perché non si aggiunga violenza alla violenza è il “volto buono di questo quartiere. Avrebbero potuto chiedere vendetta, ma hanno capito che non era il caso. E nonostante il dolore, la pena e certamente la rabbia per quello che è successo a Theo, hanno chiesto di fermare ogni violenza”.