Quaresima
La celebrazione eucaristica nella seconda domenica di Quaresima (12 marzo). La Messa sarà un’occasione “per rendere il carcere maggiormente visibile e, attraverso la tv, accessibile”, rileva il vescovo, mons. Antonio Suetta. 245 i detenuti, per il 40% stranieri. All’interno dell’istituto penitenziario diverse le attività proposte; presente anche un laboratorio per la produzione di infissi
Sarà il carcere di Sanremo il “luogo simbolo della sofferenza umana” scelto per la diretta televisiva della Messa, su Rai 1, nella seconda domenica di Quaresima (12 marzo). A presiedere la celebrazione eucaristica, il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, a fianco del vicario generale, monsignor Alvise Lanteri, e del cappellano del carcere, don Alessio Antonelli.
La scelta del luogo è strettamente legata al tempo liturgico che la Chiesa sta vivendo: lo scorso anno, ad esempio, la diretta fu dal Centro oncologico di Aviano (Pordenone), mentre in passato le telecamere andarono nuovamente dietro le sbarre, nel penitenziario romano di Rebibbia. “Entrare in carcere, in Quaresima, è significativo – spiega padre Gianni Epifani dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei – perché è anche un luogo di conversione umana”. E, in particolare, a Sanremo “c’è una forte collaborazione tra il vescovo e il penitenziario”, osserva don Antonio Ammirati, che curerà la regia della Messa: in occasione del recente Giubileo della misericordia, proprio lì – accogliendo l’invito di papa Francesco – era stata aperta una Porta santa.
La Messa sarà un’occasione “per rendere il carcere maggiormente visibile e, attraverso la tv, accessibile”, rileva il vescovo, mons. Antonio Suetta. Peraltro, in questa domenica la diocesi si fa particolarmente prossima a chi vive nell’istituto di pena.
“Per una felicissima coincidenza – ricorda il presule – la Caritas diocesana, all’interno del programma di attività quaresimali, proprio domani organizza in tutte le parrocchie una raccolta di materiale per l’igiene personale da donare ai detenuti, gesto che viene ripetuto ogni anno in Quaresima come vicinanza e attenzione al carcere”.
E pure il Vangelo – che domenica proporrà l’episodio della trasfigurazione – sarà “una bella prospettiva in cui collocare la visione del carcere, sia per chi dall’esterno si affaccia, sia per chi lo vive all’interno”. “Chi sta fuori – riflette il vescovo – è chiamato a considerare tutti i temi della giustizia e della pena in una prospettiva più completa da un punto di vista umano e cristiano: non soltanto pena espiatoria ma soprattutto pena medicinale, e quindi rieducazione, reinserimento, accompagnamento”. Per i detenuti, invece, è un invito alla conversione: “Quando cambi tu, allora puoi cominciare a trasformare la realtà”. Mons. Suetta sottolinea poi l’attività che si svolge dietro le sbarre, con “un bel numero di volontari che va in carcere, impegnato dall’aiuto materiale ai colloqui, dall’accompagnamento dei detenuti al supporto di alcune attività”, mentre “un gruppo della Comunità Abbà periodicamente propone catechesi e preghiere”.
La casa di reclusione di Sanremo, aperta nel 1996, ospita al momento 245 detenuti, il 40% dei quali è straniero, su una capienza regolamentare di 209 posti. Significativa la presenza pastorale, animata dal cappellano don Alessio Antonelli, come pure l’impegno della direzione carceraria a renderlo luogo di rieducazione e non solo di detenzione. In tale direzione vanno le varie attività che vengono organizzate dietro le sbarre, dal corso di calcio a quello di orto-floricultura, dal disegno all’informatica e ai cineforum. E, per permettere ad alcuni detenuti di lavorare, è attivo un laboratorio per la produzione di infissi in alluminio e pvc, a cura della Cooperativa sociale Articolo 27 di Savona, nel quale operano 7 detenuti.