Devozione
L’interrogativo di Papa Francesco a Fatima… Come a dire che non tutte le forme di devozione a Maria sono corrette e talvolta ci può essere il rischio di fraintendimenti e di esagerazioni. Non è solo il Santo Padre a porre questo tipo di interrogativo. Basta ancora una volta dare un semplice sguardo al magistero recente
“Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani”. Sono parole di Paolo VI ma citate da papa Francesco durante il suo recente viaggio apostolico a Fatima, lo scorso 12 maggio: “Dobbiamo riconoscere – continuava la citazione – il rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù e che apre a noi la via che conduce a Lui”. In un altro documento, molto rilevante per quanto riguarda la devozione mariana vale a dire l’enciclica Marialis Cultus (“Il culto mariano”), sempre Paolo VI aveva detto in modo molto chiaro: “La pietà della Chiesa verso la Vergine Maria è elemento intrinseco del culto cristiano”. Ciò in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, perché è Lui soltanto l’unico salvatore dell’umanità. Tuttavia l’unica mediazione del Redentore “non esclude bensì suscita nelle creature – così si esprime il Concilio Vaticano II – una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte”. E Maria è la creatura che coopera più strettamente all’opera redentrice di Cristo e con la sua materna carità si prende cura di tutti gli uomini fino a che non raggiungano la salvezza offerta dal suo Figlio.
Credo si debba partire da queste significative espressioni per valutare qualsiasi considerazione sulla devozione mariana e in particolare gli ultimi interventi di papa Francesco a Fatima. La prima affermazione da tenere ferma è che solo Cristo è il redentore dell’umanità. Subito dopo si deve però riconoscere che Maria ricopre un ruolo del tutto particolare, senza dubbio subordinato a quello del Figlio ma certamente di grande aiuto perché i credenti possano essere sostenuti nel cammino verso l’unico salvatore, Gesù Cristo. Se guardiamo alle parole e ai gesti di papa Francesco, non si può che leggervi questa duplice consapevolezza. Tutti ricordano il fatto che la sera della sua elezione a Pontefice egli abbia concluso il suo breve discorso invitando la gremita piazza di San Pietro a recitare un’Ave Maria. Un altro esempio tra i tantissimi: l’esortazione Evangelii Gaudium – che tra l’altro si conclude con una splendida preghiera alla Vergine, definita “stella della nuova evangelizzazione” – promuove particolarmente le forme di devozione popolare, tra le quali un posto di primo piano ricopre proprio il culto a Maria. Per papa Francesco quindi la devozione mariana assume senza alcun dubbio – sulla scia tracciata dai suoi predecessori – una grandissima rilevanza.
Ma “quale Maria?”, si è chiesto papa Francesco a Fatima. Come a dire che non tutte le forme di devozione a Maria sono corrette e talvolta ci può essere il rischio di fraintendimenti e di esagerazioni. Non è solo papa Francesco a porre questo tipo di interrogativo. Basta ancora una volta dare un semplice sguardo al magistero recente: “Sia evitata con ogni cura – ammoniva Paolo VI sempre nella Marialis cultus – qualunque esagerazione che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica”. Si tratta allora – tornando alle parole di papa Francesco a Fatima – di evitare con cura dunque ogni devozionalismo che rappresenti Maria come una “Signora irraggiungibile e quindi inimitabile” oppure come una sorta di “santino”, cui rivolgersi alla bisogna, “per ricevere dei favori a basso costo”. Così anche va rifuggita – ha detto ancora papa Francesco – un’immagine di Maria “abbozzata da sensibilità soggettive” che appare quasi “migliore di Cristo, visto come giudice spietato; più misericordiosa dell’Agnello immolato per noi”.
La strada per vivere in modo adeguato la devozione alla Madre di Dio e per decifrare il complesso mondo delle apparizioni mariane è chiaramente indicata dal Papa che definisce Maria “maestra di vita spirituale”, “benedetta per aver creduto”, “vergine del Vangelo”… Appunto, è la parola del suo figlio Gesù Cristo, cioè il suo Vangelo, che ci aiuta a comprendere a “quale Maria” rendere culto e conseguentemente a imitarla e fare quello che ha fatto lei: acconsentire e cooperare al progetto di bene verso l’umanità voluto da Dio. Perché, come dice Agostino, «onorare e non imitare altro non è che bugiarda adulazione».
(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)