Migrazioni
Aumentano, per i richiedenti asilo, le difficoltà di accesso alla protezione internazionale, con più ostacoli e burocrazia che limitano l’accesso ai diritti e producono marginalità e precarietà. Lo denuncia il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, nel Rapporto annuale 2017, una fotografia aggiornata sulla condizione dei richiedenti asilo e rifugiati
Le persone sbarcate in Italia nel 2016 sono state 181.436, con 123.000 richieste di protezione internazionale presentate in Italia. Di queste, solo 23.822 sono state accolte nella rete Sprar (Servizio per richiedenti asilo e rifugiati), l’unico sistema di accoglienza in grado di garantire standard uniformi e supporto all’integrazione. Per gli altri aumentano le difficoltà di accesso alla protezione internazionale, con più ostacoli e burocrazia che limitano l’accesso ai diritti e producono marginalità e precarietà. “La probabilità di vedersi riconoscere la protezione internazionale nell’ultimo anno si è ridotta”, denuncia il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, che presenta oggi a Roma il Rapporto annuale 2017, una fotografia aggiornata sulla condizione dei richiedenti asilo e rifugiati. Presente all’incontro anche mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
Troppi ostacoli burocratici. Chi arriva in Italia, dopo aver sopportato il trauma della fuga e delle violenze, si trova “sempre più disorientato” da pratiche burocratiche sempre più complesse, con “procedure amministrative non uniformi”, evidenzia il Rapporto. Molti rischiano di essere quindi esclusi dalla possibilità di avere accesso all’asilo e all’accoglienza, andando ad ingrossare le fila degli emarginati dalla società. Tra le procedure che creano problemi, il volume cita l’introduzione dei codici fiscali provvisori, che ostacolano l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, quindi il diritto alle cure.
Lo scoglio dell’iscrizione anagrafica. “Uno dei primi scogli – rileva il Centro Astalli – è l’iscrizione anagrafica, che rappresenta uno dei presupposti necessari per avviare e proseguire qualsiasi percorso d’inclusione sociale”. Il riferimento è alla recente delibera varata dal Comune di Roma che avoca ai Municipi tutte le pratiche di iscrizione anagrafica dei senza dimora (compresi i migranti che vivono in alloggi irregolari, abusivi o in sub-affitto), finora svolte dalle associazioni di volontariato, tra cui il Centro Astalli. L'”indirizzo virtuale” consente infatti di avere accesso all’assistenza sociale, alle liste per l’assegnazione dell’edilizia pubblica, al rilascio della carta d’identità e altre certificazioni necessarie per ottenere il ricongiungimento familiare o la patente. “Dispiace prendere atto che a Roma la pubblica amministrazione abbia intrapreso un percorso di revisione del sistema di iscrizione anagrafica – afferma -, che rischia di escludere nel prossimo futuro molte più persone dall’effettivo esercizio del diritto di residenza”. Il Centro Astalli esprime “preoccupazione quando
ostacoli, burocratici e organizzativi, finiscono per allontanare coloro che avrebbero più urgenza di sentirsi inclusi e accolti”.
“Grave e pericolosa” la semplificazione dei ricorsi. Un altro elemento di preoccupazione per il Centro Astalli riguarda la procedura d’asilo: “Ci appare grave e pericolosa – sottolinea – l’accelerazione e la semplificazione dei ricorsi, a fronte di un diniego in prima istanza, che rischia di ridurre ulteriormente il numero delle persone che riescono a vedere riconosciuto il proprio diritto alla protezione”. Anche qui c’è un rimando all’attualità e al decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione sul quale verrà posta oggi la fiducia alla Camera, dopo l’approvazione in Senato, che trova estremamente critiche le associazioni che lavorano con i migranti. Nel pomeriggio si svolgerà infatti un sit-in davanti a Montecitorio.
Investire sull’integrazione. Durante il 2016 il Centro Astalli ha assistito 30.000 persone, di cui 15.000 a Roma, grazie ad una rete di 8 associazioni e 634 volontari. Sono state 909 le persone accolte nei centri, di cui 234 a Roma. Tra le persone accompagnate anche 502 vittime di tortura e violenza intenzionale. Anche qui la situazione è critica: “È aumentato il numero di migranti forzati che vivono in Italia da tempo e, ancora segnati da un equilibrio precario, sviluppano criticità patologiche conseguenti al fallimento del loro percorso di integrazione”. Lavoro e casa sono le richieste più pressanti di chi si rivolge ai loro centri, con bisogni sempre più grandi a cui si riesce a far fronte solo in parte. Il Centro Astalli chiede in proposito “una pianificazione organica e un investimento strategico per l’integrazione dei rifugiati, che veda l’impegno non occasionale di tutte le istituzioni competenti”. Sarebbe anche buono che la rete Sprar “diventi al più presto l’unico sistema di accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale”.
“Contesto avvelenato da messaggi d’odio”. Il Centro Astalli denuncia poi
un contesto sociale “avvelenato da messaggi di odio e discriminazione”
e la necessità di cambiare la narrazione sui rifugiati, raccontando invece “un’Europa accogliente, aperta, positiva e molto distante da quella che ci viene descritta dalla politica”. La scuola è il primo luogo di formazione delle coscienze per “prevenire sul nascere stereotipi e xenofobia”: in questo senso i due progetti “Finestre” e “Incontri” hanno coinvolto lo scorso anno 26.436 studenti in 14 province italiane. Positiva è anche la crescita della solidarietà (200 volontari in più rispetto allo scorso anno, più 17 giovani in servizio civile) e la crescente disponibilità degli istituti religiosi nell’accoglienza: a Roma 27 ordini religiosi partecipano al programma e altri 2 a Trento.