Fidei donum

Ricarichiamo l’orologio della storia missionaria

Non è tanto importante che la diocesi di Trento abbia qualcuno o qualcuna da inviare, ma che la Chiesa di Trento tutta sia missionaria; fidei donum non è un servizio, ma un’educazione alla missione…

Che cosa ha ancora da dire alla Chiesa di Trento l’esperienza ormai storica dei fidei donum, i preti diocesani inviati per essere missionari nel mondo, sulla scia dell’enciclica di Pio XII “Fidei Donum” scritta giusto sessant’anni fa (1957)? L’incontro dei missionari trentini in America Latina, che si è concluso il 6 febbraio scorso a Maceiò, nello Stato dell’Alagoas in Brasile, fa avvertire qualche segnale di stanchezza, forse più della Diocesi di Trento, che dei suoi sacerdoti partiti. E’ vero, la partecipazione non è stata esaltante. Il Centro missionario di Trento che promuove questo appuntamento ogni due anni ormai dal 1983 confidava su qualche presenza in più, e anche su questo si rifletterà in sede di verifica; ma i numeri – peraltro in linea con l’ultimo incontro di due anni fa, sempre a Maceiò – dicono poco. Soprattutto, nulla dicono dell’impegno che i nostri missionari – sacerdoti diocesani, ma anche religiosi e religiose, laici e laiche – continuano a profondere con entusiasmo, creatività e intelligenza tra i poveri, pur con il peso degli anni che si accumulano sulle spalle; nulla dicono dell’amore per la Chiesa di Trento che li ha inviati, che li fa soffrire quando vedono lentezze, fatiche, incomprensioni: perché nessuno di loro è partito come un navigatore solitario, ma si è mosso sempre per spirito ecclesiale.
Felici della presenza del vicario generale don Marco Saiani, hanno manifestato interesse per lo stile del nuovo vescovo Lauro, improntato alla collegialità nelle decisioni. L’entusiasmo di servire che hanno portato alle giovani Chiese, mettendosi a disposizione senza risparmio per lavorare nelle situazioni più drammatiche, li spinge oggi a difendere con forza quest’esperienza, di fronte a possibili ripensamenti o a un suo ridimensionamento, perché convinti che i fidei donum sono un fuoco per la Chiesa che li ha inviati, un bene collettivo che deve continuare ad avere diritto di accoglienza nella comunità di partenza, un valore da non perdere. L’hanno ribadito nel serrato confronto che li ha visti discutere dell’attualità della presenza dei fidei donum e soprattutto del futuro di questa significativa esperienza di Chiesa.
Ne riportiamo alcuni spunti: si valorizzino queste esperienze con un disegno, che conservi ciò che va lasciato e punti all’essenziale, possibilmente all’interno di un piano diocesano; si dia continuità, attraverso la ricerca di cammini nuovi (perché no, anche online); non è tanto importante che la diocesi di Trento abbia qualcuno o qualcuna da inviare, ma che la Chiesa di Trento tutta sia missionaria; fidei donum non è un servizio, ma un’educazione alla missione; non possiamo perdere quest’esperienza, che è un anello di congiunzione e di dialogo e arricchisce la Chiesa locale (a fronte di qualche caso di sacerdoti rientrati che hanno fatto fatica ad integrarsi, sentendosi poco capiti e accolti, vi sono significativi esempi di fidei donum che hanno potuto e saputo restituire la ricchezza della loro esperienza, venendo ad esempio impiegati in un settore delicato e vitale come quello della formazione dei candidati al sacerdozio…).
Sono molteplici i segni di vitalità dell’esperienza dei fidei donum che l’incontro di Maceiò consegna alla Chiesa di Trento. Non ultima, la lettera scritta come un atto d’amore alla comunità che li ha inviati e alla quale si sentono fortemente legati, con l’invito, rivolto a tutti, a sentirsi “di nuovo convocati ad uscire” – sulle strade delle nostre città, incontro alle situazioni di disagio personale e collettivo -, con la convinzione che “la Missione assume oggi nuovi volti, nuovi stili, nuovi destinatari” – l’odissea delle migrazioni, la fuga di milioni di minori non accompagnati, le situazioni che vedono il non riconoscimento del diritto di cittadinanza (dalla casa al lavoro…) – , e una richiesta: provare a “ricaricare insieme l’orologio della storia missionaria”. Nella ricorrenza di due anniversari densi di significativo – i 90 anni del Centro missionario, istituito nel settembre 1927, e i 60 anni dell’enciclica “Fidei donum”, è una proposta da non far cadere.

(*) inviato di Vita Trentina in Brasile