Fine vita

Biotestamento: campane a lutto

Oggi, purtroppo, assistiamo inermi a discussioni e a provvedimenti legislativi che non riguardano le vere esigenze della collettività, quest’ultima sempre più sofferente per la mancanza di lavoro e di adeguati Servizi socio-sanitari, un attivismo politico in gran parte teso verso questioni personali, come nel caso dei vitalizi d’oro, e di altre questioni che, di fatto, tutelano sparute minoranze e lobbies. Fa notizia, per i media nazionali, che alcuni parroci decidano di protestare contro l’ennesimo atto contro la vita…

Campane che suonano a lutto per manifestare contro il bio-testamento. È accaduto in alcuni paesi del Molise, da Carovilli a Pietrabbondante, un’idea decisamente originale, per far sentire la propria voce, per manifestare il proprio dissenso. L’iniziativa sembra abbia avuto origine da diversi parroci delle province di Isernia e Campobasso, ed è stata realizzata in segno di protesta contro il Decreto sul testamento biologico, nei giorni scorsi discusso ed approvato dalla Camera dei Deputati. Dopo le prime forme di protesta hanno aderito altri parroci che hanno suonato le campane allo stesso modo. Piccoli paesi ma un grande attaccamento alla dottrina e al magistero della Chiesa: Carovilli, Castropignano, Duronia, Pietrabbondante e Salcito.
“Questa iniziativa nasce per informare la comunità parrocchiale che nella società italiana – ha dichiarato nei giorni scorsi don Mario Fangio – si vuole introdurre un aiuto a morire e non a vivere e come contestazione al contenuto della legge. Il nostro appello è a ripensare il testo del ddl, modificandolo o bocciandolo”. Tempi rapidi di discussione ed approvazione celere dei decreti, un iter “stranamente” veloce quando si tratta di discutere provvedimenti che, di fatto, distruggono la “famiglia”, o quanto meno non la sostengono adeguatamente. Era già accaduto in occasione della legge sulle cosiddette unioni civili, anche in quel caso si era levata forte la voce di alcuni parroci. Le parrocchie in questione guardano dritto negli occhi il Potere e lo invitano a trattare con impegno e serietà le questioni che scottano e non vicende del tutto secondarie e, oltremodo, offensive della storia e della cultura della fede cristiana. La verità è che di cattolici in politica ne sono rimasti pochi e con essi è quasi del tutto scomparsa l’attenzione verso le fasce deboli con le politiche per la famiglia e l’assistenza sanitaria. Ritorna con forza l’attualità dell’invito di Paolo VI, prima, e di Giovanni Paolo II, dopo, rivolto a tutti i credenti, ad impegnarsi in politica per riscoprire le ragioni di un Servizio da svolgere con amore e dedizione verso il prossimo: “La politica è il più esigente servizio di carità”.
Oggi, purtroppo, assistiamo inermi a discussioni e a provvedimenti legislativi che non riguardano le vere esigenze della collettività, quest’ultima sempre più sofferente per la mancanza di lavoro e di adeguati Servizi socio-sanitari, un attivismo politico in gran parte teso verso questioni personali, come nel caso dei vitalizi d’oro, e di altre questioni che, di fatto, tutelano sparute minoranze e lobbies. Fa notizia, per i media nazionali, che alcuni parroci decidano di protestare contro l’ennesimo atto contro la vita: il bio-testamento, dove di bio (vita) non c’è assolutamente nulla; è la volontà politica del legislatore di decidere quando e come armare la mano che decide la fine dell’esistenza. Si dimentica evidentemente, o peggio si vuole ignorare, che tutti i battezzati sono chiamati a rispettare la vita, ad essere testimoni della fede, senza compromessi, senza accettare passivamente sconfitte o decisioni dichiaratamente in contrasto con il Magistero della Chiesa.

(*) direttore “Il Ponte” (Avellino)